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Dimmu Borgir: il track by track di Eonian in esclusiva su TrueMetal

Di Gianluca Fontanesi - 16 Aprile 2018 - 14:00
Dimmu Borgir: il track by track di Eonian in esclusiva su TrueMetal

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Ebbene sì, finalmente è arrivato e noi di Truemetal siamo riusciti a sentirlo! Saranno riusciti Galder e soci a tornare in grande stile otto anni dopo il discusso Abrahadabra? In questo succosissimo track by track potrete sicuramente farvi un’idea preliminare di Eonian, album vario e zeppo di sorprese. Buona lettura!

The Unveiling: Dopo un brevissima intro filtrata si punta dritto al sodo con una serie di stacchi e l’entrata nel vivo del brano è devastante con la cassa della batteria ai mille all’ora e il riff piuttosto arcigno ad accompagnare. La voce di Shagrath fa capolino, il tutto rallenta e diventa gothic alternato al tritacarne. Il brano poi cambia umore e assume toni operistici piuttosto pomposi con soluzioni alla Nightwish o Epica ma in chiave Dimmu. Eonian punta moltissimo su questo, e chi cercava un ritorno al passato rimarrà parecchio spiazzato. Il tema principale viene ripreso in maniera più lenta e rocciosa e la conclusione è secca.

Interdimensional Summit: Primo singolo dell’album, ormai la conoscete già e avrete anche già detto come si potrebbe riscriverla, farla suonare meglio e via dicendo. L’inizio e il riff portante di tastiera rimanda a Storytime dei Nightwish ed il brano è roboante e pacchiano al punto giusto. Il costrutto tira e alla fine ha ragione lui, entra in testa e vaga nei suoi meandri per essere canticchiato ovunque. Il brano è catchy e presenta parecchi stacchi che ne inficiano un po’ la linearità; i mini assoli di Galder scateneranno di certo cori da stadio ai concerti e anche qui la parte operistica fa sembrare al cinema.

ÆTheric: Il brano inizia con un arpeggio e qualche stacco abbastanza telefonato, presto però si parte con un sano blast beat che sfocia in una strofa da macello totale, dal vivo sarà un inferno! Il ritornello è facilmente assimilabile e definire epico il break centrale è riduttivo; si vira verso trame e partiture più progressive e le orchestrazioni sono l’esaltazione dell’esaltazione. Il ritorno al riff portante e fulminante e il ritornello chiude una traccia decisamente riuscita.

 

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Council of Wolves and Snakes: Anche questa la conoscete già e le avrete di certo fatto un esame proctologico. Il mood è tracciato sui tom e abbastanza particolare, con in sottofondo un mantra tibetano che si alterna al classico sussurrato di Shagrath; il break centrale in battere dà la giusta carica e il saliscendi, apparentemente incollato lì, trova un senso dopo parecchi ascolti e un’assimilazione del brano non superficiale. Anche qui il ponte è totalmente operistico e spunta a dare la giusta dose di miele a una trama fumosa e arcigna.

The Empyrean Phoenix: L’incipit è un arpeggio poi ripreso in maniera epica e lenta. L’accelerazione non si fa di certo attendere e il ritornello da musical ci sta. Il riff portante è piuttosto riuscito e il ponte in doppia cassa svolge benissimo il suo oscuro lavoro in preambolo alla massiccia parte orchestrale. Le trame delle chitarre prima del ritornello sono grandiose e anche qui tutto scorre in maniera ben concepita e naturale. Ottimo il finale.

Lightbringer: Il riff principale qui rimanda ai Satyricon e non è un male, il raddoppio sui tom  trasporta verso un imminente cambio di umore. Si passa quindi a un battere da casa dei fantasmi e a un’atmosfera da casa infestata resa piuttosto bene. Evocativo lo stacco di tastiera e tamarrissimo il blast beat seguente, pompato all’inverosimile. Ottima la seconda parte sinfonica e il tema di tastiera è ben riuscito; il ritorno al riff iniziale è piuttosto brusco e si sarebbe potuto fare meglio.

 

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I Am Sovereign: L’inizio è marziale, come una marcia oscura e fetida. La trama portante qui è da mille e una notte e si alterna benissimo a Shagrath; l’apertura rimanda ai migliori Cradle Of Filth e il brano è nel complesso piuttosto particolare e dai molteplici sbalzi di umore. Il ponte è più arioso e melodico e costituisce un altro ottimo tassello nella totalità di Eonian. C’è qui molta melodia e la cattiveria è controllata e tutta al servizio di opera ed epicità. Il finale angelico è spiazzante e va in sfumare.

Archaic Correspondence: Qui i Dimmu dimostrano che sanno ancora picchiare parecchio. L’inizio sincopato ha una tastiera che richiama ovviamente Filosofem e le trame seguenti sono arcigne e ben concepite, con Shagrath in primo piano. Il riffing è serrato e l’uso della doppia cassa tira giù le pareti. Il brano è piuttosto elaborato ma funziona e nella parte centrale rispuntano i blast beat; il ritornello è ben composto e la ripresa del pattern principale lascia spazio a un breve sussurrato di voce posto in conclusione.

Alpha Aeon Omega: L’inizio è cinematografia pura unita alla più alta delle tamarraggini, quando poi arriva il blast beat ai mille all’ora ci si fa direttamente i risvoltini sopra gli anfibi! La strofa è un lentaccio nero e malefico; poi torna quel blast beat e ok, avete vinto. La parte seguente è solare e allegra (si, avete capito bene) e il ritornello è da stadio ma qui solo accennato. Si cambia d’umore in maniera repentina e i toni virano più sull’oscuro, il ritornello finalmente si sprigiona completamente e il cambio di tonalità aiuta. La partitura ora si fa tiratissima e il buon Daray picchia come un dannato, finale assolutamente degno ed esagerato.

Rite Of Passage: La traccia conclusiva è un brano strumentale molto bello, malinconico e che fa da Caronte per noi anime in pena davanti a questo Acheronte infinito. Le trame sono semplici e lineari e le melodie riescono anche ad emozionare; i Dimmu sanno ancora suonare e lo sanno fare dannatamente bene, ci risentiamo per la recensione, ne parleremo meglio. E’ tutto!

 

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