Recensione: The Three Transcendental Keys

Di Daniele D'Adamo - 19 Dicembre 2013 - 23:31
The Three Transcendental Keys
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2013
Nazione:
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78

 

Trascendere oltre le misere vicende del genere umano per elevarsi in dimensioni sconosciute, popolate da entità di puro spirito. Per esplorare territori infiniti sia nello spazio, sia nel tempo. Per lasciarsi alle spalle gli sterminati orrori di una Storia dell’Uomo che non concede mai nulla di più che sentimenti di odio, di discriminazione, di aggressività. Altre azioni, cioè, che non siano diverse dalla sopraffazione e dalla perdita dei valori etici di base, necessari a una convivenza non-violenta fra i popoli. Una visione pessimistica anzi nichilistica di un presente che non c’è e di futuro che non ci sarà, per i discendenti di Adamo ed Eva. Un atteggiamento misantropico che, spesso e volentieri, è l’impulso primigenio per la nascita delle band di black metal. E, laddove si srotolano indefinitamente le lunghe notti artiche, tale impulso diventa irresistibile, travolgente, totalizzante.

Sono le gelide e ventose lande scandinave, è la Norvegia, sono i Throne Of Katarsis.  

Throne Of Katarsis che, con “The Three Transcendental Keys”, raggiungono il traguardo del quarto full-length di una carriera cominciata nel 2002. Ma che, pur potendosi considerare relativamente  recente come natali, pone il quartetto di Kopervik nell’ortodossia del black. Rifuggendo cioè evoluzioni stilistiche quali per esempio l’avantgarde o il post-black, rifugiandosi al contrario in un raw di grande intensità. La band suona alla vecchia maniera, cioè senza la sostituzione di elementi umani con software dedicati, rendendo perciò davvero brutale e immediato il flusso energetico che parte dalle mani dei musicisti per arrivare al supporto di registrazione. La ruvidezza del sound dei quattro non è peraltro addolcita nemmeno un po’ dalla passione di Infamroth, delirante cantore, per l’organo da chiesa. Anzi, Skinndød pone senza indugio le basi del raw black metal coltivando un’intricata, buia, spaventosa selva di riff dall’asprezza a volte quasi insostenibile; accelerando e rallentando continuamente la rapidità di esecuzione per sondare in tutte le direzioni le sperdute, inesplorate terre dell’aldilà. Raggiungendo le innevate, gelide vette delle montagne della follia quando i suoi laceranti soli innescano paurose visioni aliene e mirabolanti geometrie non-euclidee grazie allo stato di catatonia provocato dai caotici blast-beats di Vardalv.

Il raw, si potrebbe obiettare, non ha poi molti margini di movimento da dettami stabilizzatisi saldamente nel corso degli anni. Dettami assai rigidi e ripetitivi. Ciò è probabilmente vero, ma è anche vero che l’abilità di un ensemble di trasmettere sensazioni, immagini ed emozioni rifuggendo da ogni catalogazione tipologica. E così è per i Throne Of Katarsis che, lungo lo svolgimento delle lunghissime tre song che compongono il disco, accompagnano per mano l’ascoltatore via via sempre più lontano dalla realtà. Lo fanno mediante l’utilizzo di tre chiavi, che spalancano l’abisso della non-conoscenza, in cui le coordinate spazio-temporali perdono di ogni significato. “The First Transcendental Key: Of Rituals (And Astral Spells)”, “The Second Transcendental Key: Beyond The Specters” e “The Third Transcendental Key: In Timeless Aspects” sono tre tappe di un’odissea che abbraccia il vuoto involucro dell’ipocrisia, della forma e della falsità dei rapporti interpersonali. Tre canzoni strutturalmente semplici e complesse allo stesso tempo. Semplici da poter essere assimilate con facilità anche da chi non è sì esperto di black metal, complesse nel mutare continuamente forma. Nel continuo passaggio fra istanti di calma apparente a momenti di furia assoluta, sempre impregnate dal quel forte e imperioso mood tetro che caratterizza così a fondo il sound dei Nostri. Un mood raggelante, affascinante nella sua capacità di svuotare lo spazio dalle molecole, di annullare la luce al pari della materia oscura.

Esplorando con “The Three Transcendental Keys” l’interminabile spazio fra le galassie o l’infinitesimo volume fra gli atomi, la percezione dell’Umanità non cambia: la sfiducia in essa è totale e priva d’illusioni per qualsiasi evoluzione positiva. Meglio passare oltre e superare definitivamente l’esperienza umana.

Con i Throne Of Katarsis.  

Daniele “dani66” D’Adamo
 

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