Recensione: The blow of furious winds…

Di Claudio Casero - 7 Febbraio 2006 - 0:00
The blow of furious winds…
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Anno: 2005
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85

Gli Hortus Animae sono un gruppo formatosi nel 1997, con l’idea di creare qualcosa che testimoniasse la loro passione per il metal estremo e al tempo stesso che prendesse spunto anche da altre numerose ispirazioni in ambito musicale. Il risultato può essere descritto come un mix tra black metal, prog rock anni ’70 e gothic metal, un sound quindi che denota una grande personalità fino ad arrivare al punto di poter definire il sound della band come “Hortus metal”.
Dopo numerosi cambi di line-up gli Hortus Animae giungono finalmente ad un nucleo stabile composto da Martyr Lucifer (basso e voce), Grom (batteria e growl), Bless (tastiera e voce), Hypnos (chitarra) e Amon 418 (chitarra e synth).

Ma veniamo alla musica: dopo un album di debutto intitolato “Waltzing Mephisto” pubblicato nel 2003, lavoro che ha avuto un discreto responso sia dalla stampa che dal pubblico, gli Hortus Animae giungono alla loro seconda fatica con questo “The blow of furious winds…” prodotto dalla greca Sleatzy Rider Records.
L’album in questione testimonia la crescita musicale della band in tutto proponendoci un completo panorama di quello che il gruppo è capace di fare.
Brani squisitamente black come “Furious winds – Locusts” attirano l’attenzione dei fan più estremi grazie alle atmosfere cupe e al tempo stesso potenti che vengono magistralmente realizzate grazie ad un sapiente uso delle tastiere che riescono a creare suoni affascinanti senza essere mai ovvie od esasperate; la voce è pressoché perfetta riuscendo a conferire maggior potenza ed incisività alla canzone.
Con “The mud and the blood – Funeral nation” ci spostiamo verso un death metal alla Dark Tranquillity ricco di melodia e carico di energia caratterizzato da vere e proprie cavalcate di doppia cassa e chitarra a cui vengono accostati dei suoni di tastiera gothic che aumentano senza dubbio l’originalità del brano.
“The heartfelt murder” e “The virgin whore” sono invece maggiormente puntati verso un gothic metal che fa dell’atmosfera claustrofobica il suo punto di forza grazie a ad una voce che riesce ad essere sussurrata e particolarmente malvagia per poi esplodere in un cantato pulito ma molto potente che ricorda alla lontana i Depeche Mode pur mantenendo gli stili metal.
Discorso leggermente differente deve essere fatto per “In adoration of the weeping skies”, brano che fa della melodia il suo punto focale grazie ad un suono di pianoforte che accompagna tutti gli altri strumenti; molto bello risulta essere il contrasto tra il sound altamente melodico della parte musicale e lo scream del cantante che presagisce l’arrivo di una catastrofe imminente; qua e là infatti troviamo degli attacchi sonori notevoli in tipico stile black metal che arrivano inaspettati ai nostri padiglioni auricolari come delle sonore mazzate.
Davvero stupenda è “A gothic ghost – The death of all beauty”, canzone squisitamente gothic con alcuni riferimenti sonori al prog anni ’70; il brano in questione sembra ammantato da un velo di incredibile tristezza che accompagna per tutta la sua durata una voce calda ma al tempo stesso disperata. L’inserimento di suoni di violini aiutano a creare un’atmosfera antica che raggiunge il proprio apice in un crescendo di innaturali emozioni create da una tastiera fantastica che riesce a far sognare.
Il mix tra i vari generi raggiunge la sua migliore espressione in “The fairy Feller’s master-stroke – Nevermore” in cui un suono di tastiera che ricorda quello di un clavicembalo accostato ad uno scream potente ma al tempo stesso carico di melodia. Quella in questione altro non è che una cover di The fairy Feller’s master-stroke” e “Nevermore” dei Queen stravolta e rivisitata in maniera da diventare quasi irriconoscibile eccezion fatta per il ritornello e per il finale.

Questo “The blow of furious winds…” è quindi la prova che gli Hortus Animae sono un gruppo davvero valido in tutte le sue sfaccettature; il sound della band, vario e mai noioso o scontato, rende il tutto ancora più affascinante e accattivante. Pur non avendo inventato nulla di particolare ci troviamo dinnanzi ad una ventata di aria nuova che potrà interessare soprattutto a coloro che apprezzano il gothic sinfonico che non rispecchia i cliché triti e ritriti del genere. Il cd può destare interesse anche agli ascoltatori che amano il black meno violento e maggiormente melodico.

TRACKLIST
1. Furious winds – Locusts
2. The mud and the blood – Funeral nation
3. The heartfelt murder
4. The virgin whore
5. In adoration of the weeping skies
6. Across the sea of pain
7. Bible black
8. A gothic ghost – The death of all beauty
9. Garden of fairies
10. The fairy Feller’s master-stroke – Nevermore*
11. Summoning of the muse*
(*) Bonus tracks

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