Vario

Dogma (tutta la band)

Di Daniele D'Adamo - 27 Marzo 2010 - 16:37
Dogma (tutta la band)

Dopo l’uscita sul mercato di Sound Therapy, primo album di una – si augura – lunga e feconda carriera, i ventimigliesi Dogma iniziano a tirare le prime somme. Benché giovani, i quattro componenti dimostrano di avere le idee ben chiare in testa, affrontando l’approccio alla musica con passione e professionalità. Questo nonostante in Italia ma soprattutto  nella provincia di Imperia si sappia che sarà praticamente impossibile vivere di solo metal, con la prospettiva quindi di una più che probabile emigrazione.
Ecco le loro impressioni in merito a questo aspetto specifico e, più in generale, sul “progetto Dogma”!  

 

Fra i tanti moniker che avreste potuto scegliere, ne avete deciso uno – Dogma – che identifica almeno una dozzina di gruppi metal, nel Mondo. Perché?

Iniziamo col ringraziare TrueMetal.it per l’attenzione nei nostri confronti. Per quanto riguarda la scelta del nome Dogma per noi è derivata dal fatto di aver preso una decisione tutti insieme, cioè suonare. È anche ispirato al film omonimo, una parodia sulla Chiesa di Kevin Smith. Da lì, oltre che a suonar bene come nome, sintetizza perfettamente l’importanza che ha questa band per noi.

Siete di Ventimiglia, nell’estremo Ponente ligure, ove la scena metal è inesistente (se si esclude Dario Mollo). Sapreste dire il perché?

Nella nostra zona parlare di scena è davvero dura… siamo poche band metal in una realtà di cover band e dj set. Il perché? Sinceramente non sappiamo dire un perché. È cosi come in tante altre città, pero è vero che in altri posti band metal vengono supportate e si supportano in modo ben diverso. Questo fa si che si possa creare una “scena metal” mentre qui abbiamo quasi sempre visto poca collaborazione tra band e poca disponibilità nelle strutture.

Come vi siete incontrati e perché avete deciso di formare una band proprio di metal?

L’incontro è avvenuto nel 2004 dopo che il batterista Simone scioglie gli Al’kolica, band crossover locale e chiama Sandro e Alberto, bassista e cantante degli Skizofrenia, seguiti poco dopo da Renzo, chitarrista degli stessi. Anche se chi più chi meno ci si conosceva già, sapevamo della passione per il metal che ci accomunava e da li e nato tutto. Metteteci anche un gran bisogno di  sfogare il nostro malumore e l’entusiasmo di essere un pugno in un occhio per questa città dove band di metal estremo non si sono mai viste.
La band inizialmente era formata da sei elementi poi le divergenze musicali e non solo si sono fatte sentire la band e rimasta composta dagli “attuali” componenti: Simo, Sandro, Alberto e Renzo.

Nella desolazione intemelia, siete riusciti comunque ad emergere. Come avete fatto? Ma, soprattutto, come siete arrivati al contratto con la label inglese Copro Records?

Dobbiamo ringraziare Copro Records e la Casket Music per aver creduto in noi e averci dato l’opportunità di incidere “Sound Therapy”. Il contatto è avvenuto tramite MySpace dove hanno ascoltato i nostri promo, hanno apprezzato e ci hanno contattati. Anche perché solo così una band (soprattutto se di Ventimiglia) può attirare l’attenzione su di se, non certo perché vieni da una zona dove sfornano ogni settimana band metal.

Come vi siete trovati nel periodo passato negli studi londinesi per registrare “Sound Therapy”?

Dando per scontato che è stata un’esperienza fantastica e indimenticabile, ognuno di noi la porterà dentro per sempre. Questa esperienza ci ha fatto crescere musicalmente, grazie all’incontro e al lavoro con professionisti come Nick Hemingway, engineered produced dei Philia Studios di Henley (U.K.), col quale abbiamo lavorato al nostro “Sound Therapy”. Lavorare con lui è stato fondamentale per la nostra crescita e per la riuscita del disco. Citiamo anche Mike Prior, Josè Griffin e Ryan Barlow, che hanno reso possibile tutto ciò. Siamo stati alla grande sotto tutti i punti di vita, sia umani che professionali e per la prima volta possiamo dire di aver lavorato a grandi livelli con persone davvero competenti. Auguriamo a tutte le band che ci credono di poter fare la nostra stessa esperienza, perché ritrovarsi in Inghilterra con la tua band a registrare un disco crea un legame tra i componenti incomparabile! Non potevamo chiedere di meglio.

Siete una band formata da quattro elementi: come vi dividete il songwriting (musica e testi)?

Generalmente la creazione di un nostro brano comincia da una bozza di riff portata solitamente dal nostro chitarrista, ma il lavoro maggiore viene svolto in sala prove provando diverse soluzioni ritmiche e una linea di basso adeguata. Da lì in poi il brano è in continua evoluzione e non ci poniamo nessun limite di tempo nel giudicare un pezzo finito. Una volta identificate le varie strofe e ritornelli cominciamo a tirare giù delle idee per il cantato, molte volte occupiamo una intera sessione di prove a questo. Le idee dei nostri testi possono arrivare da qualsiasi componente della band.

A proposito, che tematiche avete affrontato in “Sound Therapy”? E l’artwork, ha un significato particolare?

Partendo dal fatto che i testi e l’artwork non hanno un legame particolare possiamo dire che il titolo “Sound Therapy” ha più legame con la copertina. La musica è terapia e per questo ti diciamo: “se noi non avessimo suonato, forse non ci saremmo piaciuti come persone” e quindi per noi la musica è stata terapia e da qui ecco perché “Sound Therapy”. La sedia a rotelle non a caso era all’interno di  un manicomio criminale, luogo ove la “terapia” non era certo la musica… Abbiamo pensato che il contrasto tra titolo e copertina potesse funzionare e siamo pienamente  convinti della scelta fatta. Le tematiche di quasi tutti i testi hanno in comune alla base uno stato di malessere dove si cerca una terapia o un qualsiasi modo per trovare una via di uscita. Trattiamo argomenti come guerra, suicidi e inadeguatezza di questa società. Per esempio, un’eccezione può essere invece “Death Meta(l)”, pezzo dove parliamo di rugby, sport violentissimo ma corretto che si accosta a pennello alle sonorità violente del metal.

Nonostante siate giovani, il sound dell’album sa di old school death. Ciò dipende dalle vostre inclinazioni oppure è una scelta fatta a tavolino?

È ovvio dire che le nostre maggiori influenze arrivano dalle grandi band del palcoscenico metal tra gli anni ’80 e ’90: Diciamo un po’ tutta la scena della Bay Area a cui siamo spesso accostati nelle tante recensioni di “Sound Therapy”, ma anche da band più recenti come Trivium, Slipknot, Children Of Bodom. Nessuna nostra scelta è stata presa a tavolino: abbiamo sempre seguito il nostro istinto.

Come considerate il risultato finale del full-length? Ha avuto un buon riscontro sia di critiche che di vendite?

Le recensioni di “Sound Therapy” per ora sono state tutte positive; tanto e vero che abbiamo avuto l’opportunità come con voi di fare anche delle interviste. Per quanto riguarda le vendite è ancora presto per fare un bilancio. Ricordiamo che è un lavoro puntato più sul promuovere la band che non sul numero di vendite. Le considerazione finali sull’album? Possiamo ritenerci soddisfatti. Sappiamo di aver dato tutto ma bisogna maturare ancora.

Avete in programma qualche show per promuoverlo?

Certamente si! È la cosa a cui puntiamo in questo momento. Però ora all’interno delle band vi sono alcune problematiche che ci impediscono di esibirci live, ma tra non molto, quando le cose saranno sistemate, la band riprenderà a fare concerti. Siamo in contatto con diversi locali e festival sparsi per l’Italia: gli show della band verranno comunicati tramite il nostro MySpace.

A proposito di live, la povertà della richiesta nella provincia di Imperia suppongo non faciliti la vostra attività in questo settore. Avete intenzione di viaggiare o di spostarvi verso destinazioni più idonee (Nord Italia, Europa, ecc.)?

Come già detto sono in programma alcune date, ovviamente non nella nostra città a parte il solito locale dell’amico che ci fa suonare quella volta all’anno (grazie “Mako”!); ma dobbiamo essere sinceri non ce ne frega niente di suonare a Ventimiglia anche perché le poche volte che ci abbiamo provato ci son stati sempre problemi. Per quanto riguarda uscire dall’Italia, è un nostro progetto a cui teniamo molto, ma per questo c’è ancora tempo.

Come conciliate l’attività musicale con le vostre vite private?

La band prova due volte alla settimana. Nel periodo che precede un live anche tre, nonostante gli impegni lavorativi e non (prove o concerti con altre band) riusciamo a mantenere costanza nelle prove.

Avete già programmato qualcosa, per il futuro dei Dogma?

Sinceramente non sappiamo cosa ci riserverà il futuro… ma una cosa è certa: vogliamo portare avanti questo progetto con nuovi stimoli; il che vuol dire che nei nostri piani c’è anche la realizzazione di un secondo disco, che si dovrà distinguere da “Sound Therapy” e fare quel salto di qualità che solo maturando puoi fare.

Per chiudere l’intervista, urlate qualcosa ai lettori di TrueMetal.it, per favore!

A tutti i lettori di TrueMetal.it: BUON SOUND THERAPY A TUTTI METALLARACCI!!!!! E GRAZIE ANCORA TRUEMETAL!!!!!