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Blind Guardian (Hansi Kürsch)

Di - 28 Luglio 2010 - 21:09
Blind Guardian (Hansi Kürsch)

Che dire, che ancora non sia stato detto, di questo adorabile signore che risponde al nome di Hansi Kürsch: un gentiluomo d’altri tempi, una persona squisita, il cicerone perfetto per un viaggio tra vecchi e nuovi Blind Guardian, in una chiaccherata che regala diversi aneddoti dei vecchi tempi ma anche tante riflessioni sul nuovo At the Edge of Time. Poi letteratura, musica, concerti, il progetto orchestrale, anticipazioni sulla nuova scaletta e tanto altro…

Buona lettura.

Hansi come stai e come vanno le cose nella famiglia Blind Guardian?

Stiamo tutti bene. Veramente molto impegnati ma non possiamo davvero lamentarci.

Partiamo subito con il disco nuovo, At the Edge of Time. A inizio anno avevate annunciato che il disco sarebbe stato composto da 8 o 9 tracce. Nell’edizione finale ne troviamo 10. Cosa è successo? Pensavate di tenere qualcosa da parte per un singolo? Problemi particolari con qualcuno dei brani?

No niente piani di questo tipo. Durate la registrazione e produzione non eravamo pienamente convinti di due dei pezzi che oggi sono nell’album. Eravamo ancora a tracce demo quindi ancora molto grezze e incomplete. Poi, con il passare del tempo, giorno dopo giorno queste due tracce sono migliorate raggiungendo lo stesso livello delle altre e quindi abbiamo deciso di includerle.

Posso chiederti quali sono i due pezzi in questione?

La prima è Valkyries la seconda War of the Thrones.

Meno male che avete cambiato idea visto che al momento War of the Thrones è la mia preferita del disco. La trovo un pezzo molto interessante, molto diverso dai Blind Guardian più classici e anche piuttosto lontano dagli altri pezzi del disco. Il ritornello è sublime e trovo le linee di pianoforte un elemento vincente del pezzo.

Sì è il brano più atipico. Non credo in precedenza avessimo mai provato nulla di simile, nemmeno con The Elder. I brani di At the Edge of Time sono epici, pomposi oppure veloci e diretti come A Voice in the Dark o Tanelorn. War of the Thrones era nata come episodio acustico poi una volta che abbiamo cominciato a lavorarci sopra abbiamo capito che poteva diventare un momento di connessione tra i due aspetti dell’album e l’abbiamo sviluppata in quella direzione. Sul singolo troverai la versione acustica.

Questa è una piccola sorpresa: io pensavo la versione sul singolo sarebbe stata più dura, più veloce…

No sarà una versione acustica più vicina all’idea originale del brano di quanto lo sia quella che trovi nell’album.

La più grossa delle sorprese di questo At the Edge of Time è a mio modo di vedere proprio l’uso abbastanza massiccio del Piano che non è esattamente un elemento tipico della musica dei Blind Guardian. Come mai questa scelta piuttosto inaspettata?

Abbiamo lavorato e cambiato idea moltissimo sui pezzi. Abbiamo tentato moltissime varianti e ci siamo trovati a utilizzare il piano molto spesso per creare una connessione tra il lato melodico e quello più epico, come è successo per War of the Thrones. Abbiamo visto che aveva un impatto positivo su alcuni pezzi e lo abbiamo inserito. Non è stata una scelta fatta all’inizio delle sessioni ma un qualcosa che si è sviluppato durante la stesura e registrazione dei pezzi.

Come vi siete comportati per il songwriting? Avete composto su chitarra e poi trasposto o vi siete affidati a musicisti diversi per gli arrangiamenti?

Tutte le idee sono nate da me e Andrè, che il più delle volte ha composto per chitarra. Per esempio, Curse My Name all’inizio era la tipica ballata folk/celtica composta per chitarra acustica. Poi abbiamo provato a inserire il piano e abbiamo visto che arricchiva melodicamente il pezzo e lo abbiamo lasciato e sviluppato. Ancora una volta in un secondo momento.

Colgo al volo il discorso sulle chitarre acustiche: in alcuni episodi di A Twist in the Myth avete abbandonato le amate Ovation e inserito al loro posto delle elettriche in pulito. Una scelta che mi ha spiazzato e anche deluso. Una cosa terribile a mio modo di vedere per la musica dei Blind Guardian. Noto con piacere che l’acustico ha ripreso il suo posto in At the Edge of Time…

Hai pienamente ragione, è la stessa identica cosa che ho detto ad Andrè. L’idea delle elettriche in pulito è stata sua (risate). Appena prima di cominciare a comporre i brani per il nuovo album abbiamo parlato della direzione da prendere e dello stile che il nuovo disco avrebbe avuto e una cosa che ho voluto fortemente è stata questa. Andrè ha concordato e così siamo fortunatamente ritornati alle acustiche.

Credo l’acustico sia un elemento distintivo dei BG da sempre. Penso agli intermezzi di pezzi come And the Story Ends o Time What is Time. Credo inoltre che si adatti di più all’immagine e ai testi della band: il bardo con l’elettrica in pulito non è più un bardo… e il suono è decisamente troppo moderno…

Devo darti nuovamente ragione in pieno. Questo è uno dei motivi per cui apsetto sempre di avere il brano completo prima di scrivere i testi. Deve esserci una struttura connessa non solo dal punto di vista armonico ma anche da quello concettuale. Le chitarre acustiche si sposano sicuramente meglio con l’idea Blind Guardian di quanto lo faccia un’elettrica in pulito.


Voci dicono che Victor Smolski abbia partecipato alla produzione del disco, è vero?

Smentisco. Victor è un amico e siamo da sempre ottimi amici con Peavy e i ragazzi dei Rage, ma nessuno di loro ha partecipato al disco. Non perchè una delle parti non volesse, ma siamo entrambi molto occupati e le tabelle di marcia per la realizzazione di dischi come questo sono serratissime. Ci piacerebbe collaborare con vecchi amici come i Rage, ma non sempre ce ne è l’occasione. In compenso Jen, la ragazza di Victor, ha cantato in diversi dei cori.

Hansi qui rischiamo di finire nel metal-gossip (risate). Altri artisti/ospiti più o meno nascosti nel disco? Qualcosa di simile alla tua presenza nei cori di Tunes of War dei Grave Digger…

L’unico musicista metal famoso è Stefan Schmidt dei Van Canto, che è entrato a far parte del nostro coro. Ha rimpiazzato un amico che sfortunatamente è deceduto due anni fa. Avevamo bisogno di una voce maschile, Stefan è bravissimo e quindi gli abbiamo dato questa possibilità e ci è piaciuto molto. Per il resto si tratta di musicisti professionisti ma lontani dal metal.

Nel singolo sarà presente una cover di John Farnham: You’re the Voice. Non esattamente un brano “metal”, anche se ormai ci avete abituato a queste scelte… di chi è stata l’idea?

Sì non esattamente un pezzo metal, infatti non è stato facilissimo tramutarla in una canzone dei Blind Guardian. Specialemente le linee vocali non sono state facili perchè la voce di Farnham è molto particolare. Però credo ci siamo riusciti bene. L’idea è stata mia e di Andrè, stavamo pensando a una cover da inserire, qualcosa di non troppo banale.

Esiste un archivio segreto di cover regstrate e mai pubblicate?

Non esiste un archivio segreto ma ne abbiamo una praticamente finita che registrammo ai tempi di Imaginations. Manca solo l’assolo perchè proprio durante le registrazioni Andrè si ammalò. Credo in futuro la finiremo e la pubblicheremo.

Puoi/vuoi dirmi almeno la band?

Certo, Michael Schenker Group.

Wow, non me l’aspettavo. La prima volta che l’onore è riservato a una band tedesca, o sbaglio?

Direi che hai ragione.

Torniamo a At the Edge of Time. Ci sono due brani nel disco, il primo e l’ultimo, Sacred Worlds e Wheel of Time, che sono abbastanza inusuali sia come strutture che come tempi: entrambi sono circa 9 minuti. Se escludiamo And then there was Silence, le vecchie suite/semi-suite come Lost in the Twilight Hall e Imaginations from the Other Side, per esempio, non andavano oltre i 7 minuti. Scelta stilistica o semplicemente quello che è uscito dal sonwriting?

I due pezzi hanno storie divese. Sacred Worlds è lo sviluppo di Sacred, il pezzo che avevamo scritto per il videogioco di Sacred 2. Come struttura è abbastanza simile a pezzi come Imaginations from the Other Side, lontnano da And then There Was Silence. Non era stato deciso in principio di farla di 9 o 6 o 7 minuti. Semplicemente durante le sessioni abbiamo aggiunto alcune parti per renderla più equilibrata, abbiamo inserito nuove idee e alla fine ci siamo ritrovati con il pezzo di 9 minuti. Che per noi non è un problema. Wheel of Time invece è nata da un pezzo che era stato scritto per il disco orchestrale. Mentre componevamo ci siamo accorti che musicalmente non era adatta al progetto quindi abbiamo deciso di farne una canzone dei Blind Guardian perchè le melodie ci piacevano molto. Le ragioni per cui ha raggiunto questo minutaggio sono due: avevamo due diversi ritornelli entrambi ottimi per il brano che volevamo tenere in considerazione, quindi abbiamo creato una struttura che li comprendesse entrambi. Poi è stato difficile trovare una chiusura/outro adeguata. Non volevamo chiudere il pezzo improvvisamente, abbiamo cercato una soluzione adatta, che creasse continuità con tutto il brano.

Il progetto orchestrale come procede? Se non sbaglio ormai sono 12 anni che ci state lavorando sopra…

Esatto, con grandi pause. Infatti procede bene ma non troppo in fretta. Avevamo cominciato le registrazioni di alcuni brani durante la scrittura di A Twist in the Myth ma non eravamo troppo contenti del risultato quindi le abbiamo scartate. Abbiamo apportato modifiche  e ri-registrato tre pezzi a Praga con l’orchestra e finalmente il risultato è ottimo. Ne abbiamo ancora sette da registrare, spero riusciremo a volare a Praga nei prossimi mesi e registrarne altre tre durante l’estate. Stiamo anche valutando se farlo uscire sotto il nome Blind Guardian o meno, al momento siamo più propensi a qualcosa che specifichi si tratta di un side project dei Blind Guardian ma non sia il nome Blind Guardian stesso.

Avete cambiato idea di nuovo? Qualche mese fa avevate deciso di farlo uscire come Blind Guardian perchè alla fine è composto da voi e musicalmente non è poi così lontano…

Sì. Vedi cosa intendo quando dico che abbiamo tante cose in mente e cambiamo spesso idea (risate).

Sarà un concept? Hai già pensato a che direzione prenderanno i testi?

Potrebbe essere un concept. Non mi dispiacerebbe tornare a parlare di Tolkien quindi non escludo possa essere qualcosa sul Signore degli Anelli. Vedremo quando avremo altre canzoni complete come suonerà il tutto e se si presterà. Stiamo valutando l’idea di una storia con trama e personaggi perchè, data la natura della musica e dell’album, vorremmo considerare anche la possibilità di creare una piccola opera o una sorta di musical da poter presentare su un palco o a teatro.

L’uscita del disco era stata annunciata per il 2010/inizio 2011. Possimo dire che sarà posticipata?

Sì, credo proprio di sì. Non di moltissimo ma al momento abbiamo molte cose in mente e molti impegni e non vogliamo fare le cose in tutta fretta rinunciando alla qualità. Vogliamo che esca quando sarà pronto, non prima.


Negli ultimi anni l’evoluzione tecnologica ha rivoluzionato le possibilità di registrazione e produzione. E’ cambiato qualcosa dal punto di vista del songwriting?

Non è una domanda facile. Dal punto di vista dell’attitudine no, non è cambiato nulla. Al contrario dal punto di vista tecnico ovviamente moltissimo. Le opzioni si sono moltiplicate ed è ovviamente più facile l’interazione e lo scambio di idee. Mi ricordo che ai tempi di Imaginations avevamo a disposizione 24 canali analogici per fare tutto e ci alternavamo registrando in due turni diversi: Andrè di notte e io di giorno. Restavamo in saletta a provare e riprovare ogni cosa per ore e ore. Oggi Andrè fa tutto essenzialmente da casa, mi manda le tracce e io ci lavoro in studio – anche perchè girare per casa urlando e provando linee vocali non è la stessa cosa che registrare con la chitarra (risate). Poi ci mandiamo i pezzi e scambiamo le idee usando il web e ovviamente ci incontriamo anche regolarmente di persona per lavorare assieme ai brani.

Ti manca lavorare all’indea di un concept? Intendo sia mini-storie tipo Bright Eyes/And the Story Ends che interi album come Nightfall?

No, non direi che mi manchi. Dovesse presentarsi l’occasione è una cosa che considererò ma al momento i brani dei nostri album sono così diversi tra di loro che non sarebbe nemmeno opportuno utilizzarli per un concept. Occorre avere una linea musicale comune a tutto il disco, con tutti i brani che puntano nella stessa direzione.

Se fossi obbligato a comporre un concept per cosa opteresti?

Direi Il Signore degli Anelli o comunque qualcosa di Tolkien. Altrimenti La Torre Nera di King.

Lo sai vero che ero sicuro al 100% delle risposte ma ho dovuto comunque chiedertelo?

Certo (risate). Ho letto moltissimi libri stupendi, per esempio trovo la mitologia greca veramente affascinante, ma non trovo in quelle storie musicalità adatta a un concept dei Blind Guardian. Almeno non per quanto mi riguarda e per quanto riguarda lo sviluppo della band, e la musicalità di una storia è la parte essenziale di un concept.

Tolkien ha ovviamente giocato un ruolo importante nella tua vita, specialmente da musicista. Negli ultimi anni, con l’avvento della trilogia di Peter Jackson, abbiamo assistito allo sdoganamento al grande pubblico dei suoi lavori. Tutti si sono ritrovati amanti degli Hobbit e della Terra di Mezzo. Come vivi questo fenomeno personalmente? E da musicista: quando nel 1990 usciva Tales from the Twilight World in pochissimi si potevano dire lettori di Tolkien.

Personalmente sono felice dell’attenzione che il libro ha ricevuto e anche del successo dei film di Peter Jackson. Se lo meritano, entrambi.  Ovviamente i film hanno influenzato il grande pubblico, portato tanti nuovi lettori e cambiato la dimensione dei libri, da culto a popolare. Al momento come musicista il rischio è di cadere nella trappola di fare qualcosa di dozzinale, di dare una cattiva impressione: quella di voler cavalcare l’onda del successo.

Torneresti e/o tornerai a raccontare del mondo di Tolkien?

Se c’è l’occasione giusta sì. Sono sicuro saprei trovare una soluzione che le persone che seguono Tolkien saprebbero apprezzare. Occorrerebbe fare qualcosa di delicato, ricercato, lontano dai film, lontano dalle altre band che trattano l’argomento e senza essere grossolano.

Quali sono stati i 3 momenti nella tua carriera in cui l’ispirazione ti ha folgorato, in cui hai visto arrivare improvvisamente un’idea, una melodia che ti ha colpito come un treno. Quei momenti in cui da un secondo all’altro ti sei ritrovato ad escalamre “wow!”.

La prima volta è stata con Lord of the Rings. Mi ricordo come se fosse ieri, era una splendida giornata di sole. Stavo tornando dal lavoro in bicicletta, all’epoca non non avevo una macchina e lavoravo abbastanza distante da casa, quindi avevo parecchio da pedalare. Da un momento all’altro ho cominciato a canticchiare e una volta raggiunta casa mi sono ritrovato con quasi tutto il pezzo pronto.
La seconda volta è stata con The Bard’s Song (in the Forest). Eravamo tutti assieme e anche quella volta ho cominciato a intonare la melodia. Mi sono sentito strano, ho capito che si trattava di qualcosa di veramente speciale. Se ci penso oggi, a quello che significa quel brano, mi vengono ancora i brividi.
La terza è stata mentre stavamo cercando un ritornello per I’m Alive, Andrè stava lavorando sugli accordi e le linee di chitarra e a me è venuto in mente quello che sarebbe poi diventato il ritornello di Mirror Mirror. Sapevo che era qualcosa di buono ma non si adattava ad I’m Alive quindi l’ho tenuto da parte per altri 2 o 3 anni fino al momento in cui Mirror Mirror è nata.

Avevi più titubanze/paure all’ora o adesso? All’epoca sbagliare voleva dire compromettersi, mentre adesso la popolarità renderebbe la cosa più ampia.

Decisamente adesso. All’epoca ero più giovane e spensierato, c’erano meno pressioni. Adesso abbiamo molta esperienza e capacità in più, l’errore sarebbe amplificato.

Quand’è stata la prima volta che hai capito quanto grande i Blind Guardian stavano diventando. Quando dentro di te hai detto “eccoci qui, ce l’abbiamo fatta”.

Credo sia stato il primo show in Giappone, un momento etremamente significativo in cui abbiamo suonato in palchi enormi, teatri per l’opera. Migliaia di miglia lontani da casa. Migliaia di persone che urlavano, ci inseguivano per strada… ci siamo sentiti come popstar. Devo ammettere all’epoca la cosa fu molto strana.


Veniamo alle note dolenti. Molto presto arriverà il momento terribile in cui dovrete scegliere quali brani preparare per le setlist del tour. Il che è anche un momento terribile per me e per i vostri fan, perchè qualche vecchia conoscenza verrà messa da parte per fare posto alle nuove arrivate. Avete già cominciato a pensare alle scelte?

Sì, ci porteremo in tour 25 brani. La scaletta sarà composta da circa 18 pezzi: 15 fissi e 3 che saranno scelti tra i rimanenti. Cominceremo a provare a inizio agosto e là decideremo le 15 inamovibili e cosa ruotare.

Nessuna idea su quelle che suonerete e quelle che lascerete da parte?

Cosa dovrei rispondere?

Journey Through the Dark per esempio sarebbe un’ottima risposta (Risate).

Suoneremo di sicuro pezzi come Valhalla e Mirror Mirror ma inseriremo anche 3-4 brani del nuovo disco. Il problema è che sono abbastanza lunghi. Per esempio: se decidiamo di suonare Wheel of Time, Sacred Worlds, Tanelorn e A Voice in the Dark siamo già a mezzora. Non sarà facile fare contenti tutti.

Hansi, ora devi essere sincero. Alcuni anni fa ti chiesi perchè il secondo giorno del BG Open Air non abbiate aperto con Inquisition/Banished from Sanctuary. Tu mi dissi che Inquisition è troppo corto come intro. Ora, la prima volta che ho ascoltato At the Edge of Time e l’intro di 1:20 che origina Sacred Worlds mi si è rotto il cuore. I tempi della mia amata Into the Storm come opener sono finiti, non è così?

Temo di sì (risate). Credo apriremo con Sacred Worlds, l’intro è stato inserito appositamente. Avevamo pensato a un Intro e un Outro classici poi abbiamo optato solo per l’intro facente parte di Sacred Worlds.

Hansi c’è poco da ridere, è una tragedia (risate). Pensa a tutte le persone che non potranno più intonare The field is lost, everything  is lost…

Lo so, dispiace molto anche a me e mancherà anche a noi. Io amo Into the Storm e tra le altre cose è un’opener perfetta. Ha un ingresso potente ed è un pezzo che puoi eseguire anche da freddo, specialmente con la voce. Mentre Sacred Worlds è molto più impegnativa. Chissà, magari utilizzeremo War of Wrath/Into the Storm per aprire l’encore o le alterneremo.

Trovi ancora il tempo e la voglia per andare a concerti?

Si certamente!

Quali sono gli ultimi show che hai visto?

Vediamo: l’ultimo sono stati i Kiss, prima dei Kiss Tori Amos, Amon Amarth, Obituary e Maria Mena che è una cantante pop-folk norvegese.

C’è una band con cui non hai mai suonato o diviso un palco o un festival con cui ti piacerebbe invece suonare?

Metallica.

E una band con cui invece hai diviso il palco e ti sei trovato particolarmente bene? Non puoi dire Iced Earth…

Ma devo dire Iced Earth. Nonostante tutti questi anni l’amicizia con loro è rimasta sempre la stessa, anche se purtoppo non ci vediamo sempre troppo poco causa distanza e impegni. Posso dirti che tutti nella band siamo in buonissimi rapporti con i Nevermore, e tutti apprezziamo moltissimo i loro lavori.

Hansi grazie mille per la chiaccherata, come sempre è stato un piacere.

Grazie a te, il piacere è mio.

Ti lascio concludere come vuoi…

Un saluto di cuore a tutti i fan italiani. Spero sarete soddisfatti di At the Edge of Time… e l’appuntamento è per l’autunno con il nuovo tour!
 

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini