TM Blast Beats #2: Dave Mackintosh (DragonForce)

Di - 3 Febbraio 2010 - 0:05
TM Blast Beats #2: Dave Mackintosh (DragonForce)

A cura di Stefano Testa, batterista membro degli Ananke, insegnante presso il centro Km33 di Trezzo Sull’Adda (Mi) e presso la Zona Played di Mezzago (Mi).

www.myspace.com/stefanotestadrummerwww.myspace.com/anankeitwww.ananke.it

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NUMERO 2

TM Carta d’Identità 
Nome Dave
Cognome Mackintosh
Anno di Nascita 1970
Gruppi

DragonForce, Bal-Sagoth

 

Bentornati al secondo appuntamento di TM Blast Beats, spero che lo scorso numero della rubrica vi sia piaciuto e che non siate qui solo per confermare la mia scarsa attitudine alla scrittura! Oggi parleremo del notevolissimo batterista dei Dragonforce, l’uomo dal cappellino alla Jovanotti, lo scozzese Dave ‘Compact Dynamo’ Mackintosh!
Nonostante non abbia trovato nessun indizio riguardante il suo soprannome, posso facilmente dedurre che derivi dal suo stile incessante ed energico, potrebbe sicuramente sostituire il coniglietto della pubblicità mentre dimostra l’efficacia delle sue pile a discapito degli altri simpatici animaletti. Intraprende l’attività di batterista in giovane età, suonando durante gli anni con numerose band. Le prime esperienze degne di nota le vive con Demoniac e Power Quest, per poi collaborare intensamente con i Bal-Sagoth, gruppo Black Symphonic Inglese. Entrerà nei Dragonforce solamente nel 2004, con l’uscita del loro secondo album “Sonic Firestorm”, per poi dare vita ad altri due full length, “Inhuman Rampage” e “Ultra Beatdown”. Questi tre album saranno ovviamente la nostra mappa nel viaggio di analisi del suo drumming.

“My Spirit Will Go On”, da Sonic Firestorm (2004)

DRUMMING

Lo stile di Dave è palesemente caratterizzato da una velocità e da una costanza degni del già citato coniglietto delle pile duracell. Già ai tempi dei Bal-Sagoth abbiamo potuto notare di come, nonostante la non ancora grandissima esperienza, sia riuscito ad esprimere un drumming di chiara scuola extreme metal. Lo stessa principio, sebbene pluriamplificato, la possiamo rilevare nei Dragonforce.
La linea guida che sembra seguire nei suoi lavori è per l’appunto un estenuante uso di tutte le tecniche e soluzioni estreme ricavabili da una batteria. Un utilizzo disumano di velocissimi ritmi e cavalcate di doppia cassa degne di Furia ne fanno già un batterista di difficile imitazione, ma la situazione più imbarazzante è data dal fatto che questo stile è perpetuato per interi album, sessioni e concerti. Un assiduità ed una presenza nei pezzi simile è cosa abbastanza rara, nei tre album presi in analisi lascia questa strada per una decina di minuti in tutto. Ci rendiamo ben presto conto del livello di preparazione inenarrabile al quale ci troviamo davanti. Sia chiaro che, essendo i Dragonforce una band che ha sempre indirizzato le proprie creazioni in questo senso, Dave non possa certo uscire dalla carreggiata sulla quale i suoi compagni viaggiano. Questo da luogo però ad alcune situazioni spiacevoli, se cosi vogliamo chiamarle, che lo riguardano.
Perdere un po di curiosità e attenzione verso il suo drumming è cosa facile quando la poca varietà di schemi e la ripetitività delle composizioni stesse ci fanno arrivare al punto di dover utilizzare tutta la nostra buona volontà di ascoltatori. Oltretutto le pochissime sezioni fuori da questi canoni vengono assemblate come vere e proprie rampe di lancio per le parti più sostenute. Purtroppo questo è sempre stato un coltello a doppia lama per la band e di conseguenza per il nostro ospite, ma è anche stato il coltello che ha tagliato la cortina dell’anonimato portandoli alla celebrità mondiale, quindi tanto di cappello.
Per quanto riguarda i piatti possiamo notare un ottimo impiego di crash, splash e china, i quali seguono perfettamente gli altri strumenti e la voce, venendo allineati a seconda del timbro più adatto.
Hi-hat e ride sono completamente tartassati da mitragliate continue, non ho nessuna intenzione di contare i colpi di ostinato che ricevono in una canzone ma ci aggiriamo credo sugli ottocento ed oltre di media ciascuno.
Le casse, o meglio i pad delle casse di cui parleremo in seguito, sono anch’essi folgorati da sfibranti tappeti, cancellando però del tutto la possibilità di incastri particolari.
I tom e i timpani vengono utilizzati quasi esclusivamente per la quasi totalità dei fill e in alcuni creativi stacchi, pressochè sempre accompagnati dal rullante, al contrario degli octoban, sfruttati pochissimo e pressochè inaudibili.
Nell’ultimo lavoro “Ultra Beatdown” è presente un discreto numero di parti fuori dai loro canoni tradizionali, dove Dave ha luogo di ampliare le possibilità creative, ma si tratta ancora di ben poca roba rispetto al grosso dell’album e comunque di miscele ancora poco elastiche a mio parere. Personalmente sarei curioso di vederlo, anzi, sentirlo in azione su qualcosa di più vario e inventivo, sono sicuro che potrebbe felicemente strabiliarci, anche più di quanto non abbia già fatto.

DRUMSET

Il nostro Dave ha vari contratti di sponsorizzazione, ottenuti ad una velocità paragonabile a quella della fama ottenuta con i Dragonforce, per la serie “Accapariamoci i migliori”. Neanche a farlo apposta ci troviamo davanti alle due aziende che più di tutte le altre stanno aumentando a dismisura la loro visibilità grazie ad un numero fuori misura di contratti, Tama e Meinl. Pare che non sentano la crisi neanche con gli auricolari.
Oltre a loro lo affiancano anche Vic Firth per le bacchette, Evans per le pelli e Roland per i componenti elettrici.
In alcuni immagini e video, ho notato di come a volte amplii o riduca il suo set a seconda della situazione.
Prenderemo in analisi il drumkit ufficialmente dichiarato, anche se spesso e volentieri ha assunto una diversa configurazione, pensiamo per comodità.

Tama Starclassic Performer B/B Drums
Cassa 18″x22″
Cassa 18”x22”
Rullante 6″x14″ Brass
Tom 8″x8″
Tom 8″x10″
Tom 10″x12″
Tom 11”x13”
Timpano 16″x16″
Timpano 16″x18″

Tama Percussion
Octoban Low Pitch Set

Meinl Cymbals
14” Soundcaster Fusion Medium Hi-Hat
18” Soundcaster Fusion Medium Crash
10” Soundcaster Fusion Splash
18” Byzance Brilliant China
18” Mb20 Rock China
19” MB10 Medium Crash
10” MB10 Splash
18” MB10 medium Crash
19” MB20 Heavy Crash
20” MB20 Heavy Bell Ride
19” Soundcaster Custom Powerful Crash
17” Soundcaster Custom Medium Crash

Tama Hardware
Iron Cobra Power Glide Twin Pedal
Iron Cobra Lever Glide Hi-Hat Stand
1st Chair Ergo Rider Drum Throne
HC Series Boom Cymbals Stands
HT and MT Series Tom Stands
PMD Series Rack

Evans Drumheads
Bass EMAD and Onyx
Tom G1 Coated
Snare Hazy 300, Blasters series

Vic Firth Drumsticks
Extreme 5A

Roland Electronics
TD-20K Module

Il set presenta una disposizione classica, con i tom e i timpani di diametro pari disposti in scala e praticamente tutti i piatti in posizioni abbastanza comuni. Gli octoban sono nella posizione più usata in assoluto, sulla sinistra sopra all’hi-hat, in modo da farne il conseguimento naturale dei tom per le note più alte. L’unica particolarità, se cosi vogliamo definirla, è data dal tom da 13” posizionato in basso a sinistra, sicuramente sarebbe stata una scelta più in linea un tom da 14”, completamente assente.
Per quanto riguarda i piatti Dave ha una vasta scelta di suoni ed effetti, ben sei crash e due china gli regalano una ampia gamma di combinazioni. Nella mia ricerca non sono stato in grado di trovare niente che parli del secondo hi-hat che tiene sulla destra, nemmeno sul sito ufficiale Meinl dove però compare una foto che lo immortala chiaramente. Gli splash sono comodamente schierati sopra ai tom.
Tutto questo popo di roba è sostenuto da hardware Tama, in alcune occasioni è stato usato un rack doppio in altezza, mentre, probabilmente nei tour più impegnativi, questo compito viene dato a delle semplici aste.
Le pelli Evans utilizzate sono di serie comuni al genere, l’unica scelta atipica è data dalle battenti dei tom, delle G1 sabbiate, utilizzate in maniera più popolare nella versione trasparente.
L’unicità di questo set è data però da un particolare che penso pochi hanno notato, e cioè le due casse, completamente inutilizzate se non come scenografia!
Il nostro Dave ama utilizzare un modulo Roland TD20K comprendente la visibilissima centralina sulla sinistra e i nascostissimi pad a design orizzontale posizionati a terra tra, appunto, il pedale e la cassa. Potete notare con un po di attenzione che i battenti dei suoi Iron Cobra hanno un inclinazione inversa, volta appunto a colpire i pad. Oltretutto le pelli battenti delle casse mostrano il marchio inconfondibile Tama, sintomo di un completo disinteresse per la loro qualità e ulteriore prova di ciò di qui stiamo parlando.
In una sua intervista ha dichiarato che questa scelta è stata presa per comodità e gusto personale, ovviamente avere un suono prestabilito cancella completamente il lavoro di soundcheck delle due casse ed eventuali problemi di identica accordatura e suono, influenti anche sul feeling personale del batterista nel mentre del suo compito.
Concludiamo con una curiosità: Dave suona spesso indossando dei guanti professionali della stessa Meinl, è una soluzione poco comune ma non cosi rara nell’ambiente, ma al contrario ai piedi non indossa nessun tipo di calzatura!
 

VIDEO

Eccovi alcuni video. Prenderete visione di tutto ciò letto finora, dai cambi di disposizione ai pad delle casse, dai piedi nudi al cappellino!

Dave in azione…

Live at Donington 2007