Recensione: The Song Remains Not The Same

Di - 11 Maggio 2011 - 0:00
The Song Remains Not The Same
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Anno: 2011
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60

Si scrive Black Label Society, ma si legge Zakk Wylde.

Da questo assioma si possono dedurre le storie di un uomo e di una band che, pur non dicendo assolutamente nulla di nuovo, sono riusciti in anni di duro lavoro a ritagliarsi un posto di tutto rispetto nel music business sfornando album di pregevole fattura. Certo, i cali d’ispirazione ci sono stati (Shot To Hell guardato ora ha perso molto del suo fascino iniziale), ma in generale si può dire che il buon Zakk ci abbia quasi sempre regalato dischi decisamente validi.

Un periodo di pausa forzata dovuto a problemi di salute ha interrotto un’attività che procedeva quasi ininterrottamente da oltre 10 anni in una routine fatta di dischi e tour in rapida successione. Oltre a ciò va anche considerato il licenziamento dalla band di Ozzy Osbourne che, con l’arruolamento di Gus G nella sua band, ha ritrovato forse una freschezza che era andata perduta nel corso degli ultimi anni.

Il fatto, quindi, che dal 2006 al 2010 non ci siano stati nuovi album di inediti da parte dei Black Label Society ha portato a qualche uscita transitoria come un cd/dvd antologico (Skullage) ed un package dal titolo Tour Edition che raccoglie i primi due dvd della band (Boozed, Broozed & Broken-Boned e The European Doom Troopin’ Live), mentre il nuovo avvento è arrivato la scorsa stagione con Order Of The Black, album che ha interrotto il silenzio discografico di Zakk. Ed è proprio grazie a quest’ultima uscita che oggi ci troviamo a parlare di una compilation di outtakes provenienti da quelle sessioni di registrazione.

The Song Remains Not The Same, oltre al titolo che paga tributo ai Led Zeppelin, è un lavoro che restituisce l’anima più blues ed intimista del barbuto guitar hero, come già avvenuto in passato con lo splendido disco solista Book Of Shadows e con Hangover Music Vol. VI a firma Black Label Society. La sostanziale differenza tra le due release appena citate e quella presa in esame in questa sede è la puzza di operazione commerciale che essa emana: sembra, infatti, che si tratti di un lavoro uscito giusto giusto per battere il ferro finché è caldo e far riemergere ancor di più il nome della band dopo l’obbligato oscuramento degli ultimi anni.

Venendo però al cuore del disco, quello che conta è decisamente la musica e questa, quando si tratta di Zakk Wylde, raramente lascia indifferenti. Anzitutto va detto che la selezione dei brani rispecchia un umore pacato ed emotivo, il quale si ripercuote in arrangiamenti abbastanza minimali che sfociano spesso in accompagnamenti in cui è il pianoforte a dettar legge, piuttosto che la chitarra. La tracklist parte con quattro brani estratti da Order Of The Black e qui riproposti in chiave acustica: Riders Of The Damned e Darkest Days sono due pezzi che vedono sugli scudi un’ottima prova vocale da parte di Zakk, il quale, soprattutto nel secondo caso, fornisce un’interpretazione che si differenzia dal suo solito stile urlato. Parade Of The Dead ed Overlord in particolare, invece, risultano un po’ sottotono per via di un arrangiamento non troppo ficcante.
Si prosegue con una cover dei Black Sabbath, Junior’s Eyes da Never Say Die, vero amore di Zakk il quale però non riesce a portare l’umore del brano in un’ambientazione acustica, cosa che porta a considerare che, se fosse stato proposto a regime elettrico, sarebbe stato un pezzo veramente degno di considerazione. Altra cover che si incontra lungo il percorso è Bridge Over Troubled Water a firma Simon & Garfunkel e tratta dall’omonimo album del duo statunitense, qui presentata in una versione tutto sommato piuttosto fedele all’originale grazie soprattutto al sapiente uso dei cori e del controcanto.
Chiudono il disco una versione, francamente inutile, di Darkest Days, stavolta eseguita in compagnia del cantante country americano John Rich, e First Noël, brano strumentale dedicato alle festività natalizie con una melodia che richiama effettivamente le canzoni tipiche di tale periodo dell’anno.

Concluso l’ascolto emerge facilmente la considerazione che The Song Remains Not The Same sia un lavoro abbastanza discontinuo, suddiviso equamente tra alti e bassi. Da un lato brani eccellenti come Riders Of The Damned o Bridge Over Troubled Water, mentre dall’altro regala pezzi tutto sommato anonimi come Helpless e Can’t Find My Way Home. La conseguenza è che, se già da prima si poteva intuire che questo disco fosse solo un pretesto per parlare ancora dei Black Label Society, adesso il presentimento diventa una certezza.

Il consiglio, quindi, è di considerare il nuovo parto di Zakk & Co. esattamente per quello che è: un’uscita destinata ai soli fan della band. Se rientrate in questa categoria, allora non esitate a completare la vostra collezione, altrimenti passate oltre o procuratevi Hangover Music Vol. VI, disco acustico di tutt’altro spessore.

Andrea Rodella

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Tracklist:
1. Overlord (Unplugged version)
2. Parade Of The Dead (Unplugged version)
3. Riders Of The Damned (Unplugged version)
4. Darkest Days (Unplugged version)
5. Junior’s Eyes (Black Sabbath cover)
6. Helpless
7. Bridge Over Troubled Water (Simon & Garfunkel cover)
8. Can’t Find My Way Home
9. Darkest Days (Unplugged version feat. John Rich)
10. The First Noël

Durata: 41:12 min.

Lineup:
Zakk Wylde – Vocals, Guitar, Piano
Nick Catanese – Guitar
John “JD” DeServio – Bass
Will Hunt – Drums

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