Recensione: The Perilous Fight [DVD]

Di Alberto Fittarelli - 16 Novembre 2006 - 0:00
The Perilous Fight [DVD]
Band: Hate Eternal
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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70

Si sa che il passo del DVD è praticamente obbligato, tanto che ora le
etichette tendono ad anticiparlo il più possibile, magari dopo soli due album
alle spalle: tre, nel caso degli Hate Eternal, che hanno certo le carte
in regola per pubblicarlo, come band, data la loro preparazione; ma che
obiettivamente non hanno le risorse finanziarie necessarie per renderlo un
prodotto d’altro livello.

Va così a finire che ci viene presentato il “solito” prodotto
underground, in cui gustiamo la performance live, un’intervista e poco altro.
Ora la validità di un’uscita di questo tipo sta tutta nell’esibizione della
band, diciamolo tranquillamente: un gruppo solido, tecnico ed affiatato come il
trio capitanato da Erik Rutan vi risulterà decisamente difficile ritrovarlo
altrove, e basta prendere uno qualsiasi dei DVD che affollano le vetrine dei
negozi musicali per rendervene conto. Qualche esempio che non regge al
confronto? Zyklon, Rotting Christ, ma ogni giorno potrei citarvene
uno nuovo. The perilous fight è un concentrato di ferocia, come
avrete imparato di loro se li avete visti in concerto, sul modello brutal più
schietto: una coppia formata da Rutan e Randy Piro ai microfoni, e
rispettivamente a chitarra e basso, vale quanto un muro di quattro uomini
davanti alla batteria, per una qualsiasi altra band. Rutan è imponente,
non fa sentire più di tanto la mancanza della seconda chitarra (naturalmente
sono gli assoli a farci percepire quel ‘vuoto’ che un altro chitarrista può
riempire) e soprattutto growla nel proprio microfono come pochi sanno fare, e
chi tiene la sua timbrica come punto di riferimento nel brutal non potrà che
gioirne.

Lo stesso si può dire per Piro, meno inquadrato per forza di cose ma
scatenato dietro alle quattro corde, senza contare la grossa mano che dà al suo
compare nel portare avanti le parti vocali delle intricate canzoni del combo: è
anche vero che il suono del suo strumento scompare nel mixaggio finale, ma di
questo parleremo dopo. Perché prima c’è da evidenziare la performance
sovrumana di Reno Killerich, batterista di mille band e session di lusso
per gli Hate Eternal nel 2006, che, oltre a dimostrarsi (lo vedrete
nell’intervista successiva al live set) perfettamente integrato con i due
compagni di squadra, è una vera macchina sulle pelli, tanto da non far
rimpiangere la piovra Derek Roddy. E forse Killerich, più giovane e sicuramente
più entusiasta, non ha le preoccupazioni economiche che affliggevano
quest’ultimo…

La scaletta poi è assolutamente impeccabile, con una ovvia predilezione
verso l’ultimo (capo)lavoro del combo di Tampa, I,
Monarch
, ma una buona selezione di successi del passato, da Dogma
condemned
a King of all kings, passando per The obscure terror o
Servants of the Gods. Le canzoni più recenti sono quelle che rendono
meglio sul palco, proprio perché più mature in forma e sostanza, e così vi
troverete a far ruotare la capoccia in pieno headbanging davanti alla
title-track dell’ultimo album, piuttosto che a To know our enemies, ma
tutto è assolutamente apprezzabile, del resto la produzione degli Hate
Eternal
, in soli tre album, la si conosce bene.

Sì, ma dov’è il guaio allora? Prima di tutto il suono: per quanto ne sia
stato responsabile ultimo proprio Erik Rutan, di cui ricordiamo alcune
ottime produzioni (ultima quella – fantastica – di Kill
dei Cannibal Corpse), lascia troppo debole il suono della chitarra, fa
scomparire, dicevamo, quello del basso, e sovrappone a tutto la martellante
batteria, con un risultato complessivo di perdita di potenza purtroppo non
trascurabile per un prodotto che vuole enfatizzare proprio la maggior
caratteristica della band. In più aggiungiamoci che il locale The Garage di
Londra, dove il concerto è stato filmato, offre davvero poco spazio per una
grande produzione: palco basso, spazio ristretto e poco movimento delle poche
telecamere, insomma: parlavamo di underground, no?

Il che non è un male in sé, ma riduce molte delle attrattive di un DVD, che
– ricordiamolo – in negozio non costa certo poco. Certo, interessante
l’intervista ai membri della band ed ancor più interessante il viaggio nei Mana
Studios di Rutan, con una breve cronistoria delle sue produzioni ed uno
spaccato di vita di un musicista a 360°: ma, se escludiamo i tre videoclip
filmati dal gruppo durante la sua carriera, non c’è altro. E forse era il caso
di avere pazienza e pubblicare più avanti, o no? All’acquirente la scelta: chi
li ama alla follia non potrà che godere della loro visione, se siete invece
“solo” dei grandi appassionati di brutal fatevi – ma non c’è bisogno
che ve lo dica io – quattro conti in tasca.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Setlist:

1. Two Demons
2. Servants of the Gods
3. The victorious Reign
4. Dogma condemned
5. I, Monarch
6. Behold Judas
7. The obscure Terror
8. To know our Enemies
9. Powers that be
10. By his own Decree
11. Sons of Darkness
12. King of all Kings

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