Recensione: The God Thing

Di Daniele Partisani - 25 Gennaio 2006 - 0:00
The God Thing
Band: Vanden Plas
Etichetta:
Genere:
Anno: 1997
Nazione:
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82

Correva l’anno 1997 e il panorama progressive mondiale era in gran fermento, grazie anche al continuo affermarsi di nuove band che, in forza degli insegnamenti dei capostipiti del genere, sfornavano valanghe di prodotti con la vana speranza di poter emulare, anche solo in parte, le gesta dei grandi padroni del settore.

In quell’anno i Vanden Plas, piccola band tedesca di Kaiserslautern, con alle spalle un discreto full length d’esordio e un acoustic EP decisamente bello e raffinato, forti di un contratto discografico di spessore con una delle maggiori label in campo metal, giungono al loro secondo lavoro in studio.

Resta pressoché inutile sottolineare quanto fossero alte le attese, quelle stesse attese che si sarebbero dovute tramutare in una concreta possibilità, per poter finalmente calcare i palchi più importanti d’Europa e del mondo. Certo, un conto era avere delle speranze e un altro era credere che queste si sarebbero effettivamente realizzate: andò così.

The God Thing ebbe un risalto non indifferente in ambito prog e le elevate qualità del prodotto gli permisero di affiancare i nomi più prestigiosi, riservando ai cinque ragazzi di Kaiserslautern un posto più che meritato nell’olimpo del metal.

Di seguito mi limiterò ad analizzare i tratti più significativi del sopracitato (anche se è veramente difficile, visto l’elevato livello di tutte e quante le tracce) perché un’analisi più approfondita si rivelerebbe superflua, in quanto mi porterebbe inevitabilmente ad un decantante parere forse poco appropriato in questa sede, poiché troppo personale.

Un’intro decisamente impari e preparatore, che si protrae per poco meno di tre minuti, sfuma lentamente lasciando il posto ad una intensa pioggia autunnale, contornata da tuoni che da lontano fanno presagire l’inizio di qualcosa di inquietante; Rainmaker è uno degli episodi più belli e interessanti dell’intero lavoro. Ritmica trascinante a livelli estremi, ottime parti strumentali e assolo da urlo, fanno da sfondo, se così si può dire, ad un cantato eccellente sia per quello che concerne la melodia, che per la particolare timbrica della voce di Andy Kuntz. Un brano che nella sua totalità presenta ciò che racchiude l’intero il cd, il tutto supportato da una produzione che, così limpida e cristallina, non si sentiva dai tempi di Awake dei Dream Theater.

Finito il temporale, in pochi attimi l’atmosfera si fa soave, delicata e mentre Günter Werno ammalia l’ascoltatore con un fraseggio di pianoforte traboccante di sentimento, Kuntz inizia a tessere incantevoli melodie che soltanto pochi minuti più tardi si ripeteranno su sfondi completamente differenti, colmi di sensazioni contrastanti che, nel tempo, invano si rincorrono. Il finale, inutile dirlo, è un devastante e ciclico riff di chitarra e batteria genialmente eseguito dai fratelli Lill, coadiuvati dall’incalzante basso di Torsten Reichert.

Episodi ancor più prog li troviamo all’interno di We’re Not God e Salt In My Wounds, brani sapientemente intricati e eseguiti con perizia tecnica che oserei definire quasi chirurgica e forse lievemente ostentata dal combo tedesco.

Questo lavoro non è altro che un ulteriore passo in avanti dopo Colour Temple che servirà alla band tedesca per gettare le basi per i successivi Far Off Grace e Beyond Daylight, capolavori di indubbia bellezza.

In definitiva, un signor cd che a dispetto di quanto si potesse ben sperare ha decisamente arricchito e impreziosito un genere che col tempo sembrava essersi un pò appiattito. E’ pertanto consigliato un ascolto a chi ancora non avesse potuto beneficiare di cotanta arte musicale; e per chi come me fosse già da tempo un grande fan dei Vanden Plas, una rispolveratina a The God Thing non farà sicuramente male, anzi…

Track list:

1. Fire Blossom
2. Rainmaker
3. Garden Of Stones
4. In You: I Believe
5. Day I Die
6. Crown Of Thorns
7. We’re Not God
8. Salt In My Wounds
9. You Fly

Line up:

Andy Kuntz – vocals
Stephan Lill – guitars
Günter Werno – keyboards
Andreas Lill – drums
Torsten Reichert – bass

Discografia:

Colour Temple
1994 Inside Out Music

AcCult
1996 Inside Out Music

The God Thing
1997 Inside Out Music

Far Off Grace
1999 Inside Out Music

Spirit Of Live
2000 Inside Out Music

Beyond Daylight
2002 Inside Out Music

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