Recensione: Symphony of Glory

Di Leonardo Arci - 14 Settembre 2005 - 0:00
Symphony of Glory
Band: Gaia Epicus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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60

Seconda uscita per questi quattro musicisti norvegesi dediti al più classico e convenzionale power metal di fattura piuttosto datata, si sente lontano un kilometro che questa band è cresciuta a pane e happy metal, e questa constatazione non deve necessariamente essere considerata come un aspetto negativo, a condizione, tuttavia, che si abbia sufficiente personalità e discreta creatività per offrire un prodotto che possa ritagliarsi un proprio spazio nella miriade di uscite che affollano un genere ormai saturo come il power metal. I Gaia Epicus continuano imperterriti lungo la strada tracciata dal loro precedente lavoro, Satrap, riproponendo composizioni molto veloci e melodiche, dal songwriting piuttosto lineare ed unidirezionale, sulla scia di quanto già proposto da mostri sacri quali Gamma Ray, Helloween e Stratovarius. Persino la voce del frontman (Thomas C. Hansen, nomen docet!) risulta impostata sullo stile del ben più noto storico singer di Helloween prima e Gamma Ray poi, sua maestà Kai Hansen, stessa approssimazione dietro il microfono ma carisma e personalità decisamente incomparabili.

L’apertura è affidata a Time and Space (tralascio volutamente l’immancabile intro della durata di pochi secondi), una cavalcata metallica in up tempo che poggia su un uso direi ossessivo della doppia cassa, particolarmente utilizzata nel refrain centrale, piuttosto melodico ed orecchiabile ma un tantino insipido e con poco mordente. La successiva Miracles non si discosta musicalmente dalla prima traccia, si tratta di una power metal song molto dinamica e melodica che si lascia ascoltare ma senza destare grande curiosità, se escludiamo la parte centrale dove viene inserito un intermezzo reggae (sì, avete capito bene!), subito opportunamente strozzato da un assolo di chitarra del valido Joakim Kjelstad. Nota di demerito va alla prova del frontman, nel refrain centrale sembra quasi non riuscire a gestire pienamente la propria voce, e questo è un peccato perché la canzone tutto sommato non dispiaceva affatto.

Il lavoro continua con Seize the Day, traccia articolata che si sviluppa su ritmiche e linee melodiche che lasciano un retrogusto di già sentito; la prova del singer qui si fa più convincente, se non altro non si dimostra in difficoltà come nella traccia precedente. La composizione ad ogni modo risulta essere fresca e convincente, in tipico happy metal style, decisamente la migliore finora. Hand of hate presenta un ritmo molto cadenzato, si tratta di un up tempo molto ortodosso che mi ha ricordato nella sezione ritmica e in alcune linee vocali Heavy Metal Universe dei Gamma Ray. Nonostante tali peculiarità, la canzone scorre via senza grossi sussulti ed in una sostanziale indifferenza. La successiva Wings of Freedom è a mio giudizio, e mi dispiace affermarlo, una traccia decisamente inutile, compatta ma piatta, dal chorus vagamente helloween oriented ma che non brilla per originalità né per senso melodico, la parte strumentale a metà canzone registra un tentativo della band di cambiare più volte i ritmi ma non riuscendo a colpire l’ascoltatore in quanto a creatività, sebbene dal punto di vista della perizia tecnica la band si assesti su buoni livelli. Spanish Eyes è un mid tempo d’impatto, accattivante e vagamente sognante il refrain, buoni gli innesti delle backing vocals (affidati a Jan Thore Grefstad dei connazionali Highland Glory) che supportano il frontman riuscendo a conferire alla traccia una coralità che rende la canzone più compatta ed eseguita senza la minima sbavatura.

No Release è una composizizone piuttosto dinamica all’insegna della doppia cassa nella quale la band riesce a dare prova della propria bravura (mai messa in discussione, tranne qualche appunto doverosamente rivolto al singer), la canzone è potenzialmente tra le migliori del lotto, finalmente viene dato il giusto risalto agli intrecci di basso, strumento penalizzato a mio avviso nelle altre tracce. Tuttavia il chorus scialbo e poco incisivo, ripetuto fino alla nausea, penalizza oltre modo questo pezzo dalle grandi potenzialità espresse solo in parte. E’ la volta di Chamber of Secrets, composizione strumentale che si sviluppa su un costante e grezzo riffing in stile Rage sul quale si intrecciano assoli di chitarra solista iperveloci in puro speed/thrash metal. Buona la prova del batterista, il ritmo che imprime alla traccia è incessante e l’esecuzione che fornisce è varia e personale. Be Thy Cross My Victory è una della tracce più eterogenee e valide contenute in questo cd: la canzone parte con un’introduzione di tastiere subito interrotta da un potente riff di chitarra che dà il via ad una prova generale della band finalmente pienamente convincente. Il refrain è molto veloce e melodico al contempo, con frasi recitate in latino, e la prova del singer non lascia spazio a critiche, riuscendo a fugare i residui dubbi che mi attanagliavano sulle sue effettive capacità tecniche. Nella parte centrale troviamo una piacevole novità, la partecipazione di Isabell Oversveen con la sua incantevole ed eterea voce, un esempio di come questa gruppo abbia creatività e potenzialità nel songwriting purtroppo poco espresse in questo lavoro. La conclusiva Symphony of Glory sembra continuare sulla via della sperimentazione inaugurata dalla precedente traccia: nulla di innovativo, per carità, però se non altro si registra un tentativo piuttosto riuscito di affrancarsi dai canoni tipici del power metal a favore di elementi prog come ad esempio il particolare uso della chitarra ritmica o certe linee di basso nella parte centrale della traccia.

In conclusione, si tratta di un lavoro ben eseguito da musicisti in grado di padroneggiare gli strumenti con buona perizia tecnica e ben prodotto (se escludiamo le parti di basso, spesso in secondo piano e penalizzato rispetto agli altri strumenti). Il voto tuttavia risente della scarsa originalità mostrata da questa band, ancora legata ad un certo tipo di sonorità senz’altro valide, ma che non offre nulla di innovativo che giustifichi l’acquisto. Se siete amanti del power di matrice teutonica e digerite tutto ciò che presenti deterimante caratteristiche, allora apprezzerete sicuramente questo lavoro, ma se avete voglia di ascoltare bands con un minimo di creatività e di coraggio, allora rivolgete la vostra attenzione altrove.

Leonardo “kowal80” Arci

Tracklist:

1. Welcome (intro)
2. Time and space
3. Miracles
4. Seize the day
5. Hand of fate
6. Wings of freedom
7. Spanish eyes
8. No release?
9. Chamber of secrets
10. Be thy cross my victory
11. Symphony of glory

Band:

Thomas C. Hansen – vocals, guitar
Joakim Kjelstad – guitar
Yngve Hanssen – bass
Mikael Duna – drums

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