Recensione: Stench Of Centuries

Di Matteo Bovio - 3 Giugno 2004 - 0:00
Stench Of Centuries
Band: Act Of Gods
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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75

Si sono rifatti vivi, con un meritatissimo contratto per la Osmose che gli ha permesso, prima della pubblicazione del full-lenght in questione, di ristampare il bellissimo demo Dies Irae: quando due anni fa scrissi in altra sede riguardo a questo demo, potei esprimermi solo in maniera entusiastica. In occasione di questo debutto posso riconfermare quasi integralmente la precedente versione. La Osmose in questi anni, andando a pescare testardamente nell’underground, ha preso a mio parere delle cantonate non indifferenti: nel caso degli Act Of Gods sembra invece che le mani dell’etichetta francese abbiano stretto la presa su una realtà molto promettente.

La furia prende qui la forma del Brutal Death più incazzato attualmente in circolazione, con ben pochi nomi a eguagliare i livelli raggiunti. Sicuramente i richiami sono più nella direzione della scuola d’Oltreoceano che non di quella europea. Per la precisione, gli Act Of Gods si rifanno parimenti al filone più contemporaneo del Brutal (Dillinger Excape Plan e Cephalic Carnage su tutti) e a quello più incazzoso, prestando la propria capacità tecnica al servizio della velocità e della potenza. Se dunque dalle ‘avanguardie’ riprendono l’isteria del riffing e la complessità del riffing, dalla scuola che risponde ai recenti Origin, Regurgitation o Immersed In Blood riprendono l’attitudine incazzata e la voglia di suonare iper-veloce.

Se in alcune parti il loro suono è inevitabilmente scontato, soprattutto quando si aggrappano con intransigente testardaggine ai canoni dell’estremo, vi sono diversi punti in cui riescono a spezzare gli schemi già sentiti e lanciarsi alla ricerca di soluzioni sicuramente curiose. Non nascondo che questo li ha portati a volte a prediligere l’approccio tecnico rispetto alla semplice appetibilità dei pezzi (ad esempio alcuni stacchi di “Scent Of A Burning Angel“); ma per la grandissima maggioranza di queste tracce il problema non si pone minimamente, e il gruppo coniuga perfettamente i due aspetti.

Non è secondaria neanche la produzione (in realtà già eccellente ai tempi del demo), che mette in luce la grande potenza del loro suono anche nelle parti più tirate, e che evidenzia il lavoro svolto dalle chitarre: la velocità d’esecuzione dei riff, unita alla scelta di suoni, lascia sbalorditi e increduli, essendo il frutto di un lavoro colossale sia in fase di composizione che di registrazione.
La simbiosi tra i due processi raggiunge i massimi livelli negli episodi più d’impatto e diretti, come può essere la sadica “Atheist Synthesis“, unica (breve) traccia in cui il cantato si sgancia dai canoni per toccare toni malvagi oltre che potenti. Così finisce il Cd (non la versione in vinile, che prevede una bonus track), con una sincera mazzata nelle palle.

Ovviamente quando ho implicitamente accennato a innovazioni e soluzioni particolari, l’ho fatto in riferimento alla chiusura tipica di una scena come quella Brutal. Il lavoro è ancorato in buona parte a schemi classici, dunque destinato a chi il genere lo mastica facilmente. Per gli estimatori del Death più violento, Stench Of Centuries non lascia spazio a critiche, se non per alcuni aspetti non troppo rilevanti come l’eccessiva monotematicità del cantante (che comunque rimedia abbondantemente servendoci una padellata di potenza dritta in faccia). Chiamarlo capolavoro sarebbe eccessivo, snobbarlo un vero e proprio crimine!
Matteo “TruzzKiller” Bovio

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