Recensione: Twisted Love

Di Massimo Giangregorio - 5 Novembre 2025 - 16:30
Twisted Love
Band: ODC
Etichetta: BLK II BLK
Genere: Alternative Metal 
Anno: 2025
Nazione:
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80

Gli ODC sono una band francese caratterizzata da un sound che è stato definito (…sta benedetta manìa di etichettare tutto…) “alternative metal”, fondata attorno a quattro personalità artistiche distinte di estrazione musicale estremamente eterogenea, da cui è scaturito un mix esplosivo di metal, rap, techno con – effettivamente – un risultato raffinato che sa di modernissimo.
La band ha pubblicato un primo singolo “My name is Gold” che ha dato la stura ad un filotto di nuovi singoli (tutti di quest’anno), tra cui “Love, I Tore It Apart” e “My Only Fan”, tutti poi confluiti in questo loro album di esordio, edito per l’etichetta BLKIIBLK Records, che altro non è se non la nuova divisione dedicata al metal della più ampia Frontiers Label Group.

Sugli scudi, la fron-girl Celia Do (produttrice e fondatrice della band), che va a infoltire le fila delle sue omologhe Amy Lee, Cristina Scabbia e compagnia bella (l’aggettivo è tutt’altro che casuale…).
E anche sotto l’aspetto vocale, Celia mi ha subito portato alla mente la nostra compatriota singer dei Lacuna Coil, con una venatura (più che altro a livello di mood) della cantante degli Evanescence.

Mentre, a livello complessivo, ci ho trovato anche un approccio alquanto prossimo a quello dei Linking Park post-Chester, con tanto (anche loro) di front-girl (scelta, a mio modesto avviso, assolutamente opportuna…) Emily Armstrong.

Tutti i succitati singoli sono delle hit pazzesche, senza tema di smentita. Abbinate ai rispettivi videoclip di assoluto livello ed in grado di conferire un ulteriore plus al pezzo in sè.
Il tutto blindato da una produzione grandiosa, che esalta il sound melodicamente aggressivo del gruppo transalpino.
Non nego che, man mano che sono andato avanti con l’ascolto di questo full-lenght ancora caldo, visto che è uscito il 31 ottobre (eh,si..proprio nel giorno di Halloween..) mi si è insinuato il sospetto che ci troviamo di fronte ad un ennesimo progetto studiato a tavolino, sapientemente e scientemente costruito per il successo, ma, alla fine, ha prevalso la sensazione complessiva di un disco molto ben riuscito, godibile dal primo all’ultimo solco, che scorre via che è un piacere dando comunque delle vibrazioni profonde e positive.

Insomma, i brividi lungo la schiena sono assicurati da un suono potentissimo, massiccio ma sempre ispiratissimo, in grado di accarezzare e contemporaneamente colpire i padiglioni auricolari. Senza meno, questi ODC sono da tenere d’occhio perchè – a meno di clamorosi colpi di scena – ce li ritroveremo ben presto in pianta stabile nell’Olimpo delle metal bands più osannate.

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