Recensione: Vanadium Tribute
Mi sento letteralmete atterrito dalla responsabilità di recensire la nuova fatica discografica della band che oggi incarna l’eredità di una leggenda del metal italiano, i Vanadium, un nome che non necessita di presentazioni, un nome che ha fatto la storia. Io sono nato nel 1981, loro all’epoca erano già dei musicisti professionisti, per quanti dischi io abbia ascoltato, per quanti concerti abbia visto, sono solo un ragazzino che si permette di dire la sua su personaggi e questioni più grandi di lui, spero che questo lo possiate capire. I Fire Trails sono capitanati dagli storici generali dei Vanadium, parlo di Lio Mascheroni e Pino Scotto, sono una band intenzionata a proseguire l’opera incominciata con questo “Vanadium Tribute” e non vanno considerati come dei semplici nostalgici che si ritrovano a suonare i brani vecchi, lo stesso vale per il disco che non è semplicemente un remake di classici passati ma una vera dichiarazione di guerra che sfodera una grinta e una dedizione indiscutibile. I Fire Trails hanno rimesso mano ai principali, e più rappresentativi, brani dei Vanadium e li hanno ristrutturati con ritrovata carica e compattezza, a questi pezzi storici si affiancano tre inediti che rappresentano il presente artisitico di una formazione dalle potenzialità enormi.
Il disco si apre con “Run too fast” che compariva inizialmente su “born to fight” e che qui viene riletta con uno spirito frontale e sincero, la produzione delle chitarre e della batteria mantiene il mood del metal anni ottanta e la inconfondibile timbrica di Pino Scotto fa tutto il resto regalandoci una prova di heavy-rock trascinante e irresistibile. La successiva “On fire” inizialmente su “Metal rock” si rivela uno degli highlight del disco mantenendosi devastante lungo tutta la sua durata, la struttura dei riff è semplicemente perfetta, il brano strizza l’occhio al rock americano ma comunque risulta irrobustito da una sezione ritimica tellurica e da una produzione vibrante, tersa di passione per il metal. La terza “Too young to die” è tratta da “game over” e non si sposta dal tiro delle precedneti, mi preme sottolineare come questi brani si presentino bene su cd, ma probabilmente in sede live diventeranno dei veri cavalli di battaglia che faranno guadagnare nuovi consensi ai Fire Trails. Il primo inedito è “Movin’soul” una track molto legata al classico trademark del gruppo già descritto sopra, possiede un ottimo refrain nel ritornello e si basa sul solito ottimo alternarsi di riff trascinanti e azzeccati, le linee vocali sono marchiate a fuoco dal timbro di Scotto che ancora oggi rappresenta un vero riferimento per tutti gli aspiranti metal singer italiani. Anche “Going on” è inedita, e mi pare maggiormente incentrata sul ritornello, sebbene più rock-oriented il brano non snatura la potenza del disco anzi ne aumenta il potenziale riscontro sul pubblico, qui potrei chiamare in causa altisonanti paragoni ma non mi pare che i Fire Trails ne abbiano bisogno. Un vero metal anthem “We want live with rock and roll” ripresa da “Metal rock” è semplicemente il brano che può consacrare il nome di una band sull’altare della storia del metal, io francamente non mi permetto di commentare una tale prova di classe. Con “Get up shake up” ripescata da “A race with the devil” i nostri ci riportano all’heavy-rock che tano amano, anche qui possiamo contare su un ritornello incredibile che coinvolge già dal primo ascolto, poi gli ottimi riff dal vago sapore blues fanno il resto. La successiva “Streets of danger” da “Game over” riporta il disco su lidi più prettamente metal con il suo incedere motociclistico e con un mood generale molto frontale e sfacciato, il gruppo riesce a mescolare con perizia la tecnica e l’emozione in un brano vibrante e potente. Sul medesimo binario viaggia la successiva “don’t be looking back” da “A race with the devil” mentre “Arms in the air” si snoda in una serie di riff dal fortissimo impatto sull’ascoltatore riportando i Fire Trails alla corte del metal americano degli anni che furono. “Wild horse” è un nuovo inedito che non riserva particolari cambiamenti anzi si piazza con autorità tra i brani più frontali del disco, anche qui bisogna considerare il potenziale live del pezzo che ne aumenta certamente il valore. Il cd si chiude con “Fire trails” che in questa nuova veste rappresenta la bandiera del gruppo e non smentisce minimamente quanto detto fin qui, ragazzi che disco.
Non aggiungo altro a quanto scritto fin qui, solo una nota, molte band italiane oggi si dicono detentrici di una tradizione e di una scena, ma di fronte a questi Fire Trails e alla loro storia bisogna inchinarsi tutti quanti.
1. Run too fast (da “BORN TO FIGHT” – 1986)
2. On fire (da “METAL ROCK” – 1982)
3. Too young to die (da “GAME OVER” – 1984)
4. Movin’ soul
5. Going on
6. We want live with the rock & roll (da “METAL ROCK” – 1982)
7. Get up shake up (da “A RACE WITH THE DEVIL” – 1983)
8. Streets of danger (da “GAME OVER” – 1984)
9. Don’t be looking back (da “A RACE WITH THE DEVIL” – 1983)
10. Arms in the air (da “BORN TO FIGHT” – 1986)
11. Wild horse
12. Fire trails (da “A RACE WITH THE DEVIL” – 1983)