Recensione: Won’t Get Out Alive, Waysted Volume One (1983-1986) 4CD Box Set

Di Stefano Ricetti - 26 Maggio 2024 - 8:30

Non so se sia capitato anche a voi, probabilmente sì, ma talvolta avviene di associare una band a un’immagine o a una foto che ci ha particolarmente colpito, o più semplicemente perché uscita particolarmente bene. Mi riferisco a quella dell’iconico cantante dei Waysted, Fin – all’anagrafe scozzese Ian Muir – immortalato in un bellissimo scatto poi finito in quegli adesivi sdoppiati che per un certo periodo albergavano all’interno della storica rivista H/M.

I Waysted segnarono, a proprio modo, le sorti della storia della musica dura britannica attraverso una prima fase di carriera dai risultati piuttosto ordinari e una seconda nella quale finalmente riuscirono a raccogliere almeno un po’ dei frutti di quello che avevano pazientemente seminato, ammorbidendo il loro approccio. Questa, in sintesi massima, la traiettoria fra il 1983 e il 1986 del gruppo fondato da Pete Way, purtroppo poi mancato nell’agosto del 2020, a settant’anni di età.

Nel 1982, a quel punto a tutti gli effetti divenuto l’ex bassista degli Ufo, la sua precedente band di cui era co-fondatore, Way pose le basi per il progetto Waysted che prese forma l’anno successivo radunando al proprio capezzale il cantante Fin, Ronnie Kayfield alla chitarra, Frank Noon alla batteria e il vecchio sodale Paul Raymond alla sei corde ritmica e alle tastiere. Nel periodo di interregno Pete vide naufragare i Fastway allestiti con l’ex Motorhead “Fast” Eddie Clarke per meri motivi contrattuali e si consolò suonando in tour con l’Ozzy Osbourne solista durante le sue scorribande lungo l’Europa.

Il primo album ufficiale dei Waysted fu Vices, dalla copertina particolarmente ficcante, del 1983. Nel 1984 seguì il mini intitolato semplicemente Waysted e il suggello in termini live avvenne con You Won’t Get Out Alive, catturato durante una loro performance a Cardiff e ricomprendente, non a caso, anche dei classici degli Ufo quali “Only You Can Rock Me” e “Too Hot To Handle”. Situazione pressoché inevitabile nel momento in cui la line-up di quel periodo schierava Paul “Tonka” Chapman alla chitarra e Andy Parker alla batteria, fondatore proprio degli Ufo.

Come si era usi fare negli anni Ottanta, anche i Waysted a livello di prolificità dicevano la loro, infatti nel 1985 seguì The Good The Bad The Waysted con Jerry Shirley degli Humble Pie alla batteria, Jimmy Dilella alle tastiere e nel 1986 fu la volta di Save Your Prayers, disco che segnò l’ingresso del nuovo cantante (Danny Vaughn) al posto di Fin mentre alla batteria si avvicendò John Diteodoro. Di lì a poco, però, la band si sciolse, per poi riprendere slancio negli anni duemila, con alterne fortune.

Come spesso accade ultimamente, l’etichetta Hear No Evil, sussidiaria della Cherry Red Records ha compiuto per i Waysted un’operazione analoga a quella portata a termine per altre compagini hard rock e  heavy metal del passato radunando in un solo cofanetto tutta quanta la produzione di un loro periodo, aggiungendovi qualche chicca supplementare sotto forma bonus track. Per i dettagli basta far riferimento alla lunga tracklist di questa stessa recensione.

Il titolo dell’operazione di recupero risponde al nome di Won’t Get Out Alive Waysted Volume One 1983 – 1986 e si accompagna a un libretto di ventiquattro pagine con l’intera storia – parecchio dettagliata – della band a firma Rich Davenport contenente anche interventi postumi dei vari componenti, molte foto delle diverse formazioni del gruppo e sul finale le note tecniche dei quattro Cd ricompresi all’interno del cofanetto.

Musicalmente si passa dall’heavy rock’n’roll ancora acerbo di Vices tipicamente influenzato dai suoni in voga nel periodo Nwobhm all’hard rock americaneggiante di Save Your Prayers – per lo scriba il disco migliore del lotto – attraversando le diverse fasi della prima parte della carriera dei Waysted, senza dubbio la più significativa della loro storia.

Probabilmente la premiata ditta Way & Co. si sarebbe meritata qualcosa di più, in termini di consenso, ma si sa come vanno le cose, nel music biz, spesso non basta scrivere pezzi killer quali “Love Loaded”, “Won’t Get Out Alive”, “The Price You Pay”, “Hang ‘Em High”, “Manuel”, “Heaven Tonight”, “Walls Fall Down”, “Out of Control” e andare in tour con Iron Maiden, Status Quo, Motley Crue e Ozzy Osbourne per aprirsi la strada del successo e i Waysted fecero quello che poterono, alla fine, riuscendo comunque a conquistarsi un posticino nel cuore di una quota parte degli appassionati della musica dura, quelli che sanno andare oltre le big band e derivati vari. Cosa non da poco, alla fine, a livello di soddisfazione.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

 

 

 

Ultimi album di Waysted