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Behemoth (Tomasz ‘Orion’ Wróblewski)

Di - 1 Luglio 2010 - 8:35
Behemoth (Tomasz ‘Orion’ Wróblewski)

Dopo circa un’ora dalla fine del concerto al Gods of Metal 2010, tempo per lavarsi e dissetarsi, i Behemoth si presentano a noi giornalisti per le interviste programmate dall’etichetta. Ci capita Tomasz ‘Orion’ Wróblewski, gigantesco e cordiale bassista del trio polacco. S’è parlato naturalmente di musica a 360° ovvero dell’importanza della stessa nella società attuale nonché dell’ultima fatica discografica uscita lo scorso anno.
Pochi convenevoli dato l’esiguo del tempo a disposizione! Siamo andati dritti al sodo affrontando la questione “Evangelion”, ultimo full-length uscito nel 2009 via Nuclear Blast Records…

“Evangelion” nasce dall’esigenza di trasmettere un messaggio e non ha nulla a che fare con la religione, anche se i più hanno pensato il contrario. Qui non c’è alcun riferimento ai testi sacri dell’antichità. Paradossalmente, in questo album parliamo delle nostre idee, poniamo al centro dell’universo i nostri desideri e non ci curiamo di chi ritiene che la nostra libertà, il nostro modo di intendere il messaggio della musica, possa scontrarsi contro le dottrine o con le correnti filosofiche imposte. Siamo uomini nati per pensare e pensiamo.

A livello di feeling, quali ritieni siano le principali differenze tra il vostro penultimo disco “The Apostasy” e questo “Evangelion”?
 
Una domanda più facile non te l’eri preparata? Guarda, ritengo “Evangelion” di livello superiore. È un disco più omogeneo, ha maggior personalità ed è curato fino all’ultimo elemento che lo caratterizza, songwriting e suoni. A differenza del passato abbiamo calcato un po’ la mano sui sample perchè era importante che emergessero certe atmosfere rappresentanti le nostre sensazioni, quello che provavamo nel momento in cui partorivamo tutte le idee del disco. Volevamo che ci rappresentasse in tutto e per tutto.
 
Una produzione esageratamente curata può offuscare l’anima che si cela dietro i brani? All’origine dei tempi il death metal suonava tutto meno che pulito ed ha segnato uno dei più brillanti periodi produttivi della musica estrema…
 
Sì hai ragione, se mal dosata, una produzione troppo asettica può portare più svantaggi che vantaggi, ma sappiamo che ogni volta che saliamo on-stage le cose cambiano. Cerchiamo di riprodurre tutto quanto, ma la parte interpretativa poi prende il sopravvento su tutto il resto. Un conto è ascoltare un disco a casa, un altro è il confonto live tra band e pubblico. Usiamo i sample, ma il risultato è ovviamente diverso. Noi cerchiamo di non snaturare noi stessi, sia su disco, sia dal vivo.
 
Non tutte le persone si preoccupano di leggere i testi. Cosa narra “Evangelion”?
 
Del male dei giorni nostri. Come ti ho accennato prima, parla di noi e di come ci rapportiamo al mondo che ci circonda. Personalmente ho cercato di portare nei testi la mia concezione dell’essere. Io vedo Dio in tutto ciò che mi circonda, non lo vedo assoltuamente in testi o dottrine. Certe volte questo mi irrita, immaginare che qualcuno possa prendere alla lettera tutto ciò che gli viene detto nella vita. Questo è ciò che ho cercato di portare nei testi.
 
 
Come sono andate le vendite del disco? Soddisfatti?
 
Impressionati! “Evangelion” ha venduto tantissimo, …se ti dico il triplo di “The Apostasy” mi credi? Siamo davvero molto soddisfatti del lavoro svolto e di quanto la gente l’abbia apprezzato. Ora raccogliamo i frutti di tutta questa fatica.
 
Adoro sondare la storia di un musicista per capire bene quali sono state le ispirazioni e le passioni musicali di gioventù. Pongo quindi a te una domanda: potresti dirci quali sono stati i gruppi che più hai amato da ragazzino?
 
Ho amato la scena thrash metal della bay area, in particolare Slayer, Testament, Metallica ed Exodus, le classiche band che hanno fatto la storia. Ho vissuto la nascita del death metal. Era difficile trovarli, ma quando mi capitavano per le mani i dischi delle death metal band della Florida era sempre motivo di nuove ispirazioni, restavo veramente affascinato. Quando poi è arrivato il periodo del black metal mi sono legato fortemente a quanto prodotto da Mayhem e Darkthrone, specialmente in classici di inizio carriera. Fuori dal campo metal adoro i Killing Joke e ascolto molto alternative rock.
 
Quali sono invece quelle che al momento prediligi e perché?
 
Non vorrei far torti e quindi ti rispondo che adoro la mia seconda band, i Black River. E mi piace un sacco il loro ultimo disco “Black’n’Roll”. A parte scherzi, con loro mi diverto molto. È la mia seconda dimensione musicale dato che suoniamo qualcosa di diverso rispetto ai Behemoth.
 
Data la particolare ispirazione che contraddistingue la vostra rilevante produzione discografica, avete già qualcosa di nuovo in cantiere?
 
No, nulla. Ora siamo concentrati sulle date del tour in corso. Ne abbiamo fino a fine estate e per dare il massimo non dobbiamo pensare a null’altro.

In questo difficile momento storico ed economico, quanto ritieni sia importante la musica? Prima parlavamo di thrash metal; tale corrente musicale, nel corso degli anni ottanta, ha spostato l’attenzione di molti sui problemi sociali…
 
La musica deve avere questa missione. Deve stimolare il pensiero, deve permettere all’artista di comunicare un messaggio. Sta poi al singolo musicista voler dire qualcosa di importante o di frivolo. Come ti ho detto prima, noi parliamo delle nostre idee, ma non le vogliamo imporre. Magari un giorno qualcuno prenderà spunto da queste considerazioni, qualcun altro ci darà invece dei grattacapi…
 
Grazie per la chiaccherata, qui oggi si fa tutto di corsa, ora vado, ma lascio a te i saluti per i nostri lettori di TrueMetal.it…
 
Grazie a te, grazie a TrueMetal.it e a tutti voi che leggerete questa intervista. Un grazie a chi ha comprato il nostro disco e ci segue ai concerti. Non mollate.
 
Nicola Furlan