Recensione: The Autumn Offering
Chiamatelo melodic death metal, metalcore, deathcore; ma quando si ha a che fare con lo stesso, dirompente effetto di una cannonata da obice non si può che lasciare da parte le definizioni e godersi lo spettacolo. Come nel caso dei The Autumn Offering, combo nordamericano che fa della terremotante potenza sonora la propria arma da battaglia.
L’album omonimo, appena uscito, è il quinto episodio di una carriera iniziata nel 1999; contrassegnata quindi da una più che buona continuità produttiva e, di conseguenza, dall’acquisizione di una non indifferente dose d’esperienza.
Tutto ciò è una condizione necessaria ma non sufficiente, se si vuole evitare la trappola consistente nello scrivere canzoni senza capo né coda. Ecco allora che entra in gioco la misteriosa abilità nel comporre le note in maniera armoniosa – anche per il più estremo dei generi – così da dar seguito a dei brani sia omogenei fra loro, sia diversi per singola personalità. Ora, il quintetto di Daytona Beach non ha certo inventato l’acqua calda; però quel che fa, lo fa bene. Soprattutto miscelare abilmente melodia e brutalità, esercizio comune fra le band che praticano il genere *-core, dando la luce a un sound violentissimo, pulito, ordinato e, spesso, accattivante.
Si passa con disinvoltura dalle spaventose sfuriate dei blast-beats di “Hessian Blade” ai ritornelli catchy di “Fed To The Lions” senza che si ravvisino forzature o che si generi il caos. Il terremoto sonoro prodotto dal suono degli statunitensi non trova facilmente riscontro, in giro. Si può fare un paragone con i tedeschi Heaven Shall Burn di “Invictus”, altra gente iper-vitaminizzata, ma gli ottimi inserti di tastiera presenti nelle varie tracce di “The Autumn Offering”, unitamente ai numerosi chorus cantati in clean, rendono il groove meno spigoloso e più accessibile. Non per niente, la prestazione di Matt McChesney è completa come poche: growling da «Viaggio al centro della terra», screaming scellerato e cleaning di pregevole fattura sono qualità che non sempre si trovano a braccetto fra loro. Forse è proprio questo il valore aggiunto dei Nostri, che per il resto picchiano come fabbri con la precisione di un cronometro svizzero senza (non si può aver tutto dalla vita …) possedere il classico «qualcosa in più». Malgrado ciò, la coppia di chitarristi – riff dopo riff – erige un muro di suono compatto come il marmo mediante un approccio aggressivo e tipico del death old school (ma anche del thrash: “Hessian Blade”) comprendente, pure, fini ceselli fatti in punta di dita; Carl Bensley fa tuonare le quattro corde del basso formando con Brian Sculley una poderosissima e riottosa sezione ritmica.
Nel mood che permea le undici song del platter si può anche assaporare un tono tetro e malinconico (“Exhale The Locusts”), che s’innesta a emozioni anche meno dimesse. Per citare i pezzi che si avvicinano maggiormente al death melodico, “Fed To The Lions”, appunto, “Viral” e “Among Wolves”; che appagheranno, solo nei refrain, le vostre voglie di morbidezza.
Davvero un buonissimo lavoro, “The Autumn Offering”. La commistione fra più sottogeneri del metal estremo è riuscita, dando così vita a un pregevole connubio – grazie alla consistenza delle canzoni – fra cadenza e impetuosità. Un’opera che, a parer mio, emerge decisamente dalle semi-infinite proposte *-core che intasano, oggi, la scena degli Stati Uniti e, soprattutto, del mercato internazionale.
Daniele “dani66” D’Adamo
Discutine sul forum nel topic relativo!
Track-list:
1. Cotton Shooter 0:34
2. Synapse 2:53
3. Born Dead 3:55
4. Exhale The Locusts 4:00
5. Fed To The Lions 4:27
6. Hessian Blade 3:24
7. Death Mask 3:30
8. Viral 3:15
9. Among Wolves 2:55
10. Bloodlust 4:01
11. Myriad Black 4:01
Line-up:
Matt McChesney – Vocals
Tommy Church – Guitars
Jesse Nunn – Guitars
Carl Bensley – Bass
Brian Sculley – Drums