Recensione: The Awakening

Di Arianna Govoni - 17 Marzo 2023 - 9:45
The Awakening
Band: Kamelot
Etichetta: Napalm Records
Genere: Symphonic 
Anno: 2023
Nazione:
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75

A distanza di ben cinque anni dalla precedente release in studio, “The Shadow Theory” (2018), i maestri del symphonic metal Kamelot tornano sulle scene, pronti a donarci una nuova gemma da aggiungere alla loro già ricca discografia.

The Awakening’, tredicesimo lavoro in studio della band capitanata da Thomas Youngblood, ha il dolce sapore della tradizione, sapientemente amalgamato con il nuovo sound dalla vena più sinfonica e progressive che contraddistingue la band da almeno un decennio.

Questo mix, quasi alchemico, esplode prepotentemente nel corso delle 13 tracce proposte, a partire dall’overture iniziale, degno successore  del brano strumentale “Ministrium (Shadow Key)” con il quale si chiudeva la precedente release.

La continuità e la tradizione sono il perno centrale della nuova opera di Thomas Youngblood e soci, che ruota e pesca a piene mani dai classici iconici delle vecchie produzioni, dalle tinte più power e ricche di ritornelli dell’era capitanata dall’ex frontmant Roy Khan, come chiaramente si denota nel singolo “One More Flag In The Ground”, dal tipico sound che caratterizza la band, coadiuvato da cori imperiosi, un ritmo incalzante e la chitarra tagliente di Youngblood a farla da padrone con due assoli di altissimo livello.

L’alchimia tra i vari membri della band ha raggiunto ormai livelli di affiatamento tangibili e la consapevolezza di sapere perfettamente la direzione artistica da intraprendere ha dato a tutti una marcia in più, chiaramente percepibile in tutte le tracce proposte.

Da evidenziare il brano cardine dell’album, “Opus Of The Night (Ghost Requiem)”, che grazie ad un Karevik ispiratissimo sia alla voce che al song writing, ha dato nuova linfa vitale alla bellissima “Ghost Opera”, brano del 2007, riprendendone la storia e le tematiche, accompagnato al violoncello dalla bravissima Tina Guo, ospite speciale presente anche nel successivo brano “Midsummer’s Eve”, dove spicca la duttilità calda e soave di Karevik.

Degna di menzione speciale anche “NightSky”, dove si nota ancora una volta il grande ausilio dei cori ad accompagnare la voce, sempre impeccabile, del cantante svedese in un mix perfettamente riuscito di epicità e sapiente uso degli assoli da parte di Youngblood, che gioca un ruolo predominante in tutta la produzione di questo “The Awakening”.

Arrivati a circa metà dell’album lo stesso sale di intensità con brani come “The Looking Glass” e “New Babylon”; Il primo, da ritenere tra i più riusciti dell’intero lotto, è un mix ben congeniato di emozione e drammaticità in ogni sua nota, suonato alla perfezione e con Karevik altamente ispirato. Ad accompagnare, i bellissimi riff di chitarra di Youngblood che si fondono con quelli delle tastiere di Oliver Palotai, creando un mix esplosivo.

Il secondo, invece, trasuda epicità in ogni sua molecola, con una prima parte corale incisiva e battagliera, seguita da una sezione più cantata, intervallata dal ritornello in coro e dalla voce di Simone Simons (Epica) a contrasto con le Growl vocals di Melissa Bonny (Ad Infinitum, The Dark Side Of The Moon) ad impreziosire un sound roccioso e imponente.

Segue a spezzare il ritmo e rifiatare la seconda ballad dell’album “Willow”, dove l’incredibile duttilità della voce di Tommy Karevik, calda, delicata e soave, ricorda il miglior Roy Khan del periodo di The Black Halo.

Dopo aver ripreso fiato per un istante, si riparte con “My Pantheon (Forevermore)” e la strumentale “Ephemera”, bellissima outro sinfonica dai toni epici cinematografici, ricca di cori e tastiere, la degna conclusione per un viaggio sonoro che terrà incollato l’ascoltatore per circa 52 minuti tutti da godere.

Il sound dei Kamelot è un marchio di fabbrica che lo rende da subito riconoscibile, ciò nonostante riesce continuamente a rinnovarsi e trovare freschezza ad ogni release e questo “The Awakening” ne è la conferma.

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