Recensione: World Of Tombs

World Of Tombs
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2014
Nazione:
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77

Gli Horned Almighty tornano all’assalto dopo quattro anni dal precedente “Necro Spirituals” del 2010.

Inizialmente pensati come side-project del cantante S. e del chitarrista Hellpig, ben presto divennero la band principale sulla quale investire e convogliare le forze. E dal duo iniziale furono reclutati Harm alla batteria e Haxen al basso per iniziare a mettersi in luce come una delle realtà più interessanti in ambito death/black metal.

Un blend tra i primi Celtic Frost, l’aggressività dei Discharge e i doom tipici degli Autopsy sono il materiale che ha forgiato lo stile della band, incentrato su un sound tipico del black metal ruvido d’inizi anni ‘90. E la cosa è particolarmente evidente nelle prime produzioni, mentre col tempo la band si è portata su un binario prettamente death, con vaghi sentori black al proprio interno, e il nuovo “World Of Tombs” è una pugnalata a sangue freddo, un disco possente, poco sperimentale, ma pieno di rabbia, energia e tanta passione, che, nonostante sia ancorato alla old-school, risulta allo stesso tempo avvincente e fresco.  

L“Intro” è come da tradizione uno spunto di riflessione su ‘e ora cosa accadrà?’, ed ecco che la title-track è una partenza a brucia pelo, che mette in contrapposizione la tradizione distruttiva con i tempi dispari e gli appigli melodici che si alternano a riff di stampo scandinavo. Buoni i cambi di tempo e tutto gira alla perfezione con un sound notevole e la voce di S. in prima linea a dar battaglia.

Il riff e la ritmica thrasheggiante di “Diabolical Engines Of Torment” cambiano momentaneamente rotta andando a spingere sull’acceleratore per tutta la sua durata, mettendo in buona luce la ritmica affidabile composta Haxen e Harm.

“Unpure Salvations” rallenta momentaneamente la furia cieca del quartetto danese, ma senza dare l’impressione di svuotare l’aria. Nonostante il metronomo sia sotto gli standard finora ascoltati, il sound risultante è di una band rodata e messa a puntino in ogni dettaglio, pronta a sputare in faccia accenni di old-school, ma con una grinta ed energia che hanno un loro fascino.

Il trittico “Plague Propaganda”, “Of Flesh And Darkness” e “This Unholy Dwelling” sono cavalcate di death metal purissimo 100%, spinte a mille dall’inizio alla fine, con pochi istanti di tregua creati da stop, ripartenze e tempi sottotempo, che comunque non scaricano mai l’atmosfera incendiaria che impone la band come ingrediente basilare.

“In Torture We Trust Pt.II” è un medium di quelli che dal vivo possono risultare fatali per il collo. C’è una carica nella sezione ritmica e nel riff ruvido e preciso della sei corde di Hellpig che riesce ad esser trascinante e non particolarmente scontato. Il brano si siede melodicamente su 6/8 nella parte centrale prima di scatenare la furia nel finale.

La voce di X rituona forte anche nel brano più lungo del disco, “Blessed By Foulness”, che si snoda in tre parti, con la sezione centrale più libera e più sostenuta che fa da contraltare alla prima in medium-time in cui la voce di X lavora in maniera ‘normale’, mentre interessante la terza parte slow/doom in cui sempre il vocalist si prodiga in ruggiti da inferi, con le chitarre atonali che lo aiutano nella discesa.

La conclusiva “Twisted Mass Of Burnt Decay” altri non è che la cover dei padri Autopsy, suonata in maniera aggressiva e assassina, con la quale i Nostri chiudono questo quinto disco.

Tirando le somme il disco è da gustare, con la band in ottima forma…che tiene alta la bandiera del death metal, quello vero, sincero, ruvido e sotterraneo.

Vittorio Sabelli

 

 

 

 

 

 

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