Recensione: The Bitter End of Old

Di Alessandro Rinaldi - 30 Novembre 2022 - 4:11

I Corpus Christii sono una band di Lisbona attiva dal lontano 1998 con ben otto album all’attivo; ma dal 2015 stabilizzano la line up con l’ingresso di Goat (basso e chitarre), che andrà a far compagnia a Nocturnus Horrendus, valido polistrumentista e voce del gruppo. Una band certamente non prolifica a livello di full length, ma che fa sentire spesso il suo nome in giro, avendo partecipato a qualche split e avendo pubblicato cinque EP.

L’ottimo Delusion, del 2017 è stato il loro ultimo lavoro e, a distanza di cinque anni, i lusitani si riaffacciano sulla scena black metal. Iniziamo col dire che i Corpus Christii propongono una musica che strizza l’occhio al passato, ebbra di satanismo e venature depressive e misantrope, proprie dell’inizio della seconda ondata del black metal.

L’artwork di The Bitter End Of Old, è davvero molto accattivante, un degno manifesto del passato e del presente della band: un disegno che sembra una xilografia di stampo medievale, con un’immagine centrale antropomorfa che tiene in mano una falce, il cui corpo ricorda il Cristo della passione, con un volto Lovercraftiano al centro di un paesaggio a dir poco apocalittico, tra fulmini e fuoco.

Amargura è una intro musicale spettrale, che ruota attorno ad un arpeggio molto lento, cupo e intenso, che spiana la strada a The Predominance che, al contrario, ha un drumming e un ritmo incalzante, selvaggio e primordiale. Unearthly Forgotten Memory segue il sentiero tracciato dal precedente brano, mentre Fragmented Chaos Disharmony ci riporta indietro nel tempo con un meraviglioso riffone dal sapore trash anni ’80 attorno al quale si sviluppa la canzone con la consueta dose di oscurità dei Corpus Christii. Delle nude chitarre graffianti aprono From Here To Nothing un pezzo veloce e possente che marcia deciso verso una seconda parte del disco più corposa. Behind The Shadow apre con un ottimo quanto orecchiabile giro di basso che “segna” la canzone. To The End To The Void è il momento più alto, quello che ci porta indietro nel tempo, con blast beat e tremolo in evidenza e le melodie strazianti di Nocturnus Horrendus. For I Am All, riporta la band su sonorità più trash con sfumature black; chiude Heinous, la canzone più death dell’album, che si muove agevolmente tra diversi cambi di tempo.

The Bitter End Of Old suona black metal, con tutte le caratterizzanti del caso, dal tremolo picking al blast beat, passando attraverso lo screaming di Nocturnus Horrendus. Un black metal che ha lo sguardo verso il passato tenendo però il piede in due staffe: da una parte quella del thrash e dall’altra quella del death metal; probabilmente è questo il tallone d’Achille di The Bitter end Of Old, un album solido e compatto, che pecca della decisione che gli impedisce di volare, perché i migliori passaggi dei Corpus Christii, sono proprio quelli più black.

Un ottimo ritorno su cui ha puntato parecchio anche la casa discografica rilasciando un interessante packaging che, oltre al cd, propone un bellissimo tris di vinili – uno classico e due colorati.

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