Recensione: Victims Of Circumstances

Di Alex Casiddu - 28 Maggio 2013 - 0:01
Victims Of Circumstances
Band: Redrum
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2013
Nazione:
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77

Il 2013 segna il ritorno dei greci Redrum, discepoli dell’hard rock melodico e forti del nuovo “Victims Of Circumstances”: ultima fatica discografica che si farà apprezzare dai fan di Bonfire, Danger Danger e Gotthard.
La band di Salonicco si è fatta attendere sei anni – il debutto “No Turning Back” è datato 2007 – ma, stavolta più che mai, l’attesa è ampiamente ripagata da un lavoro ben composto, suonato e prodotto.
I membri fondatori, nonché chitarristi, Athan Kazakis e Panos Baxevanis fanno centro, anche se gran parte del merito va attribuito alla voce di Michael Bormann – già dietro al microfono di Jaded Heart e Bonfire – che eleva ad un livello superiore ogni canzone: a conti fatti il vero punto di forza di questo progetto.

Il trascurabile intro “One Of Us”, introduce la rocciosa “Scream”, mid-tempo cadenzato e sorretto dai riff delle due chitarre, incessanti come un esercito in marcia.
Dopo un inizio heavy, “You Can Buy No Hero” è il brano che non ti aspetti: le sonorità si fanno più melodiche lambendo lidi Aor e facendoci apprezzare l’enorme versatilità dell’ugola tedesca.
I vocalizzi di Bormann si fanno suadenti, legandosi alla perfezione col ritornello, per offrire uno dei migliori episodi dell’intero album.
Un intro di chitarra bonjoviano introduce “Dust In Your Eyes”, traccia dalle molteplici sfaccettature: rock, blues e parti sinfoniche si fondono magistralmente, il tutto – inutile dirlo –  sempre esaltato dall’interprete vocale, qui molto vicino stilisticamente al compianto Steve Lee.
L’intro acustico di “Empty Promises” prelude alla prima ballad, che in realtà una volta decollata, si trasforma in una rock song dal sapore americano: capace, grazie al connubio melodia/ritornello, di teletrasportarci ai fasti hard rock di qualche decade fa.

Da annotare è l’assenza di particolari virtuosismi; peculiarità che rende ancora più apprezzabile il lavoro della band nel comporre canzoni che “badano al sodo”.
Oggi, si assiste sempre più, a musicisti intenti a colmare le proprie lacune con assolo appariscenti, tastiere fin troppo invadenti e sfuriate di basso e batteria.
In questo prodotto, vista la discrezione con cui ogni strumento mantiene il proprio ruolo, troverete poco, se non addirittura nulla, di tutto questo.
Quando le parti solistiche fanno capolino facendosi più marcate – “Pokerface” e “Dirty White Boy” – se ne apprezza lo stile e il feeling nell’esecuzione, sempre ordinato e mai sopra le righe, a conferma di quanto detto in precedenza.
“Mother I’m Coming Home” è la classica ballatona: l’ugola di Bormann trasmette romanticismo, aumentando il pathos col trascorrere dei minuti, fino all’emozionante assolo di chitarra: episodio anch’esso da annoverare tra i must dell’intero lavoro.
L’ascolto continua con una manciata di brani abbastanza scontati e di maniera, cosa tutto sommato perdonabile, visto il buon livello di quanto proposto finora.
L’ultimo sussulto giunge nel finale, con la cover di John Farnham “You’re The Voice”, quasi un’ autocelebrazione per il singer teutonico; assolutamente meritata visto il fondamentale contributo all’interno dei Redrum.

Per concludere: è innegabile come sia stata proprio la presenza di Bormann ad aver fatto guadagnare credibilità agli ellenici; meritandosi recensioni positive dalla stampa e dando loro, nel corso degli anni, la possibilità di salire sugli stessi palchi di Bonfire, Tyketto, Krokus o Europe.
In questa proposta hard rock melodica di matrice 80’s, chiaramente non troverete nulla di innovativo o sconvolgente: ma se vi annoverate tra gli estimatori dell’eleganza e della pulizia del suono, e unite il tutto ad una delle migliori voci melodic rock in circolazione, i Redrum e “Victims Of Circumstances” non possono che fare al caso vostro.

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