Recensione: The Shape Of My Will
Dopo ben quindici anni di onorata carriera, giunge finalmente il momento per la messa sul mercato del primo full-length dei Bastard Saints, “The Shape Of My Will”. In realtà l’album è stato realizzato nel 2008 (registrazione presso gli At Cellar Door Studio, masterizzazione ai Massive Arts Studios) ma è solo ora che la The Spew Records (divisione della Punishment 18 Records) ne fa un prodotto ufficiale. Per la band di Varese è un passo importante che arriva dopo una lunga e dura gavetta vissuta nell’underground più profondo, la quale ha comunque dato vita ad alcune release significative. Oltre al demo d’ordinanza, “Hanged For A Blessed Masturbation” (1998), si segnalano, infatti, tre split (Christ Denied, 2000; Nefas, 2020; Antigama, 2005) e una compilation (“Inhale The Futuristic Filthness”, 2010).
Aprendo il libretto allegato alla confezione, non può non sorprendere la densità di parole per canzone che i Nostri riescono a metter giù con nonchalance. Concentrazione estrema, che va di pari passo con il terrificante inhale di Andrea Marino, a volte interrotto da violentissimi scream, che, così facendo, materializza la principale peculiarità del sound dell’act lombardo: l’insostenibile pressione sonora e, perché no, psicologica, delle tremende linee vocali, a volte sfocianti in ‘suinate’ e/o ‘rigurgiti’ da record mondiale! Davvero una bravura inconsueta in un genere, il brutal death metal, che tende a uniformare parecchio le prestazioni di chi si cimenta con il microfono. Non è solo questo, però, a colpire: difficile, difatti, non notare l’elevata perizia tecnica che i Bastard Saints mettono in campo. Una complessità di esecuzione che a volte avvicina il loro stile al technical, seppur sfiorandolo solo. La formidabile sezione ritmica composta da Paolo Rossi al basso e da Simone Sgarella alla batteria spazia ovunque, nei labirintici anfratti dell’arzigogolo musicale, anche se, a voler trovare il pelo nell’uovo, il drumming è stato prodotto in modo da privilegiare la velocità a discapito della potenza. Soprattutto per quanto riguarda il suono del rullante, troppo leggero e artificiale. È evidente che non poteva certo esimersi dallo sciorinare una prestazione super anche il chitarrista e, infatti, così è: Fiorenzo Quintiero si sobbarca un lavoro enorme, cucendo le trame di un guitarwork fatto di riff durissimi e soli dissonanti. Dissonanze, disarmonie, accidenti musicali che formano l’ossatura del sound del quartetto varesotto nel quale, a questo punto è quasi superfluo scriverlo, è totalmente assente qualsiasi foggia melodica. Così facendo, cioè senza alcuna forma di… facilitazione per chi ascolta, la proposta dei Bastard Saints diventa senz’altro ostica anche per i palati più rodati e adusi al brutal. Dopo un po’ di passaggi di “The Shape Of My Will” nel lettore, sorge una vera e propria sensazione di dolore. Non tanto nell’apparato ricettivo, quanto nella mente, destinata inesorabilmente, prima o poi, a gettare la spugna. Una circostanza, questa, che rappresenta sia il pregio, sia il difetto del platter. Se uno degli scopi del brutal death metal è di scarificare e triturare i timpani, l’obiettivo può dirsi centrato al 100%. Nondimeno, una costruzione sonora così machiavellica può portare inesorabilmente alla noia; insidia che si cela dietro a ogni brano del CD. Allora, l’intricato ginepraio in cui ci si deve muovere per saltare da un pezzo all’altro di “The Shape Of My Will” rende difficile memorizzare dei percorsi lineari e ciclici: da “Irrevocably Alone” a “Omicidio Da Libidine” le canzoni si susseguono con una spigolosità che non presenta alcuna soluzione di continuità, rendendo così troppo lontana l’assimilazione delle canzoni stesse. E, quando questa meta diventa una chimera, il rischio di snervarsi diventa maledettamente concreto.
Bravissimi, quindi, i nostri Bastard Saints. Troppo, sì da soffocare la creatività di Euterpe (peraltro citata nella copertina dell’album)? Come sempre, ai posteri l’ardua sentenza…
Daniele “dani66” D’Adamo
Discutine sul forum nel topic relativo!
Tracce:
1. Irrevocably Alone 4:34
2. Black Resistance 4:01
3. Dead Evangelist Praying 4:11
4. Il Deliquio 5:00
5. Ultimate Iconoclasm 5:25
6. Thirteen Stab Wounds 4:20
7. Everyday I Consider Myself Dead 3:17
8. A Bullet For The Pope 2:48
9. Omicidio Da Libidine 4:05
Durata 38 min.
Formazione:
Andrea Marino – Voce
Fiorenzo Quintiero – Chitarra
Paolo Rossi – Basso
Simone Sgarella – Batteria