Recensione: Welcome To Salem

Di Roberto Castellucci - 19 Settembre 2022 - 8:00
Welcome To Salem
Band: Hexing
Etichetta: WormHoleDeath
Genere: Thrash 
Anno: 2022
Nazione:
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69

Mai giudicare un libro dalla sua copertina, dicono nei paesi anglosassoni. L’equivalente espressione italiana, l’abito non fa il monaco, a tutti gli effetti poco si adatta ad essere usata in ambito Heavy Metal, considerando la massiccia presenza di satanassi e croci rovesciate sulle illustrazioni di dischi, magliette e merchandise vario. Sarò sincero: il monicker degli Hexing, con quelle mazze chiodate messe a supporto della X, e soprattutto titoli di canzoni come la title track, “Servants Of Belial” e “Whore Of Babylon” mi hanno inizialmente tratto in inganno. Superato il momentaneo stupore dovuto alla giovanissima età dei cinque componenti, prima di iniziare l’ascolto di “Welcome To Salem”, ho cercato di indovinare quale stile musicale fosse stato scelto dal gruppo, finendo per immaginare una serie di brani Speed Metal dai ritmi velocissimi e ricchi di contenuti mefistofelici. Per l’ennesima volta, da quando ascolto Metal e affini, i miei pregiudizi sono stati smontati in pochi secondi!

E’ pur vero che recentemente mi sono imbattuto in diverse bands composte da ragazzotti dalle barbe ancora molto rade, pischelli che suonano come se gli anni ’80 dello Speed e del Thrash Metal primigenio non fossero mai finiti. Il Lettore incuriosito, desideroso di allargare i propri orizzonti musicali, può andare a rintracciare gruppi come Eternal Evil Sarcator, che insieme a molti altri artisti provenienti da ogni parte del globo hanno riportato in auge sonorità sulfuree tipiche del Metal di una quarantina di anni fa. Ormai convinto di aver previsto ciò che avrei trovato dopo la pressione del tasto play, ho iniziato la riproduzione del disco di debutto degli Hexing…e sono stato catapultato in piena Bay Area di San Francisco. Sin dalle prime note di “Welcome To Salem”, infatti, appare chiaro come i nostri Hexing, alla faccia della loro origine finlandese e in barba ai ‘vicini di casa’ scandinavi citati poche righe fa, abbiano evidentemente consumato i solchi degli album classici di Testament e Metallica, facendo di dischi epocali come “The Legacy” e “Master Of Puppets” la loro maggior fonte di ispirazione. Basta ascoltare brani come le succitate “Servants Of Belial” e “Whore Of Babylon” per cogliere al volo queste illustri influenze: le canzoni pescano a piene mani dalla produzione Thrash californiana di metà anni’80, unendo la furia di “Over The Wall” dei Testament a passaggi capaci di evocare le solenni atmosfere di “Welcome Home (Sanitarium)” e di “Master Of Puppets”, intramontabili capolavori dei Four Horsemen.

Facciamo attenzione però a non bollare il lavoro degli Hexing come una semplice scopiazzatura. Ascoltando le canzoni che compongono “Welcome To Salem” ci si accorge di come la rosa delle influenze musicali elaborata dal quintetto sia più ampia di quanto sembri; talvolta si tratta di sonorità vicine al Crossover Thrash, come accade ad esempio in certi momenti più cadenzati della title track e nel brano “Death May Die”, mentre in altre occasioni, lungo i 37 minuti di durata dell’album, si riesce addirittura a percepire una sottile linea rossa di miasmi propri del Death Metal. Responsabili di queste incursioni al confine con il Death sono soprattutto la cavernosa e versatile voce del bravo Riku Siisiäinen, incredibilmente giovane e talentuoso, nonché molti elementi disseminati fra le varie tracce: si veda ad esempio il bridge a un passo dal Doom posizionato nella seconda metà di “Scream”, una delle tracce più devastanti del disco, oppure il lento e soffocante incipit di “Shutdown Brain”, accompagnato, appesantito e valorizzato proprio dai ringhi gutturali del cantante. Queste sporadiche ‘variazioni sul tema’ contribuiscono a rendere interessante l’esperienza di ascolto; in quanto a personalità e originalità, però, gli Hexing hanno evidentemente ancora un po’ di strada da fare. La lezione impartita dai classici è stata assimilata bene e i ragazzi, pur essendo poco più che adolescenti, hanno immagazzinato una buona dose di sana incazzatura, veicolata perfettamente dalle 10 aggressive tracce di “Welcome To Salem”. La godibilità dell’album viene inoltre garantita da una produzione molto efficace; l’alta qualità della riproduzione dei suoni rafforza la bontà del materiale artistico, anche là dove i riff di chitarra e i passaggi in crescendo richiamano con chiarezza le intuizioni di Exodus, Megadeth e compagnia bella. In definitiva, “Welcome To Salem” riserva a tutti coloro che vorranno ascoltarlo una quarantina di piacevoli minuti; aspettiamo nel frattempo al varco gli Hexing perché, con un disco di debutto così, le premesse per un ritorno ‘col botto’ ci sono tutte…buon ascolto!

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