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Intervista Con le Borchie nel Cervello (Fingernails – Maurizio “Angus” Bidoli)

Di Stefano Ricetti - 3 Agosto 2014 - 10:00
Intervista Con le Borchie nel Cervello (Fingernails – Maurizio “Angus” Bidoli)

Intervista a Maurizio “Angus” Bidoli, membro e fondatore degli storici Fingernails, nonché autore di Con le Borchie nel Cervello, libro freschissimo di stampa.

Buona lettura,

Steven Rich

 

 

Da dove è scaturita la molla che ti ha indotto a scrivere un libro come Con le Borchie nel Cervello?

La cosa nacque casualmente dieci anni fa, un mio amico (Roberto, cantante storico dei punkers Bloody Riot), pubblicò un libro sulle vicende legate al vivere Punk negli anni Ottanta e così mi mise in contatto con l’editore per pubblicare la mia vita da metallaro. Quando seppi che avrei dovuto finanziare la casa editrice acquistando le pubblicazioni ad un prezzo favorevole, compresi che le mie idee ed i miei ricordi a quel punto sarebbero dovuti divenire di dominio pubblico attraverso siti internet, completamente in forma gratuita.

Negli anni ho corretto la stesura diverse volte eliminando le parti inutili e scremandolo ulteriormente , poi l’idea di pubblicarlo venne da un mio carissimo amico (Valterino) che mi ha aiutato a rendere il tutto reale.

Devo dirti la verità su come ho iniziato a scrivere le prime note: la mia vita da metallaro è stata costellata di continue trasgressioni che col tempo hanno minato il mio cervello al punto di non ricordare quasi nulla di certi episodi vissuti all’epoca, diciamo che scrivere è stato fortemente d’aiuto alla mia memoria e d’improvviso ogni episodio ne lanciava un altro e cosi via fino ad aprire un intero squarcio sul passato ed era come riscoprire un gioiello impolverato. E’ stato davvero emozionante tornare a ricordare… ahahahah!

 

La copertina di Con le Borchie nel Cervello

 

Quante copie ne sono state realizzate?

Non molte, in realtà, il mio amico sta lanciando una casa editrice in maniera soft, me ne ha fatte stampare circa 200, ma che non hanno una distribuzione ufficiale per ora. Per cui mi porto appresso il materiale e lo vendo ai concerti, oppure tramite spedizioni postali a chi me lo ordina in giro per l’Italia. Ci vuole tempo per promuoverlo adeguatamente, ma io sono soddisfatto così perché in me aleggia ancora lo spirito metal dei primi anni Ottanta, in cui tutto era totalmente underground e molto genuino.

Come può fare uno che è interessato per ordinare Con le Borchie nel Cervello? 

Semplicemente scrivendomi attraverso Facebook o posta e-mail. Sarà poi mia cura dargli tutte le informazioni possibili sui costi. Qui di seguito gli indirizzi.

Facebook: angusbidoli.maurizio@facebook.com  

E-mail: m.bidoli@yahoo.it

Cosa bolle o sta bollendo in casa Fingernails al momento?  (Qui intervista del 2008)

Dopo la querelle sul diritto di immagine che stava portando via un progetto che ho visto nascere e che per trentatré anni ho difeso contro tutto e tutti, finalmente ho rimesso in piedi una parte della formazione storica con il ritorno al basso di Bomber Santoni (Per intenderci colui che scrisse il testo HM Forces e molte altre song storiche della band) e di Fab “Locomotive” Lucidi alla batteria, che suonò con noi dal 2005 al 2009. Attualmente è in fase di uscita su cd il primissimo demo targato 1984 tramite la Blasphemous Art Production che si è impegnata anche a pubblicare il nuovo album di inediti sul quale stiamo lavorando proprio questi giorni e che dovremmo aver completato prima della fine dell’anno. Vi assicuro che sarà un ritorno drastico ai veri Fingernails, così come li avete conosciuti trent’anni fa.

 

Maurizio “Angus” Bidoli oggi

 

Hai sentito l’Lp dei Raff uscito per la Cruz del Sur – la versione in Cd vedrà la luce per la Jolly Roger Records a settembre – comprendente i due storici fratelli Bianco con Tony Arcuri? Cosa ne pensi?

Senza ombra di dubbio i Raff hanno rappresentato per il metal tricolore dei primi anni Ottanta una fase davvero importante e sono molto contento di rivederli in perfetta forma anche oggi. Certo, per me che li ho vissuti sulla pelle negli anni storici ascoltandoli adesso potrebbero risultarmi ripetitivi e datati ma è pura suggestione personale, all’epoca mi davano una scossa violenta e li consideravo la miglior band metal in Italia e non solo. Oggi li ascolto con piacere perché mi riportano indietro nel tempo ma spero, e ne sono certo, che i fans più giovani abbiano le stesse mie sensazioni di quando li vidi per la prima volta.

Secondo te perché, pur avendone le potenzialità, le band romane negli anni Ottanta non sono riuscite a sfornare un numero di uscite ufficiali all’altezza della loro proposta? Nello stesso periodo in varie altre città le cose andarono ben diversamente, come ben sai… 

Perché tutto era così ingenuo e disorganizzato, all’epoca, in una città come Roma! Se eri fortunato ti imbattevi in qualche produttore da strapazzo che ti prometteva mari e monti, magari ti faceva spendere soldi per le registrazioni nel suo studio e poi ti fotteva con un contratto fasullo. Oppure ci si discuteva violentemente, venendo poi a conoscenza che non se la sarebbe sentita di pubblicare la tua musica perché non sufficientemente Pop! Insomma, eri sempre nelle mani sbagliate ma anche se volevi lavorare autonomamente al tuo progetto capitavi in studi di registrazione dove il fonico lo dovevi quasi minacciare per farti alzare la chitarra durante il missaggio finale.

Avevamo un botto di valide band metal nella capitale, superavamo chiunque in Italia, ma ci fotteva l’organizzazione e la professionalità! Per questo uscì davvero poco dalla nostra città: Raff, Fingernails, Miss Daisy, Astaroth, Alter Ego ed il resto non andava oltre uno striminzito demotape,  ma ti assicuro che qualcuno avrebbe meritato più di noi di venire pubblicato.

 

La copertina di “Fingernails”, 1988

 

Immagino tu abbia letteralmente divorato il libro Anni di Metallo di Andrea Ciccomartino…

Ahahahah vero! Devo ammettere che Andrea ha fatto davvero un lavoro certosino, pensa che leggendo ho scoperto dei nomi che non ricordavo affatto; questo dovuto sicuramente ai miei vuoti di memoria ma è certo che alcune bands erano sicuramente molto ma molto underground e vissero solamente qualche mese. Comunque un bravo sincero a Ciccomartino! Me lo ricordo cantante con dei lunghi capelli ricci a fare il belloccio on stage e giocare al Glam, che odiavo con tutte le mie forze! Ahahah! Erano le nostre battaglie quotidiane sul vivere il metallo da defenders! Oggi lo incontro ed è una persona squisita, nulla a che vedere con quell’individuo che non sopportavo, lo abbraccio come un qualsiasi fratello.

Frequenti ancora i vari personaggi che hanno segnato la tua gioventù metallica, citati all’interno del tuo libro? Intendo Mazinga, Lorella, Claudio, Carlo, Ciccio etc etc.   

Qualcuno l’ho incontrato dopo tanti anni e devo ammettere di quanto siano cambiati rispetto a venti, trent’anni fa. Ma quando l’argomento torna alla nostra epoca rivedo in loro lo spirito aleggiare nuovamente, allora li riconosco in un attimo ed è come se non ci fossimo mai persi di vista. Tramite Facebook rintracciai Mazinga, che oggi vive ad Amsterdam e fa l’imprenditore, ma è nuovamente sparito confermandomi che tutte le rotelle a posto non dovesse averle. Tanti li ho persi nel tempo: Lorella, Ciccio, Carlo che fa il postino, Stefano che vive in Texas, Antonio, il primo batterista dei Fingernails che oggi è  attore di teatro e lo vedo spesso nelle fiction televisive.

Giuliano fa il prete, Ulisse, che faceva l’attore cinematografico e cantava in una metal band, si trasferì poi negli Stati Uniti, altri che ci hanno lasciato per sempre, alcuni di loro sono rimasti nella musica, suonano in qualche tribute band e del metal hanno perso lo smalto. Poi ci sono quelli che si rivedono dopo tanti anni e rimettono in piedi la baracca suonando in qualche sporadica serata metal ed allora è un vero piacere incontrarli assieme a tanti vecchi amici che lasciano per un attimo le proprie famiglie per godersi una serata in libertà. Questo tipo di revival a volte mi spaventa, mi fa sentire come se stessi ai titoli di coda a vivere di ricordi,  ma io  il metal lo sento ancora  attuale, cazzo, non mi sento ancora abbastanza vecchio… ahahah! E poi con le femmine come la mettiamo? Ahahah!

Pensi che lo scazzo che avesti con alcuni metallari milanesi negli anni Ottanta, come raccontato all’interno di Con le Borchie nel Cervello, abbia poi in qualche modo creato terreno minato per i Fingernails riguardo opportunità per concerti nel Nord della penisola? Da quanto scrivi sembra che la sbandierata fratellanza dei metallari che si viveva negli anni Ottanta avesse vacillato, in quell’occasione…  

Assolutamente no, il fatto successe nel 1983 ed i Fingernails non avevano ancora raggiunto la popolarità, eravamo confinati nella nostra regione dove tutti ci seguivano assiduamente. Diciamo che l’episodio si rivelò invece favorevole per il movimento metal romano perché trovammo l’appoggio di diversi gruppi provenienti da altre città, come Firenze e Genova, che non vedevano di buon occhio i milanesi. Fu in occasione dello storico Festival di Certaldo che ci incontrammo facendo amicizia. In seguito alcuni metallari di quella banda milanese entrarono a far parte di un gruppo motociclistico chiamato North Wolves, ed anni dopo parteciparono alla creazione della sezione italiana degli Hell’s Angels.

Diciamo che a Milano i Raff erano piuttosto noti, forse quanto gli stessi Vanadium (I Bulldozer a livello di popolarità uscirono dopo). Ricordo che nell’82 assistetti al concerto dei Krokus a Milano e parlando con i fans locali venni a conoscenza del loro amore per la band dei fratelli Bianco. Parlando di fratellanza dico solamente che si viveva il metal in maniera molto circoscritta e solo dopo la metà degli anni Ottanta trovammo modo di avvicinarci e condividere il metal con altri fans italiani.

 

1987: Fingernails durante un’intervista televisiva

 

Quanti metallaretti del sabato sera, che descrivi nel libro, sono poi rimasti metallari o, come presumibile, di loro si sono poi perse le tracce?

Ahahah! Ovviamente sono tutti spariti e sinceramente non ho più avuto modo di incontrarli, per fortuna. I metallaretti del sabato sera si trovano ancora oggi, ma è più per moda che per altro, quelli della nostra epoca cercavano solo di far parte di un gruppo di amici, magari ascoltavano anche il metal ma si comportavano da perfetti bravi bambini: tornavano a casa alle sette di sera e bevevano Coca Cola. Qualcuno era più intraprendente, allora li si metteva alla prova, ricordo che ad un tizio facemmo pippare del cemento grattato dal muro della cantina dicendogli fosse cocaina ahahah! Sto ancora tremando, all’idea che potevamo provocare pericolosi effetti ad alcuni di loro.

Da quello che si evince all’interno delle pagine da te scritte pare che non avessi una grande opinione dei Vanadium, soprattutto se rapportati ai Raff. Negli anni hai poi mutato la tua idea? 

Guarda, considero a tutt’oggi i Vanadium come l’unica risposta italiana al metal europeo degli anni Ottanta! Erano un gruppo professionale sul serio e poi c’era il supporto di una importante casa discografica, il che non era di poco conto, poi se devo dirti che i Raff li consideravo migliori dal punto di vista della passione non sto dicendo una bugia, erano molto più underground, come la Strana Officina, gli Steel Crown, i Sabotage, i Vanexa, tutte bands che io amavo e che avevano quel sapore genuino che non trovavo di certo nei Vanadium. Come ben sai ti sta parlando uno che ha sempre preferito il sound sotterraneo delle cantine piuttosto che una proposta di grosso spessore discografico .

Ti racconto un episodio: nel 1983 i Vanadium parteciparono ad un importante festival ad Ostia, sul litorale romano, assieme ai Raff ed i liguri Crossbones, il cui manager era il figlio del comico Macario. Pino Scotto si presentò all’appuntamento nella cantina dei Raff (nella zona rione Monti, luogo di ritrovo dei metal kids romani e dove praticamente nacque il movimento nell’80/’81) ed esordì con la solita sua cafonaggine coattesca a cui risposi per le rime e beccandomi il rimprovero del manager che mi ricordò a chi mi stavo rivolgendo! Ahahah! Diciamo che non mi stavano simpatici, anche se dopo il concerto accompagnai in macchina alla stazione Tiburtina il tastierista Ruggero Zanolini con sua moglie, e devo ammettere che invece il tipo fu davvero cordiale, mi piacque quel suo tono serioso e rispettoso ma si fece una grassa risata nel sentirmi cosi concitato parlando dell’episodio con Pino.

 

Angus-Duracell-Bomber

 

Se ipoteticamente dovesse avere diciotto anni un altro Maurizio Bidoli, nella Roma di oggi potrebbe anche solo pensare di avvicinarsi alle tue gesta? (Nel bene e nel male, s’intende!) 

Qualche mio amico fan ha cercato di emularmi e questo mi ha fatto seriamente rabbrividire perché malgrado io fossi un incosciente, riuscivo ad avere un forte controllo sulla mia psiche dovuto anche ad una educazione mai estrema ma che mi ha insegnato ad essere libero con coscienza… ahahah! Sembra un gioco di parole ma è davvero così che sono cresciuto: nel pieno del caos mentale su come dovessi diventare da grande, toccavo il fuoco ma avevo paura a lasciarmi andare totalmente. Sicuramente questo mi ha salvato dall’arrivare ad essere un tossico alcolizzato, qualche volta ci ho quasi rimesso la vita, ebbi un collasso, andai in overdose da droghe durante il capodanno dell’88, il disco dei Fingernails era appena sul mercato ed io giocavo troppo con gli stupefacenti e mi ero spinto un passo più avanti.

Diciamo che non mi piacerebbe pensare ad un Bidoli oggi a 18 anni come ero io all’epoca! Ahahah! Facciamo che si goda della buona musica e che si conceda un paio di buone birre, senza però esagerare, così da fottersi qualche bella femmina senza caderci sopra addormentato… ahahah! Io che l’ho vissuto posso dirti che mi ci sono addormentato sopra qualche femmina ed è successo anche il contrario! Cazzo se potessi tornare indietro! Ahahah! Scherzo, non mi pento di nulla riguardo il mio passato ed oggi sono ancora vivo, ribelle al punto giusto e maledetto quando mi lascio andare.

 

Roma, Piper Club, 1982

 

In che termini, anche numerici, s’è ridotto l’interesse delle persone della Capitale nei confronti dell’HM? 

Domanda difficile, i tempi sono cambiati, i locali sono tanti, le scelte sono diverse, oggi ti siedi davanti a un computer e decidi di andare dove più ti aggrada, il più delle volte scegli un posto che non c’entra nulla col metal pur sapendo che da qualche parte si sta organizzando qualche serata a tema adatta ai tuoi gusti musicali. Ai miei tempi seguivi qualsiasi cosa si muovesse e ti ci tuffavi avidamente, non avevamo scelte, non c’era nulla, altrimenti finivi dentro qualche pub a sfondarti di birre fino al collasso rischiando l’arresto o le botte di qualche gestore stufo dei tuoi casini incontrollati.

Roma è divenuta una città a sorpresa, organizzi le serate e non sai quanta gente in realtà assisterà allo spettacolo, spesso ti ritrovi a suonare in una  sala semivuota mentre fuori del locale la gente invade la strada a chiacchierare e bere alcolici comprati in qualche discount di zona. Non c’è più passione e tutto è sempre così difficile, poi ci sono quelle serate dove tutto funziona liscio come l’olio con la gente che si diverte, insomma, regna l’incertezza e l’umore del momento.

 

Un esempio di Morini Excalibur color amaranto, anni Ottanta.

 

All’interno del libro tessi le lodi, giustamente, per una motocicletta mitica come il Morini Excalibur. Ce l’hai ancora? Che fine ha fatto? 

Aaaahhhhhhhhhh mitica, acquistai la Morini Excalibur 350 per caso, giravo per le strade di Roma e mi fermai davanti una vetrina come una femmina in calore, avevo visto questo nuovo modello che assomigliava ai chopper americani, entrai, chiesi il prezzo ed il giorno dopo me la portai via senza neppure attendere il modello nero che preferivo. La mia era rosso amaranto ed era bellissima, se poi calcoli che non avevo mai guidato una motocicletta ti  rende l’idea di quanto fossi incosciente all’epoca, non avevo un cervello perfettamente sano! Ahahah! Ebbi giusto l’accortezza di portare un amico che almeno mi evitò la figura barbina  nell’uscire dall’officina senza sapere come si mettesse in moto e inserire la marcia. La moto durò sei anni e nel tempo feci alcune modifiche che facevano voltare la testa alla gente in strada: avevo messo una grossa catena davanti che toccando in terra provocava continue scintille! Ahahah! Una volta di ritorno dalla Francia un pistone prese fuoco e mi costò un occhio della testa farla riparare. Quante emozioni e che bei ricordi.

 

“Angus” Bidoli

 

Maurizio, penso valga la pena di ricordare tre personaggi che hanno contribuito fattivamente a scrivere un pezzo di storia dell’HM romano e italiano e che non ci sono più: Baffo Jorg, Paolone, Riccardo “Duracell” Lipparini.

Baffo era considerato il papà dei metallari per via dell’età adulta rispetto i ragazzetti che lo seguivano come un santone. Gestiva un programma radiofonico che parlava esclusivamente di metal e che tutti (dico tutti) ascoltavano, tentò la carriera di cantante durata il tempo di un paio di gig. Era un personaggio importante nella crescita del metal a Roma, divenni suo amico e malgrado fossimo cosi differenti caratterialmente ci rispettavamo fortemente, era sempre in movimento continuo, amava il metal e le sue preoccupazioni riguardavano totalmente i suoi gusti musicali. Quando portò Lemmy a Roma lo alzammo in trionfo, aveva vinto su tutti i fronti! Amante della buona birra e dei viaggi in Germania. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile, ancora oggi che si organizzano serate metal  c’è sempre un pensiero per lui che à stato fortemente attento alle nuove proposte ed alla crescita del movimento.

 

Da sinistra a destra: Baffo Jorg, Cucciolo e Maurizio Bidoli

 

Paolone invece era l’amicone di tutti, girava con la sua Guzzi con chitarrina a tracollo e suonava in piazza di Spagna con i  Wild Way, una sorta di band rock blues americano dal sapore southern. La sera lavorava in qualche rock club e ci accarezzava la testa come un Cristo, dall’alto dei suoi oltre due metri di altezza. Ogni tanto frequentava il cinema, lo chiamavano a girare delle parti in cui dava sfoggio delle sue qualità di indiano metropolitano dallo sguardo serioso e minaccioso. Ricordo che una sera all’Uonna Club, durante lo show dei Soundgarden non era di sentimenti positivi, era silenzioso ed incazzato, era nella fase depressiva, si portò nelle prime fila e per evitare che la gente si prendesse a sberle agitò con forza una corda di cotone a mo’ di frusta che fece allontanare tutti impauriti! Aahah! Era capace di qualsiasi azione con quel suo modo pacato ed educato, fu meraviglioso quella volta al mare dove una pattuglia della Polizia ci fermò per un controllo, ci misero contro un muretto per essere controllati da un ragazzo che non era molto interessato a tenerci a bada: Paolone tirò fuori la sua pistoletta ad acqua e lo colpì in pieno! Ahahah! Il tizio si incazzò non poco, diceva che si era rotto i coglioni di stare lì con dei bambini mentre il superiore era intento a controllare i documenti nella macchina di servizio. Anche la sua scomparsa ha lasciato un vuoto dentro di me e non lo dimenticherò mai.

 

Fingernails classic line-up. Da sinistra a destra: Ricky Duracell, Bomber Santoni e Angus Bidoli

 

Ricky Duracell era il batterista storico dei Fingernails e lo consideravo come un fratello, per cui la sua scomparsa ancora oggi provoca in me tanto dolore. Non tanto per come è avvenuta, in maniera così violenta (un incidente stradale) ma per come lo sono venuto a sapere. Non esistevano i cellulari o almeno non così alla portata di tutti: mi trovavo a Cagliari in vacanza e quando tornai a casa, senza dirmi nulla, mi portarono sulla sua tomba! Fu un autentico shock! Per me che non l’ho visto fisicamente da morto permane l’idea che sia partito per un lungo viaggio. Quando conobbi Duracell fu sintonia immediata e lo presi alle  dipendenze nei Fingernails: aveva un tiro micidiale, un autentico portento, talmente duro e manesco che quando si giocava rischiava di rompermi qualche costola ahahah! Era un bambinone che ti faceva incazzare per quanto ingenuo e superficiale ma ti lasciava sempre di buonumore. Possedeva la battuta pronta per ogni occasione, era fissato con la palestra e non beveva, non usava droghe, ricordo benissimo quella volta che gli feci provare delle pasticche anfetaminiche (le plegine) e finì addormentato davanti le casse di una discoteca sparate a palla ahahah! Aveva qualcosa di incredibilmente energetico nel suo corpo che aveva il sopravvento su qualsiasi stupefacente.

Quella volta che insistette per provare un acido – che io non volevo dargli – e alla fine mi convinse con le buone (?) maniere, rimase tutta la notte a dirmi che non provava nulla di strano e che si sentiva normale… una volta tornato a casa mi disse che ancora poteva ascoltare la musica che aveva sentito per tutta la serata precedente ahahah! L’unica volta che lo sognai rimisi in piedi i Fingernails il giorno successivo: per me era come un segnale. Provate ad immaginare cosa avrà scatenato nell’universo mentre qualcuno cercava di scipparmi la band! Tranquillo Riccardì, io e Bomber l’abbiamo salvata in tempo e stavolta potrai tornare a suonare i tuoi pezzi da Lassù.

Chiudi come vuoi, Maurizio, spazio a disposizione, grazie.

Voglio ringraziare te, Steven, la redazione, tutti i fans che ci sono stati vicino e che continuano a supportare la nostra musica, nel frattempo rimediate una copia del libro e magari cercate di entrare nella mia vita per un attimo per riprovare quell’ebbrezza giovanile che ancora cavalca la mia mente.

Buon ascolto e buona lettura.

 

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti