Recensione: Ten Hatred Degrees

Di Nicola Furlan - 14 Dicembre 2008 - 0:00
Ten Hatred Degrees
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Anno: 2008
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“Ten Hatred Degrees” è il debutto dei friulani Rumors of Gehenna, nuova scommessa di un mercato discografico che nel Nord Est sembra aver trovato una fonte di produzioni interessanti e di potenziale successo. Assieme a Tystnaden, Elvenking, Sinestesia e Raintime, il gruppo udinese rappresenta quanto di più promettente si possa trovare sul suolo friulano. La band aveva già dato prova di possedere mezzi e abilità quando, nel 2006, registrò l’omonimo EP di debutto contenente tre brani presenti anche in questo “Ten Hatred Degrees”. Fu forse Seven, vero gioiellino di thrash melodico, a colpire i più e a permettere al gruppo di aprire per i Testament in una delle date che i californiani hanno tenuto un anno fa nel triveneto. Da quel momento l’orizzonte si è aperto e la band, ricca di entusiasmo e forte del contratto discografico con la WormHoleDeath, ha partorito altri sette pezzi che, assemblati ai precedenti, hanno dato alla luce questo full length.

“Ten Hatred Degrees” è un lavoro discreto, nulla di straordinario o innovativo, bensì un thrash metal ricco di elementi classici del death metal melodico stile Gothenburg: come potete dunque immaginare, gli stilemi con cui la band nutre la propria personalità non sono poi molti. Il songwriting ruota attorno a tutti quei cardini stilistici che hanno fatto la storia del genere. Il sound, oltre a richiamare alla mente i grandi maestri, su tutti gli At the Gates, si attesta corposo e scivola verso quell’attitudine thrash che, mescolandosi ai comparti -core, ha dato vita a band come Killswitch Engage piuttosto che Hatebreed. Il risultato è quindi un sound che oscilla tra lo stile In Flames e quello delle band succitate. C’è da evidenziare che l’attitudine thrash è molto marcata rispetto a quella death e ancor più relativamente a quella -core, e tale ingrediente rappresenta l’essenza principale di “Ten Hatred Degrees” oltre che della personalità della band stessa. Tutti i brani, esclusa qualche eccezione (My Hourglass Never Fails e la valida Seven), propongono lo stesso sound, stimolano gli stessi istinti e, sebbene convincenti, alla lunga creano un mood un po’ statico, privo cioè refrain vincenti in grado di sostenere una release di significativo spessore. Come già accennato, i musicisti dimostrano di saperci fare, sopratutto in merito alle convincenti sezioni ritmiche, vero fiore all’occhiello con cui la band si presenta al grande pubblico europeo. Nota di merito al batterista Lucio Maurigh, autore di una prestazione tecnicamente distinta nonché abile nel proporre alcuni filler tanto imprevedibili quanto accattivanti.

“Ten Hatred Degrees” ha il solo limite di non proporre nulla di nuovo e di allinearsi alle produzioni facenti capo a un genere ormai molto inflazionato e già digerito da tempo. È altresì vero che questo è un disco davvero ben suonato, ben interpretato da un gruppo preparato e determinato nel cercar di mettere in mostra idee e intenti. La produzione guadagna alla band un altro attestato di merito; il missaggio è avvenuto negli Studio 73 per mano del capace Riccardo ‘Paso’ Pasini, già al lavoro con band del calibro di BeerBong, Ephel Duath, Handful of Hate, Extrema. Qualcosa di più in termini di fantasia avrebbe di certo permesso al combo nostrano un più ampio apprezzamento e il riconoscimento di quella qualità innovatrice che permette di emergere dall’infinito mare delle produzioni discografiche di questo genere. Fiduciosi nella prossima release, pronti a supportare l’ennesima realtà italiana di un underground sempre più florido e ricco di aspettative, auguriamo ancora una volta: buon lavoro!

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Nicola Furlan

01 First Hatred Degree
02 Dead Slaves
03 Eternal Flames
04 Detoxication
05 Human
06 My Hourglass Never Fails
07 Seven
08 Interrnal Slaughtering
09 November 31st A.C.
10 Last Violence

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