Recensione: The House of Atreus Act I & Act II

Di Stefano Ricetti - 25 Maggio 2016 - 8:46
The House of Atreus Act I & Act II
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2016
Nazione:
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87

In occasione dell’uscita della nuova deluxe edition delle ristampe di The House of Atreus Act I & Act II dei Virgin Steele da parte dell’etichetta Spv, vale la pena “rispolverare”  buona parte del contenuto delle recensioni uscite su queste stesse pagine anni fa da parte di alcuni colleghi, quando gli album in oggetto videro la luce come inediti a tutti gli effetti.

Va subito sgombrato il campo dal dubbio che attanaglia qualsiasi tipo di release VS negli ultimi tempi: il lussuoso cartonato contenente tre Cd NON presenta alcuna bonus track. Il primo dischetto ottico ricalca fedelmente quanto uscito nel 1999, il secondo riflette la prima parte dell’Atreus II del 2000 e il terzo non è altro che la seconda parte con in più, in fondo, tutto l’Ep Magick Fire Music del 2000.

Dal punto di vista del packaging, veramente accattivante, la confezione Spv si sviluppa su quattro facciate apribili, con la prima ove alloggia il booklet di ben ventiquattro pagine con tutti i testi, foto e la sinossi degli stessi Atreus.       

Per molti considerati l’ultima accooppiata ove i “Virgin Steele facevano i Virgin Steele”, i due Atreus – insieme con l’Ep Magick Fire Music – per lo scrivente accolgono al proprio interno capitoli che vanno a classificarsi fra i migliori dell’intera carriera di David DeFeis e soci ma anche e fra le gemme assolute della Storia dell’Epic Metal. Intendo brani come The Wine of Violence e A Token of my Hatred, ove la magnificenza eroica degli Steeler tocca vette altissime, così come in When the Legends Die e Gate of Kings (Acoustic Version) si celebra il perfetto connubio fra la violenza dell’Acciaio e la melodia di classe.

A seguire le recensioni tratte dal passato di Truemetal.       

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

The House of Atreus Act. I

PRELUDIO

In attesa di ascoltare il nuovo capolavoro firmato Virgin Steele vi racconto un po’ la storia narrata nella tragedia. Tutto inizia quando Tantalo, potentissimo re della Lidia (o Frigia),che era molto amico degli Dei, un giorno invitò i Numi ad un banchetto a casa sua, uccise suo figlio Pelope e lo offrì agli Dei per esperimentarne l’onniscienza. Per questo Tantalo fu maledetto e la sua casa condannata ad ospitare per l’eternità ogni tipo di violenza, che si riverserà anche sui discendenti.

Da qui inizia la tragedia narrata in “The House of Atreus”, scritta da Eschilo nel 458 a.C. e presentata come una trilogia di tragedie con il nome di Orestea. Le tre tragedie sono l’Agamennone, le Coefore e le Eumenidi.

Nell’ Agamennone è rappresentato l’assassinio di re Argo, per mano della moglie Clitemestra, al suo ritorno dalla guerra di Troia; nelle Coefore Oreste, figlio di Agamennone, vendica l’assassinio del padre uccidendo la madre Clitemestra e l’amante suo Egisto; nelle Eumenidi e’ rappresentato il dramma di Oreste perseguitato dalle Erinni, le dee della vendetta, le quali sono però infine placate da Atena, dopo che un tribunale ateniese ha assolto il giovane matricida, riconoscendogli almeno tante giustificazioni quante colpe.

Segue il sommario dell’Agamennone.

L’Agamennone si apre con l’annuncio della caduta di Troia, trasmesso dalla Troade fino ad Argo per mezzo di una lunga catena di fuochi accesi sulle montagne. Clitemestra, la moglie del condottiero greco, ha atteso questo giorno per dieci anni, ma non per amore del marito, come cerca di far credere al Coro degli Argivi, ma per vendicare l’uccisione della figlia Ifigenia, sacrificata in Aulide da Agamennone per avere i venti favorevoli alla navigazione della flotta greca verso Troia. Dopo che un messaggero ha annunciato l’arrivo in porto delle navi greche reduci da Troia, Agamennone giunge ad Argo insieme con Cassandra, la profetessa figlia di Priamo, diventata sua schiava e concubina. Il Coro degli Argivi accoglie il sovrano con parole di devozione; anche Clitemestra dà il benvenuto al marito con espressioni che suonano di grande affetto e ammirazione per l’impresa compiuta, ma che qua e là tradiscono un’ambiguità che nasconde sentimenti ben diversi. Agamennone ringrazia dell’accoglienza ed entra nella reggia, dopo aver raccomandato alla moglie di accogliere benevolmente Cassandra. La profetessa troiana resta fuori da sola con il Coro e, invasata da Apollo, in un delirio profetico ha la visione dei delitti spaventosi che hanno già sconvolto la casa degli Atridi e della tragedia che sta per abbattersi su Agamennone e su lei stessa; ma sa che non può opporsi al destino ed entra nella reggia invocando un vendicatore. Poco dopo si odono nel palazzo le grida di Agamennone colpito a morte da Clitemestra; la regina appare quindi sulla porta e dichiara apertamente al Coro degli Argivi di avere ucciso il marito, e insieme con lui la sua concubina Cassandra, per vendicare la propria figlia Ifigenia e il proprio onore offeso. Il Coro le rimprovera la ferocia e il tradimento e minaccia un’insurrezione popolare; ma si fa avanti con i suoi sgherri Egisto, l’amante e complice di Clitemestra, e prende possesso della città insieme con la regina.

INTERLUDIO

Non stavo più nella pelle, ma finalmente è arrivato nelle mie manine…

Cosa dire… Ormai se ne sono dette talmente tante… Devo confessare che questo disco me lo sentivo già rimbombare nella testa ancora prima di averlo ascoltato. Significa che me lo aspettavo così, almeno nella sua visione d’insieme.

Non che non sia riuscito a sorprendermi…

Come ho già avuto modo di dirvi, la storia è tratta, abbastanza fedelmente (e questa è, forse, l’unica pecca dell’opera) dalla trilogia di tragedie di Eschilo, l’Orestea. In particolare in questo primo atto della Casa di Atreo si fa riferimento agli accadimenti narrati nella prima delle tre tragedie, l’Agamennone.

Metal-Opera, così come lo era stata Streets dei grandi Savatage. La concezione e, di conseguenza, la realizzazione sono diversi. Nel lavoro dei VS l’attenzione è sul mito, sulla epicità che il soggetto offre più di qualunque altro.

Forse in “Invictus”, così come nei due “Marriage…” o in “Noble Savage” avevamo già avuto un assaggio della svolta verso il lirismo istrionico ed epico, ma la teatralità dell’azione, ricreata in maniera eccezionale, la porta a livelli quasi sublimi.

L’atmosfera continua ad essere ricca di Pathos, ma il tutto è narrato con uno spirito romantico, nell’inconfondibile stile VS, e le parti sono recitate con trasporto tanto da rendere l’azione quasi visibile, molto più di quanto avveniva in “Invictus” con Endymion.

Le tastiere di DeFeis volano a incorniciare momenti di cupa tristezza, come la profezia di Cassandra, di vendicativa passione, come “Agony and Shame”, di freddo trionfo… Perché si tratta sempre e comunque di una tragedia, e non c’è un pezzo su 22 che lasci dimenticarlo.

La magia che solo i cantori greci sapevano confezionare è mantenuta, un perfetto concentrato di tragedia ed epicità, grazie ad accorgimenti che personalmente ho ammirato molto, come la perfetta interpretazione corale degli Argivi (Elders, il consiglio degli anziani della città di Argo), oppure il motivo di apertura della magnifica “Agony and Shame”, che ricorre per tutto il disco, e affonda le radici in “Invictus”…

Per quanto mi riguarda Atreus Act.I si immerge nell’estasi: è forse la prima volta che noto con grande piacere il raggiungimento di un sound cercato da tanto tempo, almeno a detta del suo creatore, l’aedo David DeFeis.

Mauro “Windseeker” Gelsomini,  7 marzo 2002.

 

The House of Atreus Act. II

Con questo “House of Atreus – Act II” i Virgin Steele proseguono e concludono il concept sulla dinastia degli Atreidi già iniziato sul primo atto. E lo fanno con un doppio Cd della durata complessiva di circa 90 minuti.

A livello stilistico non cambia niente rispetto all’immediato passato e come sul precedente “House… Act I” ritroviamo i nostri impegnati tra sfuriate metalliche piene d’energia e passaggi sinfonici di grande levatura.

Per la precisione i pezzi più dinamici e potenti sono concentrati in prevalenza sul primo Cd mentre quelli più orchestrati , al limite del classico, nel secondo.

L’ascolto dell’album può risultar quindi un po’ difficile, soprattutto per quanto riguarda i testi , ma ci regala un DeFeis letterato e ispiratissimo.

Nel “primo lato” trovano quindi spazio canzoni come “Wings of Vengeance”, “The Voice as Weapon” o “Wine of Violence” potenti e tirate come i VS ci hanno da sempre abituato. Ma non si posso trascurare nemmeno i bellissimi intermezzi come “Hymn to the Gods of Night” o l’ariosa “Moira”. Il primo Cd si chiude con le lunghe “A Token of my Hatred” e “Summoning the Power”: la prima più fresca e dinamica la seconda invece più drammatica e pesante.

Il “secondo lato” si apre sulla falsariga del primo con i primi tre pezzi ma le cose cambiano rapidamente con le tracce successive. Infatti dalla song n°4 alla n°8 troviamo una serie di brevi canzoni di stampo classico, difficili da descrivere, ma credetemi se vi dico che sono una più bella dell’altra. Inoltre è in brani come questi che “scopriamo” tutta l’espressività di DeFeis. Successivamente “When the Legend Die” inizia con voce e piano per poi diventare elettrica e risultare un bel pezzo delicato e, a tratti, epico al tempo stesso.

Prima della suite finale trova spazio “Fantasy and Fuge in D Minor”: quattro bellissimi minuti di piano e orchestrazioni un po’ difficili da digerire al primo colpo. Il finale è , come anticipato, dato dalla lunga “Resurrection Day” che dopo un inizio acustico si trasforma in un pezzo arioso e “vincente” sulla scia di pezzi come “Veni ,Vidi, Vici”. Emozionante.

Un disco per chi oltre ad apprezzare la musica “take away” ha voglia di confrontarsi con qualcosa di più pensato e intelligente. Anche se qualcuno forse li preferiva di più in passato, sono convinto (e spero) che piacerà a molti. Lunga vita ai Virgin Steele!

Simo Narancia, 2 febbraio 2002.

 

Magick Fire Music

Magick Fire Music è un mini cd uscito a cavallo tra la pubblicazione dei due House of Atreus, composto di un solo inedito, tre remix e due canzoni già presenti nei suddetti album. Il cd inizia con Wings of Vengeance e Flames of thy Power, song d’apertura rispettivamente del primo e del secondo cd di cui è composto House Of Atreus Pt.II. Ascoltando queste due canzoni si comprende perfettamente il livello di maturità artistica a cui David Defeis ed Edward Pursino (unici compositori all’interno del gruppo dopo il travagliato licenziamento di Jack Starr) sono finalmente giunti: canzoni di gran classe e profondamente elaborate in ogni loro sfumatura ed arrangiamento, con un gusto per la sinfonia e per l’atmosfera non comuni, eppure assolutamente accessibili ed orecchiabili fin dal primo ascolto. La tanto decantata tecnica al servizio della musica, insomma.

Il mini prosegue con un remix di Prometheus The Fallen One una delle più belle canzoni del mai troppo lodato The Marriage Of Heaven And Hell Pt.II. Il brano in questione si differenzia dalla versione originale principalmente per degli acuti di David nella parte introduttiva del brano, che vanno soltanto ad aggiungere, se possibile, ancora più magia e sentimento ad una canzone già di per se stupenda. L’ascolto continua con una spettacolare versione acustica di Gate of Kings (che i Virgin Steele prediligono quando si tratta di suonare questa ballata dal vivo)… che dire, il pezzo assume a mio parere un altro significato, diventa più intimo, decisamente più epico, maledettamente coinvolgente.

La canzone successiva, l’unico vero inedito del mini, è di breve durata ma di grande intensità: progettata originariamente per comparire su House Of Atreus Pt.I come traccia precedente di Great Sword of Flame, Agamemnon’s Last Hour è un pezzo cantato in falsetto da David, accompagnato unicamente dalla sua tastiera, che narra, appunto, l’ultima ora di Agamennone, che muore solo, disperato e tradito da tutti, senza la riconoscenza che credeva gli spettasse dopo la spettacolare vittoria a Troia. Questa traccia che ogni volta mi provoca brividi lungo la schiena per la sua atmosfera e le immagini che riesce a creare, rende ancora più distruttivo il passaggio alla successiva (ed ultima) canzone: Great Sword of Flame, uno dei brani, a mio parere, più belli scritti da DeFeis. Un riff assolutamente trascinante, fatto apposta per un violento headbanging, un ritornello epico ed evocativo, un testo che è una pura dichiarazione di odio. E’ il momento della furia, il momento dell’omicidio, il momento dell’azione, è… devastante. Il mix in questione accentua gli ormai famosi vocalizzi di David ed aggiunge una nuova strofa durante l’assolo, donando alla traccia un’aria più aggressiva e selvaggia. In conclusione, consiglio questo mini ai fan per le chicche che contiene quanto a coloro che non hanno mai avuto modo di ascoltare la splendida musica di questo quartetto newyorkese e vogliono avvicinarsi per la prima volta alle loro splendide ed epiche composizioni…

BY THE GODS!

Olaf, 16 aprile 2004

 

VIRGIN STEELE HOUSE I & II PACKAGING

 

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