Recensione: Utopia

Di Daniele D'Adamo - 28 Agosto 2009 - 0:00
Utopia
Band: Axxis
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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86

Sono ormai passati due anni dal dirompente “Doom Of Destiny”, che gli Axxis, per festeggiare il ventennio di attività, provano a disegnare a caratteri cubitali, sulle dorate sabbie dei caldi deserti ondeggiati dal vento del Power Metal, le lettere che compongono la parola “Utopia”. Dodicesimo full-length in studio, “Utopia” è stato curato da Bernhard Weiss e Harry Oellers che, nuovamente, hanno prodotto e registrato l’album nei loro Soundworx Studio (Gerstetten, Ger).

La formazione con la quale è stato realizzato il lavoro è composta da Bernhard Weiss (membro formatore, voce, chitarra), Marco Wriedt (chitarra), Rob Schomaker (basso), Harry Oellers (tastiere) ed il nuovo batterista, Alex Landenburg.

Come percorrendo un’iperbole crescente nel tempo, gli Axxis ripropongono nuovamente, migliorandola, la loro travolgente, esplosiva miscela di melodia e potenza, che sprizza freschezza e gioia da tutti i pori.
Indiscutibilmente unico e riconoscibile fra mille lo stile arabescato ed al contempo massiccio proposto dal gruppo, che trova in Bernhard Weiss un elemento di assoluta riconoscibilità in un genere ove, spesso, i timbri e le parti vocali si assomigliano anche troppo.
Il Power Metal dei teutonici è raffinato, di enorme classe, melodico, curato nei minimi dettagli, limpido, pulito e, non ultimo, poderoso nell’incalzare dei vari brani che compongono il full-length.
E proprio la melodia, cui il combo ne fa profusione ovunque, non è mai stucchevole, mai esagerata, ma anzi perfettamente amalgamata nel contesto generale, che è caratterizzato in primis da una potenza di fondo che è l’essenza più classica del Power Metal stesso.
Impressiona anche la qualità del songwriting, che è foriero di undici canzoni di altissimo livello qualitativo sia per quanto riguarda l’orecchiabilità dei ritornelli, che l’armoniosità dei soli di chitarra, l’intreccio delle tastiere, l’originalità delle linee vocali; sempre e volentieri infarcite da cori e sovrapposizioni, i quali completano perfettamente la timbrica leggermente vibrata e dai toni a volte tristi di Weiss. Tuttavia questa peculiarità, come scritto più sopra, combinata a tutti gli altri ingredienti del sound del quintetto, porta ad una invincibile sensazione di libertà e di felicità.
Oltre a questa costanza compositiva, l’abilità degli Axxis consiste nel saper mettere assieme semplicità armonica e complessità tecnica.
Ripetuti ascolti mettono sempre in risalto qualche particolare, qualche accento che, in precedenza, era sicuramente sfuggito all’ascolto, con che anche la longevità del lavoro ne guadagna in abbondanza.
La pulizia della produzione consente inoltre di riconoscere con facilità e di apprezzare il lavoro svolto da ogni singolo musicista. In particolare, a parere di chi scrive, sono davvero preziose le tessiture delle tastiere di Harry Oellers, mai banali, ma al contrario costantemente presenti e piacevolmente inserite nel contesto generale.
Nerboruta e vitaminica la sezione ritmica che, grazie a Rob Schomaker ed Alex Landenburg, forma un muro di suono in perenne movimento, sul quale si abbarbicano, rincorrendosi spesso l’una con l’altra, le asce di Bernhard Weiss e Marco Wriedt.
L’altissimo livello artistico delle canzoni rende arduo se non impossibile una descrizione “track by track” in quanto tutte le tracce posseggono indistintamente gli elementi di gran valore sopra citati, e riferiti alla genericità del formidabile groove dei tedeschi.

Se proprio si vuole, si possono segnalare il travolgente, irresistibile riff portante di “Utopia”  nonché il relativo, trascinante ed anthemico ritornello, oppure il raffinatissimo ponte di “Last Man On Earth”, ripetuto due volte con diverse interpretazioni da parte del batterista, come anche l’introduzione accattivante e personalissima di “Fass Mich An”, cantata nella lingua madre della band, spruzzata da dorate cascate di note di chitarra solista.
Non certo da meno è “Sarah Wanna Die”, presa per mano ed alzata in aria dalla debordante melodia e dagli ariosi cori, come anche “My Father´s Eyes”, semi-ballata dallo struggente ed accorato ritornello.
Spruzzatina d’Oriente nell’introduzione di “The Monsters Crawl”, dal ritornello semplice, lineare ed efficace, ammantato da una lieve epicità; inconfondibili cori femminili e ritmo “pestato” in “Eyes Of A Child”, dalla strofa pulita e lineare che porta ad un refrain orecchiabile, con un break finale di tastiera e di chitarra che intrecciano con classe e gusto sopraffino una regale musicalità.
Di nuovo motivo portante frizzante e languido in “Heavy Rain” e strofa cantata su due tonalità che sfocia prima in un ponte e poi in un chorus memorabile. Come memorabile è la progressione di “For You I Will Die”, nobilitata come sempre da un refrain irresistibile. Poderosamente orchestrale e spinta da una velocità della doppia cassa a “tamburo battente” “Underworld”, che chiude in modo classico il CD (nella versione limited digipak sono presenti due ulteriori brani: “Taste My Blood” e “20 Years Anniversary Song”).

Null’altro da aggiungere. Gli Axxis ha fatto un lavoro inequivocabilmente fuori dalla norma: “Utopia” è un album semplicemente fantastico, da possedere a tutti i costi, anche da parte di chi, magari, nel Power Metal non ha il proprio genere di riferimento.

Daniele “dani66” D’Adamo.

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Tracklist:
1. Journey To Utopia 1:39
2. Utopia 3:59 * MySpace *
3. Last Man On Earth 4:51
4. Fass Mich An 5:10
5. Sarah Wanna Die 5:54
6. My Father´s Eyes 4:40
7. The Monsters Crawl 4:44
8. Eyes Of A Child 4.32
9. Heavy Rain 4:32
10.For You I Will Die 5:30
11. Underworld 3:56

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