Live Report: Vomitory + Prostitute Disfigurement a Roma

Di Francesco Sorricaro - 16 Novembre 2011 - 17:51
Live Report: Vomitory + Prostitute Disfigurement a Roma

Blackout Rock Club, Roma 11-11-2011

Il Blackout Rock Club di Roma, venerdì 11 novembre, è stato il teatro di uno show cui ogni deathster che si rispetti e che ami definirsi tale non poteva mancare; uno di quegli show che non offrono altro che sanguinario, purulento, trucido death metal old school come difficilmente ancora se ne può ascoltare in giro. Si prospettava una serata all’insegna della musica senza fronzoli. La scaletta prevedeva il ritorno a Roma di due delle band che più hanno contribuito alla crescita del death metal europeo: Prostitute Disfigurement e Vomitory, più due valide spalle come Solace of Requiem e Tales of Deliria, e tra i quattro, certamente, sono proprio gli headliner da Karlstadt a badare meno alla tecnica!

Foto e report a cura di Francesco Sorricaro

Arrivato appena in tempo per vedere i Solace of Requiem, sono stato investito dalla carica e dall’adrenalina dei quattro americani. Molto tecnici e velocissimi nelle loro trame, hanno saputo trascinare con ostinazione i pochi spettatori in sala a quell’ora con brani tratti soprattutto dall’ultima fatica The Great Awakening. Niente di totalmente nuovo ma sicuramente molto coinvolgenti.

                                

 

I Prostitute Disfigurement possono essere considerati una vera e propria band di culto. Mai troppo fortunati nella loro carriera, possono contare su una schiera di appassionati di vecchia data che, anche a Roma, seppur in numero piuttosto esiguo, non hanno fatto mancare il loro calore al gruppo olandese. La band, guidata dalla voce suina di Niels Adams ha messo in scena una prestazione inappuntabile, fatta di grossa sostanza, ma anche di momenti di puro virtuosismo, donati, in particolar modo, dalla chitarra di Danny Tunker e dal basso fretless di Patrick Oosterveen. Durante la setlist, suonata a perdifiato e che ha visto sciorinare brani del calibro di Body to Ravage, Postmortal Devirginized, Gay Bar Massacre e In Sanity Concealed, i nostri non hanno fatto certo mancare la presenza scenica e la partecipazione sentita allo show. Sugli scudi, ovviamente, il corpulento singer, che ha ciondolato per tutto il palco gesticolando come il peggiore degli scaricatori di porto per  l‘intera durata dell’esibizione; ma è così che ci piace!

                                

 

Che dire invece dei Vomitory? Dopo una breve pausa per il cambio di palco, vedere Erik Rundqvist e compagni che salgono sulle assi e si montano gli strumenti da soli, con solo uno striscione con il loro inconfondibile logo a fargli da sfondo, è già un piacere immenso per gli occhi. Per le orecchie invece è stato solo dolore! In senso buono, ovviamente….

I quattro svedesi non conoscono il significato dell’espressione “fare scena” e, anche in questa occasione, hanno mostrato con orgoglio tutti i loro marchi di fabbrica: violenza, concisione e tanta sana cattiveria musicale.

Terminata una breve intro atmosferica, la setlist dei Vomitory è stata caratterizzata, come di consueto, dal meglio del death metal old school da loro prodotto negli anni. Per forza di cose, le principali pallottole sparate durante la serata sono state tratte dagli ultimi due capitoli della loro discografia: Opus Mortis VIII e Carnage Euphoria, due tra i migliori album mai scritti dal gruppo e perfetto ed equilibrato connubio tra le varie anime dei Vomitory. L’apprezzamento del pubblico non si è fatto di certo attendere, soprattutto nel pit, già scatenato al solo ascolto delle prime minacciose note di basso di Regorge in The Morgue: l’ultimo singolo della band eseguito, per l’occasione, a velocità doppia!

                                

 

Come di consueto è Peter Östlund l’unico ad interagire col pubblico per tutto lo show: ha presentato i brani ed arringato i fan fino all’ultimo, sopperendo al solito truce mutismo di Rundqvist. Il singer si è limitato, si fa per dire, a graffiare fino alla scarnificazione del timpano, con la sua voce abrasiva e inconfondibile, sulle trame goduriose di pezzi spaccaossa come Serpents o The Carnage Rages On. Il suo basso ha duettato alla grande con il drumming di Tobias Gustafsson, in grande spolvero nel tessere onde sonore da carneficina che hanno avuto fine solo con le conclusive e richiestissime Terrorize Brutalize Sodomize e Chaos Fury. E’ stata questa l’apoteosi immancabile di un’esibizione che ha raso al suolo un intero locale; perfetto preambolo ad una serata che, di lì a poco, avrebbe visto l’inizio di un “agognatissimo” dj-set di musica elettronica, con tanto di fila in attesa all’ingresso!!!

In ogni caso, sono questi eventi che ti riconciliano con il death metal. Niente salamelecchi, nessun feticcio brandizzato lanciati ai fan, nessun effetto speciale o trucco di sorta; solo la musica più aspra e truce che un appassionato può sognare: what you see is what you get!

Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro