Recensione: The Target of Hate

Di Daniele Balestrieri - 23 Aprile 2009 - 0:00
The Target of Hate
Band: Must Missa
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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60

Per alcune band, cambiare genere di continuo è un piacere perverso che si cela dietro lo sguardo stupito degli ascoltatori che a ogni uscita si trovano spiazzati. Per altre band invece, squadra vincente non si cambia. Anzi, spesso la squadra non si cambia nemmeno se, tutto sommato, non si vinca poi un granché. Dev’essere questo ciò che passa per la testa dei Must Missa.

Dopo il tentativo abbastanza riuscito invero di Ma Ei Talu Valgust, avranno pensato che il thrash è davvero l’unica via per uscire dall’anonimato, e un anno dopo infatti eccoli presentarsi al grande pubblico con questo The Target of Hate. Il passato di adoranti del black è riuscito parzialmente a riaffiorare in questa uscita, e a differenza di quanto accadrà nell’album successivo, qui si può effettivamente parlare di un connubio perfettamente riuscito tra riff di thrash lurido e atmosfere black ottantiane. Anche la voce risulta una bella mistura tra la “slayerata” che investirà Martyr of Wrath e un modo di cantare quasi black n’ roll, che ricorda in un certo senso gli ultimi lavori dei Darkthrone.
Si potrebbe quasi parlare di blackthrash Bathoryano, alla Under the Sign of the Black Mark od Octagon, per intenderci, ma la componente thrash qui è più evidente, le chitarre sono in primo piano e si tende più a pestare che a tirarla per le lunghe. Certe volte indubbiamente si ritorna al black primigenio come l’attacco terribilmente Mayhemiano di “Our Future is Black“, ma tutta l’opera in generale dosa bene entrambi i generi, come in un rito di passaggio.
In realtà, su album così moderni ma al tempo stesso così fedeli a uno stile che era in pieno sviluppo quasi trenta anni fa, è difficile dire qualcosa di nuovo.

Non troverete alcun genere di innovazione in The Target of Hate. La registrazione è inoltre abbastanza scadente, come si confà a un album di questo tipo, e il tutto scivola via abbastanza velocemente sulla pelle senza lasciare traccia. Certamente migliore il successivo Martyr of Wrath, che porterà spessore e finalmente una buona dose di interesse.

Daniele “Fenrir” Balestrieri

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TRACKLIST:

1. Madness Reigns (4:25)
2. The Scapegoat (3:35)
3. You Filthy Pig (3:21)
4. Holy Disease (4:31)
5. Human target (4:38)
6. Pure Hate (3:46)
7. Overloaded Maniac (3:29)
8. Our Future Is Black (3:30)

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