Death

Intervista Arch Enemy (Tutta la band)

Di Davide Sciaky - 7 Settembre 2017 - 12:30
Intervista Arch Enemy (Tutta la band)

You can read this interview in English on the 2nd page

In un caldo pomeriggio di luglio abbiamo avuto la possibiltà di sederci con tutti gli Arch Enemy dopo aver ascoltato in anteprima il loro nuovo album, “Will To Power“, che sarà finalmente pubblicato domani.
Con i cinque musicisti abbiamo parlato del nuovo album, di come è stato scritto e registrato, ma anche di cosa ha comportato negli ultimi anni l’ingresso nel gruppo della cantante Alissa White-Gluz e del chitarrista Jeff Loomis

Intervista a cura di Davide Sciaky

Cominciando parlando del vostro nuovo album, ”Will To Power”; mentre con “War Eternal” Alissa era appena entrata nella band, all’uscita di questo nuovo lavoro sia lei che Jeff Loomis sono nella band già da alcuni anni. Com’è andato il songwriting?

Michael Ammott: È stato piu o meno come al solito, è cominciato in Svezia con…ovviamente è stato un po’ diverso, ogni album è un po’ diverso, ma sostanzialmente è la stessa cosa da quando è nata la band.

 

È difficile scrivere musica e provarla con Alissa che sta a Montreal, Jeff negli Stati Uniti e gli altri in Svezia?

MA: Sì, ovviamente non è facile, il teletrasporto non è ancora a buon prezzo.

Ma riusciamo a far funzionare tutto, Alissa è stata in Svezia per circa un mese a registrare la voce, poi non ha solo registrato, abbiamo avuto tempo per parlare bene di tutto, per sviluppare al meglio le idee di cui avevamo parlato per email o al telefono.

 

Ed in studio com’è andata? Quanto tempo ci avete passato?

MA: Questa è un’ottima domanda, non lo so neanch’io, è difficile definirlo.

Daniel Erlandsson: Sì, è spalmato su un lungo periodo, abbiamo iniziato registrando la batteria, c’è voluto una settimana, poi…
MA: Poi ci siamo presi una lunga pausa.

DE: Una lunga pausa.
MA: Siamo andati in tour [ride] poi…l’abbiamo costruito pezzo per pezzo, non è come…non è come una volta, quando affittavi lo studio per un mese, cominciavi con la batteria [e poi facevi tutto il resto di seguito], abbiamo avuto accesso a molti studio, ma l’abbiamo comunque fatto in Svezia.

 

Quando è che siete entrati in studio per la prima volta per quest’album?

MA: Questo è un segreto [ride] no, abbiamo iniziato lo scorso settembre [ride] un bel po’ di tempo fa.

 

La presenza di Loomis, un chitarrista dalle grandi doti tecniche, ha influenzato la direzione dell’album?

MA: Be’, suona in maniera davvero notevole, quindi…

 

Una peculiarità dell’album è la presenza di una ballad, “Reason to Believe”; una ballad per una band Death Metal può essere una decisione quasi controversa, in un certo senso, com’è nata la canzone?

MA: La canzone è nata davvero in maniera organica, è stata scritta e poi è rimasta lì per un po’, a dirla tutta, e siamo rimasti lì a pensare, “Dovremmo provare a farci qualcosa o no?”.

Abbiamo registrato una demo strumentale, poi dopo ho scritto il testo, ma comunque è un passo in una direzione diversa, qualcosa che volevo fare da tanto tempo in ogni caso.

Ho sempre pensato che ci avrebbe reso una band Metal piu completa avere una di quelle…andare anche in quella direzione come tutti i grandi classici, Judas Priest, Black Sabbath, hanno tutti qualche tipo di ballad.

 

Quindi sei partito con la precisa idea di scrivere una ballad, non è che hai iniziato a scrivere qualcosa che si è evoluto in una ballad.

MA: No, voglio dire, è stata una ballad dall’inizio.

Con il promo non ho ricevuto i testi quindi vorrei chiedervi, mi raccontate un po’ di cosa parlano?

Alissa: Sì, mi sarebbe piaciuto che ai giornalisti arrivassero anche i testi ma non avevo realizzato che nessuno li ha ricevuti, in realtà.
Come con “War EternalMichael ha scritto metà dei testi e io ho scritto l’altra metà, più o meno; penso che entrambi, abbiamo stili piuttosto diversi, quindi penso sia abbastanza evidente chi ha scritto cosa [ride] sai, i miei testi tendono ad essere molto epici e simili ad inni, poi penso che siano più caotici e lunghi, con più parole, ma comunque ce li dividiamo caso per caso.
Per me, personalmente, per questo album non mi sono seduta dicendomi, “Voglio scrivere una canzone sulla politica, una su questo, su quello…”, non ho fatto così, ho semplicemente ascoltato la musica e ho usato come punto di partenza le sensazioni che mi trasmetteva.
In questo modo penso che si adattino meglio, sarebbe strano per me come cantante se con una canzone molto veloce e caotica avessi un testo molto triste; devo scrivere qualcosa che mi dia la carica, o almeno che mi faccia scaldare se deve andare con una canzone molto veloce.
Quindi questo è come di solito comincio a scrivere i testi.

 

Questa domanda è sia per te, Alissa, che per il resto della band separatamente: dopo 14 anni con Angela Gossow nella band è stato difficile adattarsi ad una nuova cantante, per voi, e per te entrare in un gruppo che aveva avuto una storia tanto lunga con la precedente cantante?

MA: È stato…non voglio dire super facile, perché ovviamente dovevamo imparare a conoscere una persona nuova, la conoscevamo un po’ ma non così bene, e siamo finiti nella situazione in cui stavamo scrivendo un nuovo album con una persona nuova, e contemporaneamente facevamo conoscenza lei con noi e viceversa.
Lei ha dovuto imparare a conoscere le dinamiche degli Arch Enemy e noi lei, la sua personalità…ma, sai, ha funzionato tutto molto velocemente devo dire, quindi non direi che è stato difficile, ma non direi neanche che è stato…be’, è stato istantaneo che la sua voce si sarebbe adattata bene alla nostra musica, si trattava solo di…
Ricordo che ne abbiamo parlato quando promuovevamo il nostro ultimo album, qualche anno fa, siamo andati da lei in modo da poter passare un po’ di tempo a…non volevamo saltare nessuna tappa, volevamo suonare insieme in sala prove, farle cantare un po’ di canzoni vecchie, erano i primi tempi quindi volevamo vedere come suonavamo insieme, ogni cantante è diverso, non sai mai se uno si adatterà bene, ma lei è stata devastante.

Poi la tappa successiva è stata scrivere insieme alcune canzoni mentre lei era in Svezia, lei ha scritto i testi e poi siamo andati in un piccolo studio e li abbiamo registrati.
Quindi abbiamo seguito questi passaggi e poi siamo semplicemente andati avanti da lì, il resto è storia [ride].
Poi siamo andati in tour, 300 show insieme, e ora ci conosciamo anche troppo bene [tutta la band ride].

Ripensandoci ora penso che sia stato piuttosto facile, molto più facile di quanto pensassi sarebbe stato; la prima volta che è venuta e abbiamo suonato insieme abbiamo fatto un po’ di canzoni, poi Alissa è andata in bagno e noi ci siamo detti, “Sì, va piuttosto bene” [ride] pensavo che le avremmo dovuto spiegare un sacco di cose, ma non c’è mai stato bisogno.
Ha aiutato molto il fatto che conosceva già a nostra musica e quindi ha detto lei, “Suoniamo questa, suoniamo quest’altra”.
Ci siamo sentiti molto bene con lei e da quel momento abbiamo capito che avrebbe funzionato, abbiamo pensato, “Okay, okay, forse abbiamo ancora un futuro” [ride].

 

Alissa: Sì, penso che, almeno per me, sia stato tutto molto naturale.
Quando Angela mi ha chiamato e mi ha detto, “Voglio te al mio posto” ero sorpresa, ma per qualche motivo non ero COSI’ sorpresa [ride].
Sai, Angela e io siamo persone molto simili e anche all’interno della band siamo piuttosto simili in termini di come vediamo il mondo, di opinioni che abbiamo su certe cose, e penso che aiuti.
Ma penso che forse la cose più difficile è stata che sia gli Arch Enemy come band che io individualmente, eravamo entrambi in situazioni del tipo, “La cosa per cui abbiamo lavorato per tutta la vita potrebbe sparire in un istante”, per un attimo ci eravamo arenati entrambi, ma avevamo bisogno l’uno dell’altro [ride].

Non sono brava a fare tutto, ma se ho un punto di forza di cui sono orgogliosa, e su cui ho lavorato da quando ero alle elementari, è che faccio attenzione alle cose e che do il 100% in quello che faccio; questo mi è servito come cantante perché amo davvero cantare, amo scrivere musica, amo fare tutto ciò e questo mi ha reso molto versatile.
Posso cantare una canzone con Tarja, posso cantarne una con i Caliban o posso salire sul palco con i Kamelot e fare un genere di musica completamente diverso e sentirmi felice e a mio agio facendolo, poi ho fatto così tante ospitate su dischi di altri gruppi, o anche solo saltare sul palco con loro senza aver provato prima, conoscendo a malapena le parole, sono andata sul palco con i Testament ad un festival e….sai, ho fatto tante di queste cose e per me essere in una stanza, o con una band, o su un palco con gente che suona la musica che ama mi fa sentire automaticamente a casa e mi fa sentire tipo, “Okay, cosa posso aggiungere di mio a questa musica? Lo farò funzionare e aggiungerò la mia personalità, la mia visione musicale in questa musica”.
Quindi penso che questo mi abbia permesso di…per esempio, neanche conoscevo i Kamelot prima di andare in tour con loro, ma in un attimo ero nel tour bus con loro pronta a fare centinaia di concerti insieme.
Ci vuole un certo livello di professionalità in una band, ma una volta che vedi che una band ce l’ha è piuttosto facile lavorare con loro, penso.
Quindi, sì, è stato piuttosto…facile, piuttosto naturale.

 

Con la tua band precedente suonavi in locali più piccoli e facevi tour più corti, ti ha mai preoccupato l’idea di suonare i concerti di dimensioni maggiore che fanno gli Arch Enemy?

Alissa: No, sai, io sento di essere fatta per i palchi grandi [ride].
E’ come una tartaruga in un acquario, più grande è l’acquario più grande diventa la tartaruga [ride], se lo metti in una vaschetta rimane grande così, ma…[tutta la band ride].
Se ho un grande palco lo userò tutto, e penso che il nostro genere di musica sia fatto per le arene, è fatto perché molta gente lo ascolti e canti ad alta voce e, sinceramente, avevo anche già fatto un buon numero di grossi show con i Kamelot, anche loro sono un gruppo piuttosto grosso, quindi…sì, la cosa non mi ha minimamente intimidito.

 

Jeff, ho visto gli Arch Enemy dal vivo due volte, a Wacken 2014 e a Metaldays 2015, e ovviamente la differenza più grande tra i due concerti è stata la tua presenza.
Anche se non eri nella band da molto tempo già mi sembravate molto compatti quindi la mia domanda è, quando sei entrato negli Arch Enemy è scattata subito l’alchimia tra di voi?

Jeff Loomis: Penso di sì, penso che sia successo.
Sono stato molto fortunato perché Daniel mi ha mandato alcune cassette, non cassette, alcune…cose da chitarra che mi hanno permesso di imparare molto rapidamente, sono riuscito a cogliere tutte le armonie e tutto il resto.
Poi comunque ho un buon orecchio, quindi ho potuto ascoltarmi le canzoni ed impararle velocemente, mi ci sono volute un aio di settimane, ma sono andato in tour con la band quasi immediatamente, quindi non avevo molto tempo per prepararle, il primo paio di show sono stati un po’ accidentati, ma penso di essermi adattato molto rapidamente.
Ma, voglio dire, sono genuinamente un fan degli Arch Enemy, quindi ci sono molte canzoni che avevo già ascoltato tante volte…

 

Quindi le conoscevi già.

JL: Più o meno le conoscevo già, ma ho dovuto ascoltarle un po’ di più per impararle con maggior precisione.

 

Negli ultimi anni il termine “female-fronted band” viene usato sempre più spesso, cosa ne pensate?

MA: Be’, nessuno dice “male-fronted band”, no?
Noi non ci pensiamo proprio, abbiamo avuto Angela nella band per più di 10 anni, per noi è solo una persona, siamo tutti esseri umani.