Recensione: The Black Winter

Di Daniele D'Adamo - 27 Maggio 2022 - 0:00
The Black Winter
Band: Darkened
Genere: Death 
Anno: 2022
Nazione:
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74

Con l’avvento di Internet le distanze si sono, di fatto, azzerate. Pertanto, non è affatto raro che ci siano band composte da musicisti sparsi per il Mondo.

Come i Darkened, la cui line-up consta di elementi provenienti dalla Svezia, dal Regno Unito e dal Canada. La loro nascita risale al 2018 ma in un lasso di tempo relativamente breve si è rimpolpata via via una discografia che, oggi, è di tutto rispetto. Due singoli, due EP e due full-length, il secondo dei quali e quello in esame, “The Black Winter”, dimostrano, infatti, che i Nostri, seppur lontani fra loro, alla fin fine stanno (virtualmente) bene insieme.

Certo, sotto sotto si sente la mancanza di quell’invisibile feeling che lega assieme coloro che mischiano sudore, idee e passioni sviluppatisi dopo ore e ore passate in sala prove o in qualche garage. Cementando così, in un’unica entità, le menti di più persone. Tuttavia, almeno in questo caso, si tratta più di una leggera sensazione a pelle, invece che di una constatazione prettamente razionale. Con ciò, dando ai Nostri gli onori, per così dire, di un risultato ottenibile – almeno a parere di chi scrive – solo e soltanto con la prossimità fisica degli interpreti.

I quali sciorinano death metal puro, classico, scevro da imbastardimenti vari, legato strettamente ai dettami fondamentali del genere. Per il quale non si può nemmeno parlare di vecchia scuola. Death metal e basta, insomma. Fatto bene, come si deve, con tutte le componenti al loro posto.

Partendo dal growling di Gord Olson, calibrato perfettamente per la bisogna. Niente di trascendentale ma esattamente quello che ci vuole per trascinare con forza e sicurezza un sound possente, potente, invero articolato, che brilla di mille riflessi oscuri (‘Regret’). La formazione internazionale evita di disperdere energie nello sviluppo di trovate innovative per elaborare quanto più possibile uno stile che resti, sempre e comunque, nell’ambito del ridetto death metal e basta. Hempa Brynolfsson e Linus Nirbrant cuciono riff granitici, segaossa, in grado cioè di alimentare un tappeto ritmico spesso, pesante, in cui predomina il grigio (‘Flayed’). Oltre a ciò, il duo si cimenta in numerosi disegni melodici eseguiti sia con gli assoli, sia con inaspettati ricami armoniosi che contribuiscono, e non poco, a tratteggiare il mood del disco (cfr.: la riuscitissima suite ‘Fearful Quandary’).

Umore non eccessivamente tetro come ci si potrebbe aspettare, bensì venato di emozioni soffuse che si nascondono fra le tracce, come, per esempio, il brevissimo incipit ambient di ‘Black Winter’, in cui compaiono anche brevi inserti creati dal sintetizzatore. Giusto per creare un’atmosfera tangibile, un po’ soffocante, fredda ma non troppo. Che sa anche di chiuso senza però presentare sentori ormai triti e ritriti di putrefazione, marcio, decomposizione e via dicendo. Un tentativo riuscito, questo, discendente dalla voglia di ritagliare un qualcosa che sia riconducibile al combo tri-nazionale. Un marchio di fabbrica, per dirla breve.

Anche le canzoni non sono male. Strettamente adese alla struttura di base concepita dalle menti di Olson & Co., rivelano, ognuna, una propria anima, una propria identità. La ridetta intenzione di diversificare quanto più possibile l’ortodossia del death metal, rimanendone nei limiti stilistici, dà luogo a un insieme di song piacevoli da ascoltare. Sia perché scorrono con fluidità, sia perché celano piccoli tesori da scoprire a poco a poco, a mano a mano che si susseguono i passaggi (p.e.: ‘Swallowed by the World’).

“The Black Winter” non rivoluzionerà l’enciclopedia metallica purtuttavia lascia ai posteri un’idea di death metal che, nel turbinìo contaminativo moderno, si trova in giro sempre più con inusitata rarità.

Daniele “dani66” D’Adamo

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