Recensione: Thrashin’ Fury

Di Vittorio Cafiero - 1 Gennaio 2011 - 0:00
Thrashin’ Fury
Band: Bloodwritten
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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50

Da una Polonia che negli ultimi anni ha fornito spunti molto interessanti nel campo estremo, giungono a noi con il loro terzo full-length i Bloodwritten i quali, proprio con “Thrashin’ Fury”, decidono per un sostanziale cambio di rotta; passando cioè da un canonico black metal a un thrash grezzo e primordiale, sulla scia dei primi Kreator e degli Slayer (periodo pre-“Reign In Blood”).
In maniera singolare.
Se da un lato, infatti, il cambiamento del modo d’imbracciare gli strumenti è stato netto – con un lavoro chitarristico che innegabilmente si rifà agli stilemi del genere menzionato, anche nel titolo dell’album – , dall’altro (voce) il disco rimane classicamente black con lo screaming del leader Bastard (?!) in linea con i parametri del metallo più nero.

“Thrashin’ Fury” (licenziato dalla Witching Hour Productions, la stessa label dietro ad act quali Lost Soul e Hades) si presenta al meglio, con una copertina accattivante e una track-list che nei titoli è brutale e aggressiva come il genere ultimamente tornato in voga richiede. Ma, ahimè, i nodi saltano subito al pettine.
L’album si apre con “Whore”, pezzo sparato e diretto nello stile del combo di Mille Petrozza. E se da un lato il ripescare vecchi modelli possa essere compreso, in un periodo dove il revival è tanto in voga, dall’altro appare evidente la sindrome del «voglio-ma-non-posso» che affligge i polacchi: il pezzo è difatti fiacco e trascurabile. Sorte simile colpisce il seguente e militaresco “Drums Of War” il quale, benché parzialmente risollevato da una buona energia intrinseca e da un discreto lavoro solistico, è davvero caratterizzato da uno dei più banali ritornelli ascoltati negli ultimi tempi.
La sostanza non cambia con il seguito di “Thrashin’ Fury”: il fantasma dei Kreator aleggia imperterrito, ma è ben lontano dall’influenzare positivamente i Bloodwritten e quindi le idee continuano a latitare. Dopo un’inutile “Bullet Overdose”, con “Zombie Survival” c’è un timido tentativo di cambiare le carte in tavola: inizio in mid-tempo e improvvisa accelerata a metà pezzo. «Lo studente s’impegna, ma i risultati sono scarsi», avrebbe chiosato qualche nostro vecchio professore.

Come se tutto ciò non bastasse, anche la produzione contribuisce a rendere “Thrashin’ Fury” mediocre. Passi l’attitudine vintage, ma una batteria con una resa da «demo made in Italy anni ‘80», al giorno d’oggi, è veramente inascoltabile (provare per credere: l’effetto che fa il rullante è a dir poco fastidioso).
Eccetto il lavoro della lead guitar, non oltre la sufficienza, sia chiaro, la prestazione dei singoli è di certo tutt’altro che impressionante: drumming elementare, voce quasi irritante e un basso che si palesa solo in un brevissimo stacco durante “Unleashed The Unholy”.
Le cose prendono una piega leggermente migliore con la conclusione del CD. Si percepisce uno sforzo maggiore nel voler imprimere personalità al song-writing: l’attacco e il piglio generale di “Return To Tortuga Bay” sono buoni e, finalmente, si denota qualche piccola luce in termini di stacchi, rallentamenti e ripartenze. Anche la conclusiva “Watch The World Burn” ha un’attitudine arcigna e un certo carattere (rispetto al resto, sia chiaro): un discreto tempo medio che in altri lavori sarebbe passato inosservato, ma che in tale situazione – tutto sommato – ha un suo perché. L’accelerazione finale, inattesa, è pure apprezzabile.
Sono tuttavia sufficienti i nemmeno due minuti di “Bestial Desolation” a far cadere nuovamente le quotazioni del platter. Un titolo che fa il verso all’esordio dei Sepultura, con la differenza che i fratelli Cavalera facevano più male, nel 1985, a sedici anni scarsi…

“Thrashin’ Fury” è, in definitiva, un lavoro trascurabile: in un panorama musicale che sforna ogni giorno decine di nuove proposte, è consigliabile sprecare il minor tempo possibile per un’opera che non solo non inventa nulla di nuovo, ma nemmeno riesce a emulare con decenza le glorie del passato. Sono tanti, anche e specialmente all’interno dei patri confini, gli album di genere sicuramente più rilevanti.
Passare oltre, senza riserbo.

Vittorio “Vittorio” Cafiero

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Track-listing:
1. Whore 3:35
2. Drums Of War 4:22
3. Bullet Overdose 3:12
4. Zombie Survival 4:06
5. Thrashin’ Fury 3:29
6. Radiation 4:27
7. Unleash The Unholy 5:58
8. Return To Tortuga Bay 4:10
9. Bestial Desolation 1:44
10. Watch The World Burn… 5:49

All tracks 40 min. ca.

Line-up:
Bastard – Vocals
Thanathos – Guitar
Hypnos – Guitar
Marrath – Bass
Matt – Drums
 

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