Recensione: The Self-Aware Frequency

Di Andrea Pintelli - 25 Marzo 2021 - 12:12
The Self-Aware Frequency
Etichetta: Crime Records
Genere: Gothic  Progressive 
Anno: 2020
Nazione:
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95

Signore e signori, ecco a voi The Self-Aware Frequency, ossia il miglior album del 2020, indipendentemente dai generi musicali. Già, anche perché il viziaccio di catalogare gli artisti e le opere all’interno di sterili scatole dense di preconcetti spinge l’ascoltatore, a volte, lontano dal senso intrinseco dei veri significati delle opere che ha di fronte. I norvegesi Vitam Aeternam, qui al loro disco d’esordio rilasciato il 23 ottobre dalla Crime Records, confezionano infatti un capolavoro che va al di là di ogni sterile denominazione. L’evidente influenza dei Devil Doll, di quel genio che risponde al nome di Mr. Doctor, non sminuisce di un milligrammo l’importanza e la bellezza innaturale di questo disco, ma anzi ne accresce il palese valore.

Non parliamo quindi di semplici epigoni, ma di allievi indiretti del veneziano Mario Panciera (vero nome del factotum dei Devil Doll). Altri gruppi hanno intrapreso questa strada difficoltosa, in maniera similare: penso ai messicani A Flying Fish, oppure ai brasiliani Family Free Rock, autori di grandiosi album, ma che non sono giunti al livello dei Vitam Aeternam. Le motivazioni sono presto dette: capacità compositiva di prim’ordine, idee trasversali che si legano mirabilmente tra loro, riferimenti cinematografici messi in musica in modalità pressoché perfetta, suoni orchestrati al massimo delle possibilità, interpretazione senza alcuna sbavatura, carica emozionale portata al limite della pre-follia, capacità innata di far scomparire il mondo circostante a favore del soggetto principale; liriche che sono poesie d’altri tempi, indiscutibile e oggettiva cultura che emerge (però mai in maniera ostentata), lampante tecnica musicale a servizio della propria idea, coinvolgente storyboard tra sogno di immortalità e realtà in cui il protagonista è intrappolato (all’interno del modello cosmicamente intrecciato che incorpora l’esistenza  stessa), florilegio vocale che va oltre l’umana condizione. E potremmo proseguire…

L’album combina elementi cari alle colonne sonore dei film horror, ad altri di matrice elettronica, industrial, classica, heavy metal, progressive rock e persino pop per creare qualcosa di unico, stimolante e assolutamente originale. Un unicum. Quest’immensa opera va quindi letta come un tutt’uno, lasciando ad altri l’errore di sviscerarla track-by-track (danneggiandola), in una sorta di viaggio psicologico nelle profondità del subconscio. L’universo del personaggio è la musica stessa, attraverso la quale naviga, come una somma di frequenze temporali che lentamente acquisiscono la conoscenza, evolvendosi attraverso le canzoni, fino alla realizzazione finale della propria innegabile verità. Da non ascoltare e vivere a cuor leggero, s’intende, ma piuttosto in solitudine e tramite un adeguato impianto hi-fi, che possa far emergere anche il più sottile accento sonoro. Senza tutto questo il puzzle non sarebbe definitivo. Quindi, tentacoli della facilità a parte, iniziate a pensare di investire su questo disco fuori dal tempo e dagli schemi, che qui in Italia è distribuito dalla gloriosa Black Widow Records (e chi altri, sennò?). Ne rimarrete piacevolmente prigionieri e capirete perché tanti ospiti illustri hanno voluto partecipare a questo affascinante progetto. I fan di artisti lungimiranti come i Devil Doll stessi, ma anche Mike Patton, Leprous, Ulver, Manes, Pain of Salvation, Sleepytime Gorilla Museum, Devin Townsend, Vulture Industries e Arcturus avranno di che gioire.

Chi di voi avrà il coraggio e la volontà di entrare nel mondo (apparentemente) oscuro e sinistro dei Vitam Aeternam, ne uscirà rigenerato e rafforzato nell’indole, siccome osare è sempre un’azione illuminata. Capirete, quindi, che il buio inizialmente percepito è luce dorata nel momento in cui farete vostre le dinamiche di un doveroso salto di qualità psichico. Ecco che poi la ricchezza sarà là ad aspettarvi. Più che un semplice disco, oltre l’opera musical-letteraria: qui si impara a capire e capirsi profondamente. Questi illuminati norvegesi si sono spinti oltre l’intensità, mostrandoci che la complessità e lo spessore di ciò che vive in noi ha molto più fascino del visibile e del percepito, perché è lì che si annidano i significati. A patto che vogliate essere esploratori di voi stessi.

 

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