Recensione: Thrash’n’War

Di Matteo Lavazza - 29 Ottobre 2005 - 0:00
Thrash’n’War
Band: Devastator
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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65

Nuovo lavoro per i toscani Devastator, band che si è fatta le ossa negli ultimi anni grazie ad un paio di demo e, soprattutto, a molte date dal vivo.
Già del titolo del disco si può capire chiaramente quali siano le coordinate stilistiche su cui si muove la band, cioè un Thrash Metal molto grezzo e diretto, come si evince dall’iniziale “The Executioner”, canzone semplice nella sua struttura ma decisamente potente.
Non convince appieno la voce di Luchino, sguaiata e “ignorante” quanto basta per far rendere bene i pezzi, ma che manca sulle linee vocali, che mi sono sembrate fin troppo grezze e poco incisive.
Ma non c’è solo Thrash in questo disco, canzoni come “Rock’n’War”e  “How to Learn to Make War” mettono in mostra un amore palese per i Motorhead, risultando divertenti e molto energiche nella loro semplicità.
Brani come “Motrok”, “Death from the Jungle”, “Devastate”, “Lyric to Tank” o la conclusiva “Destructor” non sfigurerebbero affatto nel repertorio dei Sodom, infatti lo stile di questi pezzi molto da vicino quello del power trio teutonico, soprattutto di dischi come “Agent Orange” o “Better off Dead”.
Altre canzoni, come ad esempio “The Day of Blood” e  “Today is the Day” rimandano la mente ai maestri Slayer, sia per costruzione che per il feeling generale che viene sprigionato, peccato che in tutti i casi quello che manca davvero alle songs per decollare siano linee vocali arrangiate un po’ meglio e più coinvolgenti.
Di certo alla band manca un vero e proprio marchio di fabbrica, tutte le canzoni infatti sono ispirate in maniera fin troppo palese da gruppi che hanno fatto la storia del genere, senza però che il gruppo sia riuscito ad infondere la propria personalità in maniera marcata.
È difficile parlare del livello tecnico del gruppo vista la semplicità con cui sono state composte le canzoni, bisogna però ammettere che Rob alle chitarre, Rikka al basso e Luke alla batteria svolgono egregiamente il loro lavoro, riuscendo ad infondere potenza a tutti i brani, peccato, e lo ribadisco ancora una volta, che le linee vocali non siano all’altezza.
I suoni sono molto casalinghi, ma in un lavoro di questo tipo non è di certo un male, anzi la cosa contribuisce ancora di più ad infondere il giusto feeling.
A mio parere i Devastator dovrebbero lavorare maggiormente sugli arrangiamenti dei brani, ma soprattutto dovrebbero dare molta più personalità alle loro canzoni, che adesso come adesso sono sì decisamente gradevoli e cattive, ma che risultano troppe derivative.
Se i quattro toscani riusciranno a trovare una strada più personale riusciranno sicuramente a salire di livello, altrimenti ho paura che rimarranno un buon gruppo, con bei pezzi cattivi e potenti, ma niente di più.

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