Recensione: Swinesong

Di Alessandro Calvi - 14 Ottobre 2015 - 9:30
Swinesong
Band: Malnatt
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2014
Nazione:
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72

Purtroppo è una triste circostanza quella che ci vede tornare a recensire un disco dei Malnatt. Sembra strano citare uno stato d’anime come la tristezza quando si parla di una delle band più ironiche del panorama metal italiano, eppure è così perché “SWinesong” è l’ultimo disco di Porz e soci. L’annuncio è ufficiale e a meno di cambi d’idea (che noi auspichiamo sinceramente), non ci saranno seguiti: i Malnatt finiscono qui. L’attività del Porz e degli altri musicisti non cesserà, continuando in altri progetti, ma siamo certi che non sarà più la stessa cosa.

Senza perderci in ulteriori indugi, andiamo ad ascoltare il canto del cigno del gruppo bolognese. E proprio il canto del cigno, in inglese swansong, è l’ispirazione per il titolo dell’album, che potremmo tradurre come “canto del porco”.
Dal Porz apprendiamo che il primo titolo pensato per il disco fu “La Pelle del Porco”, in riferimento al tema che unisce tutti i testi delle 15 canzoni dell’album: i tatuaggi che adornano proprio il corpo del frontman, così come 15 sono gli anni di attività dei Malnatt. Una sorta di concept-album, dunque, ma che si sviluppa come una antologia alquanto eclettica ed eterogenea. Ogni canzone trae origine da un argomento e da un motivo differente. Può raccontare una storia o essere una critica, spesso può essere entrambe le cose, o ancora solo una presa in giro.
Chi conosce i Malnatt da tempo, però, sa che spesso sono proprio le prese in giro quelle che nascondono più motivi di riflessione. Si ride, ma si pensa anche, e tanto, ascoltando i testi del Porz e “Swinesong” non intende cambiare questo stato di cose.
A livello di sound il discorso sull’eteronegeità dei brani si fa ancora più forte: il primo impatto è assolutamente spiazzante. Chi conosce i Die Apokalyptischen Reiter e ripensa ad alcuni dischi dei tedeschi come “Have a Nice Trip”, con il loro continuo saltare da un genere all’altro, forse può avere una parziale anticipazione di ciò che si troverà ad ascoltare quando schiaccerà il tasto PLAY. Ogni canzone differisce dall’altra per argomento, ma anche per approccio musicale: si va dal black all’heavy classico, ma si spazia anche nel rock italiano, nell’elettronica e nella musica folkloristica (quest’ultima da sempre marchio di fabbrica del combo bolognese).
Terminato il primo giro del CD nel lettore, io per primo, mi sono trovato un po’ frastornato da questa girandola di stili, musiche, sonorità differenti. Da una parte, più a livello intellettuale, riuscivo quasi fin da subito ad apprezzare il grande lavoro di composizione e arrangiamento; dall’altra, di pancia, faticavo a trovarvi un filo conduttore, qualcosa che unisse tutti i brani in qualcosa di unico e la grande differenza tra l’uno e l’altro tendeva a farmi piacere quelli più orecchiabili e a scartare gli altri.
In effetti “Swinesong” è un disco assolutamente cerebrale e la vena ironica che da sempre ha contraddistinto la band non deve farlo sottovalutare. Questo non è solo il “canto del porco”, ma è anche un viaggio a ritroso attraverso tutta la storia dei Malnatt, dagli esordi con “Perle per Porci” fino a “Principia Discordia”. Da un brano all’altro possiamo ritrovare le varie anime che hanno dato vita alla band in questi anni, con canzoni che ricordano più un periodo o più un altro, ma anche tracce che rappresentano il persistente bisogno di Porz e soci di innovarsi, sperimentare con nuovi stili e nuove sonorità, insomma non stare mai seduti sugli allori.
Una nota a margine, di assoluto apprezzamento, riguarda la presenza come guest-vocalist di Agghiastru su diversi brani. Il suo duettare di volta in volta con Porz e con Mort o con entrambi, dona ulteriore profondità e varietà ai pezzi. In particolare quelli che si basano principalmente sull’uso delle voci giovano particolarmente della sovrapposizione delle diverse linee vocali, con splendidi risultati.

Per concludere, “Swinesong” è un disco che a un primo ascolto può lasciare un po’ interdetti e può, perfino, apparire alle orecchie dell’ascoltatore come un coacervo di vecchi pezzi buttati insieme alla belle e meglio solo per pubblicare un nuovo/ultimo album. Ascolto dopo ascolto, però, il CD cresce sempre più e riesce a svelarsi chiaramente per quello che è: una sorta di antologia musicale della storia della band, un bignami di tutto quanto sono stati i Malnatt e, forse, avrebbero potuto diventare in futuro, un concentrato di tutta la suinità del gruppo bolognese e in particolare del Porz.
Pubblicare un disco così per dire addio ai propri fan è davvero un atto crudele, perché ci mostra dei musicisti ancora nel pieno della forma, pieni di idee e di voglia di sperimentare e crescere. Ci rendiamo conto che questa spinta a creare e a sperimentare non si esaurirà qui, ma che troverà altre strade in vari nuovi progetti e gruppi, ma non possiamo che augurarci che il Porz cambi idea e che “Swinesong” non sia, davvero, il canto del porco.

Alex “Engash-Krul” Calvi

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