Recensione: Those Who Dwell in the Fire

Di Manuele Marconi - 13 Marzo 2024 - 16:22
Those Who Dwell in the Fire
75

In ogni campo dello scibile umano, che sia artistico o accademico, troviamo ispirati ed ispiratori, che sia innovatore o carismatico esponente piuttosto che mero scopiazzatore oppure sincero “discepolo”. E’ naturale, così si creano i “movimenti”, e così prendono forma gli aggregati nei quali ognuno si sente a proprio agio, nei quali gode ad identificarsi. Di uno fra questi movimenti fanno sicuramente parte i nostrani Pyra, gruppo black metal niente male, presente ufficialmente sulle scene dal 2022 con l’EP omonimo, che quest’anno ha deciso di esordire con il primo full length: “Those Who Dwell in the Fire”. Ma di quale “movimento fa parte il nostro terzetto?

Il disco si presenta molto bene, sia esteticamente parlando che da un punto di vista di fruizione: si percepisce da subito che si sta avendo a che fare con un prodotto comunque curato. L’ascolto comincia con l’ottima opener: brano oscuro e dissonante, che mette in mostra le potenzialità del complesso italico tramite dosi di ottimi riff e percussioni martellanti. Segue poi l’episodio più alto del disco, ovvero “Summit of Existence”, che va a condensare ciò che di buono si era ascoltato nel brano precedente in una traccia più fruibile in quanto più breve; brevità che consente di rendere meno estemporanei gli elementi cardine del pezzo, dandogli perciò maggiore importanza. In linea di massima la qualità si mantiene su buoni livelli, fatta eccezione per “Purified in Infinity”, che risulta un pezzo decisamente troppo prolisso e in generale non costruito benissimo: la parte centrale spezza molto l’atmosfera ed è un vero peccato.

In virtù dell’ascolto di questo “Those Who Dwell in the Fire” appare lampante la collocazione dei Pyra: il gruppo ricalca evidentemente il filone di black metal moderno inaugurato dai polacchi Mgla, e lo fa anche piuttosto bene. Positivo l’approccio e l’esecuzione, fatti salvi episodi sporadici che però sono normali in qualunque produzione: di dischi perfetti ne esistono pochissimi. L’unico reale difetto di quest’album può risiedere nell’assenza di un vero guizzo creativo, quella scintilla che renda il tutto memorabile; difetto di personalità insito in una prima uscita full length. Aspettiamo con genuina curiosità il prossimo album.

 

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