Recensione: The Crown Of Winter

Di Giuseppe Abazia - 28 Ottobre 2009 - 0:00
The Crown Of Winter
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
90

Ci sono voluti ben sei anni, ma finalmente The Crown Of Winter, nuovo disco dei Forest Stream, è qui; autori, nel 2003, del capolavoro Tears Of Mortal Solitude, negli anni a seguire le notizie sul loro conto si fecero sempre più scarse (tranne che per un’apparizione su di un tributo ai Katatonia e qualche concerto perlopiù in Russia, loro patria), tanto da far temere che il loro straordinario full-length di debutto non avrebbe più avuto un seguito. Fortunatamente così non è stato: di nuovo attivi in sede live fin dal 2007, i Forest Stream hanno di recente suggellato il loro ritorno sulle scene con un album la cui eccezionalità ripaga pienamente la sua lunga gestazione. Nel periodo che separa The Crown Of Winter dal suo predecessore, inoltre, due nuovi membri sono entrati a far parte della line-up, che dunque ora vede il batterista Kir e il bassista Tyrant Moloch affiancare il cantante (e, un tempo, anche batterista e tastierista) Sonm The Darkest, i chitarristi Wizard Omin e Berserk, e la tastierista (e, un tempo, batterista) Elhella.

Ma prima di analizzare ciò che la loro ultima fatica ha da offrirci, facciamo un passo indietro a Tears Of Mortal Solitude. Acclamato dalla critica specializzata e tuttora ricordato come gioiello nascosto del doom metal, il primo album dei Forest Stream spiccava per la sua personalità decisa, per il suo stile raffinato, e per il suo incredibile livello qualitativo; pregi rari, specialmente per una band al suo esordio discografico. Forte di melodie etremamente evocative e malinconiche (merito di un tappeto di tastiere onnipresente, ma mai invadente), di strutture compositive articolate, e di una performance vocale impeccabile (comprendente growl, scream, e pulito), Tears Of Mortal Solitude non faticò ad imporsi come vera pietra miliare della storia recente del doom metal. E’ chiaro, quindi, che The Crown Of Winter si trovava a dover raccogliere un’importante eredità, e d’altra parte sarebbe stato facile bissare il successo con una pedissequa ripetizione di una formula tanto apprezzata, ma non è questo il caso: i Forest Stream stupiscono ancora, ma lo fanno attraverso il rinnovamento e la sperimentazione.

Sia ben chiaro che non si tratta di eccessivi stravolgimenti, ma piuttosto di novità da inquadrare entro lo stile ben consolidato, e già di per sè originale, della band. Laddove Tears Of Mortal Solitude manteneva sempre un equilibrio piuttosto solido fra melodia e aggressività, The Crown Of Winter spinge sull’acceleratore di entrambe le componenti: ossia, il nuovo platter si lascia andare tanto in esplorazioni d’atmosfera più dilatate e articolate, quanto in bordate di velocità e brutalità non dissimili da ciò che proponevano gli Emperor nella seconda metà della loro carriera, raccogliendo dunque un’influenza black metal solo accennata nel precedente album. Il risultato è un brillante ibrido fra black sinfonico e doom, mediato dalla particolare sensibilità e dalla notevole maestria di cui i Forest Stream si avvalgono per plasmare le loro canzoni.

La componente più lenta e melodica è evidenziata da un utilizzo molto maggiore – rispetto al passato – di voce pulita, che sorprende per l’agilità con cui è in grado di passare da interpretazioni più profonde e sofferte a tonalità più epiche e solenni; le sezioni più violente e up-tempo, invece, poggiano su di una batteria incalzante, perfetta sia nei blastbeat che nei fill più complessi, e su di un lavoro chitarristico estremamente curato sia nel suo comparto ritmico, la cui potenza è ben esaltata dalla pulizia della produzione, che in quello solista. Vere protagoniste di tanta complessità, però, sono le tastiere, capaci di tessere trame sempre coinvolgenti (spesso duettando con le chitarre) e di condurre il sound dei Forest Stream sui diversi lidi delle numerose sfaccettature del loro songwriting, occupando – a seconda della necessità – il ruolo di accompagnamento d’atmosfera o di elemento trainante della musica. Ottimo anche il basso, che ha modo di spiccare principalmente durante i passaggi più dimessi come essenziale supporto delle melodie.
Le diverse anime dei Forest Stream non viaggiano su binari paralleli, ma si rincorrono e si incontrano continuamente, così da dar vita a canzoni lunghe e molto elaborate, che senza colpo ferire mutano tempo e atmosfera: ogni fraseggio è perfettamente raccordato, ogni cambio di registro è minuziosamente calibrato, così che si passi con naturalezza dalla malinconia alla maestosità, dalla delicatezza all’aggressività. La voce, dal canto suo, è in grado di sottolineare al meglio ogni frangente grazie a una duttilità che le consente di eccellere in ognuno degli stili da essa proposti, distinguendosi tanto per l’espressività dell’esecuzione pulita, quanto per la trascinante ferocia del growl e dello scream.
Così come in Tears Of Mortal Solitude, anche in The Crown Of Winter c’è da constatare un’impeccabile continuità qualitativa, che rende l’ascolto sempre interessante grazie alla sua varietà e la sua poliedricità.

Insomma, l’attesa è stata lunga, ma il risultato finale dimostra che ne è valsa completamente la pena: The Crown Of Winter, al pari del suo predecessore, è un capolavoro, e mette in luce le straordinarie capacità di un gruppo che, nel giro di soli due album, è stato in grado di imporsi per gli elevatissimi standard della propria proposta. Eleganza, potenza, melodia, complessità, eclettismo: i Forest Stream racchiudono tutte queste caratteristiche, e con The Crown Of Winter firmano una delle migliori uscite di metal estremo del 2009.

Giuseppe Abazia

Discutine sul forum nel topic relativo!

Tracklist:

01 – Feral Magic (Intro) (02:19)
02 – The Crown Of Winter (11:44)
03 – Mired (09:27) (myspace)
04 – Bless You To Die (07:38) (myspace)
05 – Autumn Dancers (08:40) (myspace)
06 – The Seventh Symphony Of… (09:05)
07 – The Beautiful Nature (09:24)
08 – My Awakening Dreamland (Outro) (01:38)

Ultimi album di Forest Stream