Recensione: The Mind’s I

Di Alessandro Di Clemente - 28 Febbraio 2003 - 0:00
The Mind’s I
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Anno: 1997
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69

Considerati, giustamente, tra gli esponenti maggiori del death metal melodico scandinavo, i Dark Tranquillity ci propongono, contemporaneamente al “Whoracle” degli In Flames, questo The Mind’s I, che denota un cambiamento stilistico abbastanza netto rispetto al loro capolavoro assoluto, mai eguagliato nel corso degli anni, “The Gallery”. Questo nuovo album è da considerarsi di matrice thrash europea; precorrendo di molto i tempi, sembra abbiano optato per una soluzione che va di moda in questi periodi lassù in Svezia tra le “nuove” leve. Il trademark è sfacciatamente Dark Tranquillity ma a dispetto delle intricate composizioni che regnavano in The Gallery qui si è scelta la via più diretta, musica veloce, potente e abbastanza semplice. Niente più autocompiacimento strumentistico, ma rabbia e un’attitudine “in your face” latente ma non troppo. Insomma hanno imparato bene la lezione dei grandi At The Gates… bene fino ad un certo punto, aggiungerei. Considero The Mind’s I un passo falso della discografia degli svedesi: dodici canzoni una uguale all’altra, in cui la ripetizione della forma-canzone non è un mero modulo applicabile alla struttura e modificabile a seconda del contesto, ma una vera azione di fotocopiatura mascherata dall’aggiunta di orpelli che giustificano l’utilizzo di titoli diversi. In realtà ritengo che la composizione si sia basata su tre/quattro canzoni, veramente degne di nota, come Zodjiackyl Light, Hedon, Constant, Dissolution Factor Red, in cui si possono ascoltare riffs di chitarra a là At The Gates di notevole fattura (un po’ come fanno ai giorni nostri i vari The Haunted, Dimension Zero, HateSphere) riformulati con la classe e il gusto tipici dei Dark Tranquillity. Il trademark è inconfondibile ma manca quella genuinità che contraddistingueva The Gallery e non bastano songs cantate da una voce femminile come in Insanity Crescendo o rallentamenti ritmici di Tidal Tantrum per risollevare le sorti di quest’album, tanto meno l’avvalersi di una seconda voce, nello specifico, dell’onnipresente Anders Friden (amico, ex componente e rivale). In definitiva un album discreto, che se composto da una band minore sarebbe da considerare un ottimo biglietto da visita, ma non ammissibile da chi ha composto e comporrà in seguito ottimi lavori presi come termini di paragone e spunto per le nuove leve. Neanche da bocciare in toto, grazie soprattutto alla perizia tecnico/compositiva di cui sono in possesso in nostri. Un buon album di mestiere che supera la sufficienza ma che non va oltre.

Tracklist:

1. Dreamlore Degenerate
2. Zodijackyl Light
3. Hedon
4. Scythe, Rage and Roses
5. Constant
6. Dissolution Factor Red
7. Insanity’s Crescendo
8. Still Moving Sinews
9. Atom Heart 243.5
10. Tidal Tantrum
11. Tongues
12. The Mind’s Eye

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