Recensione: The Clans Have United

Di Paolo Beretta - 30 Gennaio 2008 - 0:00
The Clans Have United
Band: Skiltron
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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75

Spiazzato. Completamente. Quando un mio amico mi ha fatto sentire di sfuggita, e successivamente prestato, l’esordio discografico degli Skiltron a tutto avrei pensato tranne che tale formazione potesse provenire dalla lontana Argentina. Niente cantato in spagnolo e sonorità solari e festaiole. Questa formazione che consta tra i suoi strumentisti suonatori di mandolino, viola, flauto e cornamusa è dedita ad un folk metal metallico con influenze riconducibili anche al power minimale del passato. A tratti possono ricordare Skyclad, Elvenking e Mago de Oz ma nel complesso sono sufficientemente originali nella loro proposta. La produzione è volutamente grezza e sporca in simbiosi sia con le semplici liriche che esaltano il coraggio in battaglia che con il power metal vecchia scuola ben riesumato dalle chitarre gemelle.  
La tracklist consta di una decina di tracce che non superano mai i 5 minuti ad eccezione della lunga suite finale “Across The Centuries” che vede i vari strumentisti dare il loro prezioso contributo in una traccia piacevole per le melodie e cambi di ritmo che la costellano.

Una caratteristica essenziale degli Skiltron è quella di riuscire a dare il giusto spazio ai singoli strumenti in ogni traccia. Ne è un lampante esempio l’inizio del disco con la cornamusa di Pablo Allen in primo piano pronta ad arricchire l’incalzante up tempo “By Sword And Shield” nel quale facciamo la conoscenza della ruvida e passionale voce di Valdez. Il flauto (Spinelli) è subito pronto a ribattere prendendosi il giusto spazio nel crescendo “Sixteen Years After“, mentre nell’aggressiva ed ottusa “This Crusade” è tempo invece di esaltare la viola. La chitarra del leader Suoto, senza razzismo strumentale di sorta, dialoga in riusciti solos con gli altri elementi che, così facendo, non si calpestano i piedi a vicenda. Dopo un riuscito intermezzo acustico (“Rising Soul“) si procede a grandi passi verso la metà del disco. Il sentito sussurrato di Diego in “Pagan Pride“, accompagnato dal dolcissimo tappeto sonoro della chitarra acustica, è pura estasi per le nostre orecchie e l’ingresso del riff ci esalta con il sentito bridge in crescendo. Subito dopo siamo al cospetto di un brano indiscutibilmente metallico come “Stirling Bridge” il quale vede l’alternanza di arpeggi, giri di basso di Marty e cambi di tempo ben eseguiti dal batterista Fornes capace di rilanciare con maggiore forza il brano grazie a ripartenze formidabili. Una menzione particolare la merita l’allegra marcia “Coming From The West“, suggellata dal prezioso contributo del mandolino. 

Ci troviamo al cospetto di un prodotto sicuramente meritevole che, per quanto sia di facilissima assimilazione e sia quindi esposto al pericolo del rapido declino, risulta essere gradevolissimo grazie all’innesto, quasi sempre azzeccato, di flauto, viola, mandolino e cornamusa. Un power metal di base con tanti intermezzi folk di sicuro impatto e cori-inno che è un reale piacere cantare. 45 minuti estremamente piacevoli per un esordio con i fiocchi, con la speranza che sappiano diversificare un po’ la loro proposta nel futuro. 

Paolo “FIVIC” Beretta

Tracklist:
1.Tartan’s March
2.By Sword and Shield
3.Sixteen Years After
4.This Crusade
5.Rising Soul
6.Pagan Pride
7.Stirling Bridge
8.Gathering the Clans
9.Coming from the West
10.Across The Centuries

Line Up:
Diego Spinelli – Flauto
Diego Valdez – Voce
Emilio Souto – Chitarra, Mandolino
Fernando Marty – Basso
Juan Jose Fornes – Chitarra
Matias Pena – Batteria
Pablo Allen – Cornamusa

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