Recensione: Strange Beautiful Music

Di Marco Machera - 7 Luglio 2002 - 0:00
Strange Beautiful Music
Band: Joe Satriani
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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81

Ed ecco che il buon Joe si appresta a tornare sulle scene con questo “Strange Beautiful Music”, un valido disco che lo riporta ai vecchi fasti, che suona più ‘classico’ e decisamente ‘Satriani’. Il nostro ha infatti deciso di abbandonare (forse momentaneamente, chi lo sa) le stravaganze elettroniche che avevano caratterizzato lo sperimentale “Engines Of Creation” e si riporta su binari decisamente più consoni al suo stile. Ciò non vuol dire affatto che “SBM” è un disco nostalgico, composto esclusivamente da brani che ripescano a piene mani dal suo vecchio repertorio, anzi, Joe è riuscito ancora una volta a rinnovarsi e a sperimentare, conservando comunque, o riprendendo, quegli elementi che in passato lo hanno reso un chitarrista di fama internazionale.

La line – up è più o meno quella di sempre, con Jeff Campitelli alla batteria, Eric Cadieaux alle tastiere (e ai computer) e Matt Bissonette al basso (già su “The Extremist” e “Joe Satriani”), che in questo disco rileva il posto del fido Stuart Hamm.

L’opener “Oriental Melody” è accattivante, e, come dice il titolo, parecchio orientaleggiante. Il suono dell’Ibanez di Joe è grandioso, come sempre, ed il break centrale comprende un grande assolo che sfocia nella ripresa del tema prima, e in un’apertura brillante dopo. Superba anche la seguente “Belly Dancer”, song che ci riporta un pò con la mente ai tempi gloriosi di “Flying In A Blue Dream” e di “The Extremist”. Il brano vede come ospite Gregg Bissonette alla batteria, fratello di Matt. Anche “Starry Night” è un pezzo eccellente, una riuscitissima rock ballad dove anche il basso mai invadente dell’esperto Bissonette fa la sua parte. “Chords Of Life” è un’altra canzone stupenda, ma la vera sopresa arriva con “Mind Storm”: è il primo pezzo in cui Satriani usa una 7 corde. Il brano è potente, ma questo tipo di sound non sembra essere propriamente nelle sue ‘corde’ (battutaccia). Forse con il passare degli anni la situazione con queste 7 corde sarà migliore. Troviamo dunque la divertente cover di un lento anni ’50, “Sleep Walk”, dei fratelli Farina; il pezzo è suonato in compagnia di quel geniaccio di Robert Fripp, storica mente dei King Crimson. La prima parte dell’album, ottima, si chiude con la rockeggiante “New Last Jam”, avente un buon tiro e una fantastica prova di Satch. La seconda parte del disco (che reputo leggermente inferiore alla prima) inizia con “Mountain Song”, un buon pezzo caratterizzato da una melodia di chitarra che difficilmente si toglie dalla testa. Si prosegue con la lenta “What Brakes A Heart”, che alla fin fine non è nulla di speciale, e si passa per “Seven String”, altro brano in cui, ovviamente, Joe adotta la 7 corde. Il discorso è pressappoco lo stesso fatto per “Mind Storm”, infatti anche questa è una song molto potente e che avrà un grande impatto in versione live. “Hill Groove” è trascinante e veramente molto ‘bluesy’, un pezzo in cui tutta la band offre una prestazione sentita ed oltre gli schemi. Il trittico finale, composto da”The Journey” (gran bel rock sound), “The Traveler” e “You Saved My Life” (delicata ballad) chiudono bene l’album, ma non offrono particolari spunti rispetto alle altre composizioni presenti nella prima parte di “SBM”. Un ritorno eccellente, forse sminuito da alcune tracce non proprio all’altezza delle altre, ma che in fondo, si fanno ascoltare volentieri.

Tracklist:

    1.   Oriental Melody
    2.   Belly Dancer
    3.   Starry Night
    4.   Chords of Life
    5.   Mind Storm
    6.   Sleep Walk
    7.   New Last Jam
    8.   Mountain Song
    9.   What Breaks a Heart
   10.   Seven Strings
   11.   Hill Groove
   12.   The Journey
   13.   The Traveler
   14.   You Saved My Life

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