Recensione: We Only Die Once

Di Marco Catarzi - 20 Maggio 2021 - 7:27
We Only Die Once
Band: Septagon
Etichetta: Massacre Records
Genere: Heavy  Speed  Thrash 
Anno: 2021
Nazione:
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76

Dopo due full-length per la nostrana Cruz del Sur Music, per questo terzo album i Septagon approdano su Massacre Records. Fautori di un sound che unisce mirabilmente thrash, speed e metal classico, annoverano in formazione un cantante di primissimo livello, quel Markus Becker già frontman degli Atlantean Kodex, accanto al quale troviamo musicisti di esperienza coinvolti in realtà come Them e Lanfear.

Nella proposta del quintetto tedesco il riffing asciutto di Heathen, Forbidden e Metallica (periodo … and Justice for All) viene miscelato con melodie europee e una decisa carica speed. Rispetto ai platter precedenti, in We Only Die Once emerge una maggiore libertà nell’uso delle melodie, merito soprattutto del range vocale di Becker, capace di muoversi su più livelli, accompagnato con precisione dalle chitarre di Markus Ullrich e Stef Binnig-Gollub.

Nell’opener Demon Divine troviamo subito uno degli highlights del disco, con riff serrati e un superlativo stacco nel refrain, dove la prestazione al microfono si libera da vincoli di genere, affiancata da trascinanti intermezzi strumentali. La produzione evita di guardare al passato, ma anche di cadere in derive eccessivamente moderne, mantenendosi funzionale al tipo di sonorità proposte.

In The Rant si fa largo un’inaspettata ascendenza di scuola Megadeth, per un pezzo veloce, caratterizzato dal contrasto tra strofa e armonie vocali. How To Kill The Boogeyman parte in maniera oscura, sfociando in un attacco thrash con l’aggressività che si scioglie nel ritornello. Il lavoro strumentale è solido ed efficace, sia nelle ritmiche, sia nelle parti soliste, portando il brano nei territori del power metal europeo più roccioso.

Alcune influenze Anthrax maggiormente presenti in passato rimangono nella title-track, con un muro sonoro potente, che trova l’ennesima apertura melodica nei cori. Brano dalla velocità sostenuta, perfetto per le performance live.

Col procedere della scaletta nella proposta dei Septagon trova sempre più spazio la componente classic metal (con alcuni tratti power). In Vendetta e Head Held High le melodie diventano dominanti, tra sfuriate speed e passaggi più ampi. La voce di Becker sale di tono su Gardens Of Madness, la canzone più lunga ed elaborata del lotto, con assoli senza freno e ottimi arrangiamenti.

Il marchio di fabbrica fatto di riffing veloce e melodico e di refrain efficaci contraddistingue anche Decision Day e Strange Times, mentre l’anima thrash torna in Ekke Nekkepenn, dal piglio oscuro e con parti vocali in stile Belladonna, perfetta conclusione di un ottimo album.

We Only Die Once è un disco che inizialmente colpisce per compattezza, ma che con l’aumentare degli ascolti mostra sfumature pregevoli, grazie a musicisti di indubbie capacità e a un Markus Becker sugli scudi. Per coloro che amano le correnti metal nate a partire dagli anni Novanta un platter di questo tipo apparirà decisamente anacronistico, ma chi ha il cuore rivolto al magico decennio precedente troverà nei vari pezzi un’energia degna dei tempi migliori.

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