Recensione: The 13th Apostle

Di Gaetano Loffredo - 2 Maggio 2008 - 0:00
The 13th Apostle
Band: S.I.N.
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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70

Artist Service e Musicbuymail stanno operando in maniera egregia, non è la prima volta che ne parliamo e, arrivati a questo punto, sento di poter affermare che non sarà neanche l’ultima. The 13th Apostle è la terza freccia che spunta dalla faretra dei S.I.N., scoccata dopo l’esordio Somewhere Into Nowhere del 2003 e dopo tre anni da Equilibrium, disco del 2005. Il quintetto tedesco/norvegese ha raggiunto un livello di maturità tale da consentirgli di affrontare nel migliore dei modi la nuova avventura; ha osato chiamando in soccorso diversi ospiti e ha poi pensato di esagerare preparando un concept piuttosto insidioso, quello che racconta la storia di un fantomatico tredicesimo apostolo.

Già, una delle tante versioni sulla vita e la morte del figlio di Dio che la Chiesa, naturalmente, non contempla. I S.I.N., una volta messe a punto le idee di base, si sono affidati alla scrittrice tedesca Ana Kugli, e ciò che ne esce fuori è una transazione apocrifa che gira attorno alla figura di Julian, il tredicesimo apostolo, personaggio interpretato da un Patrick Simonsen in grande spolvero.

The 13th Apostle, piccolo appunto per chi già conosceva la band, è il disco più pesante dei tre, il più heavy per così dire, anche se la propensione melodica è quella di sempre. Alla voce già presentata del norvegese Patrick Simonsen, nel ruolo di Julian, si affiancano quella di Carsten ‘Lizard’ Schulz (Roger Staffelbach, ex-Domain, Evidence One) nel ruolo di Gesù, quella di Renee Walker (Renee Walker Band) nel ruolo di Junia e quella di Conie Andreszka (Cabal, Circle Of Pain, Crystal Ball) nel ruolo di Giuda.
Le tredici tracce sono perfettamente collegate l’una con l’altra, parlo dei testi consequenziali ma anche di una scaletta ben strutturata, purtroppo non manca qualche passaggio a vuoto. L’abilità dei S.I.N. sta nel riuscire a staccare i momenti pesanti da quelli più leggeri, e ce ne sono diversi, quindi non ci si affida soltanto al propedeutico riffone di chitarra elettrica (Signs Of Doubt non ammette contaminazioni) ma ci si diverte sconfinando nel mondo acustico (Junia’s Eyes e la ballata Sealed With A Kiss), si punta sulla leggerezza del gioco di pianoforte e tastiere per poi ripartire con più convinzione: Failure e The 13th Apostle perseguono l’idea di totalità delle soluzioni messe in campo, siano esse hard rock o metal, ma sinfonia e melodia sempre e comunque davanti a tutto il resto.

I S.I.N. sono andati sul sicuro. Nessun tipo di sperimentazione o di innovazione che possano avallare quella libertà artistica che oggi manca a molti (quasi tutti) ma, nonostante non si debba parlare di “profluvio” creativo, il risultato è all’altezza delle attese. Il disco manca un po’ di verve, di dinamismo, ma è piacevole da ascoltare e dotato di un concept che incuriosirà. Non griderete al miracolo, giusto per restare in tema, ma ci si può accontentare.

Gaetano Loffredo

Tracklist:
01.Prelude
02.Signs Of Doubt
03.Awakening
04.Junia’s Eyes
05.Chosen Are Few
06.In Your Darkest Hour
07.The Faithful Offer
08.Sealed With A Kiss
09.Tears Of Gethsemane
10.Failure
11.For Eterniry And Beyond
12.His 13th Apostle
13.Circuit

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