Recensione: Wings Of Madness
Dalla Norvegia arriva il secondo disco a firma Zeno Morf e si distanzia dal precedente di un solo anno, nonostante questa band sia attiva da quasi 25 stagioni. Risale infatti al 1987 l’anno di fondazione del gruppo, il quale solo nel 2009 ha realizzato il proposito di incidere il proprio debutto omonimo e che oggi si ripresenta sulle scene con un secondo album nel quale ripropone senza troppi fronzoli quanto detto sinora.
Facendo un salto indietro nel tempo, i cambi di lineup (transitano nelle fila del quintetto anche membri degli Enslaved e degli Evig Natt) ed una fortuna che sembra aver guardato biecamente altrove, hanno relegato nell’underground più fitto gli autori del presente Wings Of Madness. Eppure se questa band non ha avuto gli onori e la gloria che sono stati riservati a tantissimi connazionali, un motivo c’è e va ricercato in una proposta a tratti decisamente immatura.
Ma procediamo con ordine partendo dall’impatto iniziale: gli Zeno Morf suonano un heavy metal dal forte accento power e con reminiscenze che sfiorano la scuola statunitense, quindi con diversi riff che si spostano verso coordinate quasi thrash. In generale la tecnica strumentale messa in piazza dal quintetto è buona, particolarmente i giri di basso risultano decisamente fantasiosi e mai banali, però il sound globale del disco risente di una produzione non troppo all’altezza e di un cantato mai veramente incisivo e dinamico come dovrebbe.
Entrando nel dettaglio, la classica intro conduce al primo brano vero e proprio di Wings Of Madness, cioè Riding The Tundra, pezzo che in effetti non presenta grandissimi colpi di scena rispetto a quelli che sono i canoni stilistici del genere proposto dal gruppo. Si prosegue con la titletrack, un mid tempo quadrato e piuttosto marziale con qualche intuizione buona a livello di linee vocali, ma nulla più.
Requiem presenta invece una parte strumentale che si staglia come tra le migliori del disco, ma con una linea vocale assolutamente inadatta ad un pezzo di tale caratura e che quindi fa sprofondare il tutto nell’anonimato. World Of Sorrow ha un break centrale che ricorda molto da vicino i Maiden del periodo del pluri-criticato The X Factor e la strumentale Badgers In The Attic risulta un po’ fine a sé stessa senza aggiungere nulla di significativo all’economia dell’album. Si passa quasi al thrash con Suburban Warrior, track veloce caratterizzata da un riffing al vetriolo, ma che, nonostante gli sforzi profusi, non riesce ad ingranare veramente la marcia ed a rimanere in testa a lungo. Attorno alle medesime coordinate si muove System Of Arrogance, caratterizzato da un bellissimo assolo di basso ad opera di Johnny Soerensen, vero e proprio valore aggiunto del gruppo.
Pleasure And Pain chiude la seconda opera a firma Zeno Morf tramite un brano ancora una volta volutamente maideniano e che lascia l’amaro in bocca per un lavoro che avrebbe potuto essere decisamente migliore.
In effetti Wings Of Madness promette moltissimo, ma mantiene poco, merito di suoni non certo ottimali, di un singer in possesso di una timbrica poco valorizzata dai pezzi e da un songwriting poco incisivo e dinamico. L’effetto prodotto dal lavoro degli Zeno Morf è quello di un lotto di pezzi che stancamente si trascinano per quasi 50 minuti e, se arrivare alla fine dell’ascolto è impresa fattibile, premere nuovamente il tasto play è cosa per pochi. Malgrado qualche spunto interessante, si può quindi passare oltre in quanto l’album in questione difficilmente rientrerà nella playlist dei classici immortali dell’heavy metal.
Andrea Rodella
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Tracklist:
1 – Northern Rage
2 – Riding the Tundra
3 – Wings of Madness
4 – Requiem
5 – World of Sorrow
6 – Into the Fire
7 – Back on your Feet
8 – Badgers in the Attic
9 – Suburban Warrior
10 – Tyrant of Extinction
11 – System of Arrogance
12 – Pleasure and Pain
Durata: 49:53 min.
Lineup:
Terje – Vocals
Erik Westerlund – Guitar
Frode – Guitar
Johnny Soerensen – Bass
Trygve – Drums