Recensione: This Present Wasteland

Di - 22 Settembre 2008 - 0:00
This Present Wasteland
Band: Metal Church
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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66

Ennesimo disco per i cari, insostituibili, Metal Church. La band, capitanata dall’ormai unico componente originario, tale Kurdt Vanderhoof, di professione chitarrista, incendiò le folle con dischi spettacolari come “Metal Church” e The Dark, platter da tempo ormai passati direttamente dall’Olimpo del Metallo alla leggenda, transitando per la porta principale. Poi il periodo Mike Howe, contraddistinto da ottime prove in studio e qualche leggera ombra, comunque recentemente riabilitato anche dagli inguaribili nostalgici del compianto singer originario David Wayne (R.I.P.), ma soprattutto rimpianto dopo gli ultimi dischi del combo di Seattle con Ronny Munroe alla voce. Intendiamoci: l’ex Rottweiler non è assolutamente un brocco, risulta semplicemente bravo e nulla più, possiede cioè un curriculum borderline per una band con il blasone e le stigmate della Chiesa Metallica.

This Present Wasteland, dalla copertina davvero bella e azzeccata, costituisce l’album numero tre con il buon Ronny dietro al microfono, succedendo rispettivamente a The Weight of the World del 2004 e A Light in the Dark di due anni fa.

Mah, sarà anche per le pecche di una produzione tutt’altro che spettacolare, fatto sta che questo album non decolla mai davvero. Durante l’ascolto scorrono i minuti nell’attesa del cambio di registro, dell’impennata che fa si che si abbia voglia di risentire un passaggio, un riff o un solo, del pezzo che faccia sobbalzare dalla sedia, mentre inesorabile giunge la fine del Cd e di particolari sussulti neanche l’ombra.

This Present Wasteland non è un disco da buttare, assolutamente. Risulta semplicemente un esercizio scolastico di puro HM made in Usa fatto da dei veterani pluridecorati del genere. Spesso scade nella monotonia e troppe volte manca della grinta necessaria per accendere il Sacro Fuoco del Metallo che alberga dentro di Noi. A War Never Won attizza l’attenzione, grazie a una grande performance da parte del singer e a un riffing particolare che per qualche istante provoca antichi brivid lungo la schiena. Breathe Again saltella che è un piacere con due chitarre ispirate e una sana dose di orecchiabilità mentre The Company of Sorrow illude così come la successiva The Perfect Crime. Il resto dei brani è solido, quadrato e tutto si esaurisce lì, nella completa normalità. Davvero troppo poco per una band che porta un monicker che ha fatto la storia. Nemmeno il cambio  di chitarrista – fuori l’ex Malice Jay Raynolds e dentro Rick Van Zandt – dà la giusta scarica, risultando praticamente impercettibile.

Nell’animo dei veri adoratori del combo americano trama da sempre, sotto le ceneri, il mai sopito sogno che il nuovo disco dei Metal Church sia degno dei due pilastri citati a inizio recensione. Ebbene, anche stavolta è andata male. Speriamo nella prossima, anche se il dubbio che ormai i Nostri abbiano già dato tutto in passato inizia purtroppo a serpeggiare, con sempre maggiore insistenza. 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

Tracklist:         
01. In The Company Of Sorrow
02. Perfect Crime
03. Deeds Of A Dead Soul
04. Meet Your Maker
05. Monster
06. Crawling To Extinction
07. War Never Won
08. Mass Hysteria
09. Breathe Again
10. Congregation

Line-up:
Ronny Munroe : Vocals
Kurdt Vanderhoof : Guitars
Rick van Zandt : Guitars
Steve Unger : Bass
Jeff Plate : Drums

 

 

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