Recensione: Twilight Of The Gods

Di Xtatrank - 30 Giugno 2003 - 0:00
Twilight Of The Gods
Band: Bathory
Etichetta:
Genere:
Anno: 1991
Nazione:
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94

Strano personaggio, il nostro caro Quorthon. Passato da un suono che si può definire solo come pura cacofonia, arrivati ad un black metal che ha posto le fondamenta della scena, e poi approdati all’epic metal, il nostro amico non ha sbagliato un colpo, almeno finora. Dopo l’immensa opera di viking-epic che risponde al nome di Hammerheart, un disco concepito per essere grezzo, primitivo, ma al contempo melodico, i Bathory si ripresentano con un altro grande lavoro, ovvero “Twilight Of The Gods“. L’epicità del disco precedente è messa in risalto da una dose superiore di drammaticità e malinconia, pur non essendo questo un quasi concept album come lo era Hammerheart, che descriveva la vita del popolo vichingo ai tempi dell’invasione dei cristiani, e la distruzione del culto nordico ad opera del cristianesimo. Musicalmente, l’album che abbiamo per le mani è un massiccio e monolitico inno epico, fatto di maestosi ritmi rallentati, di cori, di frequenti sovraincisioni acustiche e soprattutto dal cantato di Quorthon. (che per chi non lo sapesse è l’unico componente dei Bathory una volta trascorso il periodo black, in cui la band era ancora un trio) Egli riesce con la sua voce stonata a dare un’atmosfera particolarissima ad ogni brano, che pochi dei suoi colleghi viking riescono a riprodurre, e spesso con risultati decisamente inferiore. E’una cosa che fa riflettere: privo di tecnica in ogni strumento che suona, senza voce e stonato, sforna un capolavoro dietro l’altro. Questa serie di capolavori si interromperà tra breve con la pubblicazione dei due scadenti “Requiem” ed “Octagon”, ma questa è un altra storia. Veniamo a una breve panoramica dei sette brani presenti su disco. La durata media è sui sei-sette minuti, i brani sono molto semplici e poco elaborati, come è giusto che siano nel genere epic. Lo notiamo subito dall’ opener “Prologue / Twilight Of The Gods / Epilogue“, una mastodontica suite di quattordici minuti divisa in tre parti, dove l’inizio e la fine sono soffuse parti acustiche suonate in sordina, mentre il brano vero e proprio è cadenzato e potente, reso alla grandissima grazie a chitarre acustiche che vanno ad incastonarsi alla perfezione con quelle elettriche e da cori in sottofondo che donano ulteriore atmosfera al brano. Si prosegue con “Through Blood By Thunder“, introdotta da un evocativo arpeggio e da una voce narrante, per poi diventare un altro brano che molte delle band pseudo viking di oggi dovrebbero andarsi a ripassare. La successiva “Blood And Iron” è uno dei pezzi forti del lavoro: dopo una prolungata ed estremamente evocativa introduzione di chitarra acustica, che a tratti riprende il tema dell’intro dell’opener, il brano si sviluppa in un crescendo spettacolare, alternando parti molto aggressive, dal suono quasi death (pur rimanendo con ritmi blandi) ad altre in cui la chitarra acustica fa ancora la sua comparsa, il tutto condito da un cantato particolarmente ispirato di Quorthon. Il risultato è grandioso, a mio giudizio uno dei migliori pezzi scritti dai Bathory. “Under The Runes” vanta un cantato un pò più aggressivo ed un chorus particolarmente evocativo, mentre le successive due tracce “To Enter Your Mountain” e “Bond of Blood” sono i pezzi su cui ho meno da dire, in quanto non sono nulla di eccezionale (pur restando sempre sopra la media delle attuali produzioni viking, e molti dei cloni dei Bathory dovrebbero andarsele a ripassare). Se queste ultime due sono dei brani “solo” nella norma, un pezzo assolutamente fuori dal comune è la conclusiva “Hammerheart“, uno strabiliante inno, costruito unicamente con un atmosfera e un cantato epici all’inverosimile. Sembra quasi uscire dalla colonna sonora di film come “Braveheart”, non so se ho reso l’idea del gioiellino che è questo brano. E pensare che qualcuno l’ha definito “autoparodia”…non riesco quasi a crederci. Fine del viaggio. Personalmente considero “Twilight Of The Gods” un capolavoro di epicità e potenza, come lo sono stati tutti gli album del periodo epico dei Bathory. Il migliore forse rimarrà Hammerheart, ma ciò non toglie che questo sia un disco da ascoltare e da vivere, che farà felici gli amanti del genere e che solo per il nome che è stampato sulla copertina andrebbe comprato. Copertina, tra l’altro, veramente meravigliosa. Cosa chiedere di più? Non fatemi scrivere altro inutilmente, comprate e godete!

1. Prologue/Twilight Of The Gods/Epilogue (14:02)
2. Through Blood By Thunder (6:15)
3. Blood And Iron (10:25)
4. Under The Runes (6:00)
5. To Enter Your Mountain (7:37) – 6. Bond of Blood (7:37)
7. Hammerheart (4:58)

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