Recensione: Terminal World Perspective

Di Emanuele Calderone - 28 Febbraio 2011 - 0:00
Terminal World Perspective
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Anno: 2007
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83

A dir poco fenomenali. I lettori potrebbero chiedersi perché cominciare una recensione così, la risposta è semplice: i Control Human Delete sono una delle migliori realtà black/industrial emerse dalla scena mondiale negli ultimi anni.

Nati a Enschede, Olanda, nel 2001, questi cinque ragazzi hanno fatto propria la lezione dei grandi maestri del genere, Dodheimsgard in primis, rielaborandola in chiave personale, unica.
Ciò che nasce degli sforzi compiuti è “Terminal World Perspective”, primo full-length del gruppo, dato alle stampe nel 2007, sotto l’ala protettrice della nostrana Code666 (casa discografica, tra gli altri, di Negura Bunget, Fen e Void of Silence).
Musicalmente ci troviamo al cospetto di un prodotto maturo, dotato di un fascino magnetico, che sa ammaliare come poche altre uscite.
Una base di stampo tipicamente black metal fa da scheletro alle composizioni, ciascuna delle quali viene adornata da folli divagazioni elettroniche, che contribuiscono alla creazione di visioni fredde e sintetiche.
Il risultato è straniante: il disco trasmette sensazioni di claustrofobia e pura pazzia, derivanti da pezzi piuttosto articolati per quanto concerne la struttura. Questi si dischiudono col passare del tempo, garantendo oltretutto una certa longevità all’opera.

Ascoltare tale platter significa compiere un lungo, lunghissimo viaggio (oltre 70 minuti) tra riff malati e distorti fino all’esasperazione, una drum-machine che disegna ritmiche martellanti e imprendibili e, non ultima, una voce, quella di Rien Oortgieseen, che si attesta su tonalità abrasive, a tal punto di risultare addirittura eccessiva in più di un passaggio.
Naturalmente questo non è un album per tutti, né tanto meno vuole esserlo e si sente. Si percepisce infatti sempre vivo un forte ermetismo, che si evince dalla continua sperimentazione di nuove sonorità. Ciò si traduce, inevitabilmente, anche in un rifiuto della forma-canzone, preferendo dei brani dall’evoluzione mai sicura, scontata. Niente paura però, “Terminal World Perspective” riesce a non essere sconclusionato o raffazzonato, grazie a un songwriting raffinato.
Esemplificativa di tutte queste caratteristiche è “Sin Tide Manufacturing”, introdotta da una lunghissima sezione elettronica, che esplode poi in una vera mazzata bm. Le minime variazioni a livello melodico rintracciabili all’interno della track, ne rendono l’ascolto assai ostico.
Ulteriore conferma ci è data da “Transpherium”, che rievoca gli Ulver più devoti al verbo dell’ambient (quelli, per intenderci, della trilogia del silenzio). Ancora una volta un sound artificiale fa da contorno ad atmosfere glaciali, sebbene in tal caso appaiano più calme, rilassate.
Chiaramente non mancano i pezzi più “canonici”, ugualmente affascinanti: ecco dunque che ci si ritrova travolti dall’impeto di “Protocol of Systematic Belief”, che ci ricorda che i CHD non rinnegano, né dimenticano, le proprie radici estreme.
Come esplicitato in precedenza, i suoni sui quali è caduta la decisione risultano di grande importanza per la riuscita del lavoro. La scelta ricade su toni sintetici, che conferiscono al tutto un’aria ancora più malsana e rarefatta.

Cosa dire poi della prestazione sfoderata dal quintetto? Il combo si dimostra perfettamente capace di fronteggiare con la giusta consapevolezza dei propri mezzi anche gli episodi più complessi ed elaborati, con una facilità quasi spiazzante. Questo influisce, come è normale che sia, sul buon esito del cd stesso.

Siamo pertanto giunti alla conclusione. Lo dicevamo prima: questo non è un prodotto indirizzato a tutti gli ascoltatori, ma solo a una ristretta nicchia della vasta popolazione metal. Se saprete affrontare quest’opera con la adeguata apertura mentale e se sarete ben predisposti alle influenze e alle contaminazioni più varie, troverete qui pane per i vostri denti.
Per ora il nostro giudizio non può che attestarsi ampiamente sopra la sufficienza, sperando che gli Olandesi tornino al più presto su un mercato discografico che, oggi più che mai, ha bisogno di uscite di qualità così elevata.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Eclipse
02- Protocol of Systematic Belief
03- The Creation of Equivalence Principle
04- Spectrum of Divine Nature
05- Transpherium
06- Operation Genesis Reprise
07- Sin Tide Manufacturing
08- Global Storm Element
09- Absolution

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