Folk - Viking

Intervista Eluveitie (Chrigel Glanzmann)

Di Luca Montini - 16 Aprile 2019 - 19:30
Intervista Eluveitie (Chrigel Glanzmann)

In occasione dell’uscita del nuovo album “Ategnatos”, concept album sulla (e della) “rinascita” della folk metal band svizzera Eluveitie, abbiamo intervistato per voi il fondatore e mastermind Chrigel Glanzmann: tra mitologia celtica, antiche lingue galliche e riti dimenticati… ma anche social media e promoter sudamericani.

Ciao Chrigel e bentornato su Truemetal.it! Perdonami per la voce molto bassa, ho paura di averla persa cantando i pezzi del vostro ultimo album in macchina!

Ottimo allora, molto bene! (ride)

Restando in tema di voci, penso che quella della nuova cantante Fabienne Erni in questo album calzi a pennello con il vostro sound. Ha un timbro diverso da quello della cantante precedente Anna Murphy, e forse è giusto così: del resto una rinascita non poteva essere possibile emulando il passato… non pensi anche tu?

Sono sempre un po’ in difficoltà nell’affiancare il tema della “rinascita” di questo album con la storia della band, ma in generale sono d’accordo sul fatto che la voce di Fabienne sia perfetta nell’arricchire in maniera determinante la nostra musica. Non è un caso che venga dal repertorio folk tradizionale, lo puoi sentire chiaramente, anche solo per il suo cantato in lingua gallica come in “Evocation II”.

“Rebirth” è anche stata la prima traccia che avete scritto?

Si, e la prima anche abbiamo registrato, anche se una parte è stata incisa di nuovo per la versione finale dell’album. Quando abbiamo iniziato a lavorare ad “Ategnatos” avevamo finito da poco “Evocation II” (2017), quella è stata la prima canzone che abbiamo concluso, era già passato molto tempo dal disco metal precedente che abbiamo rilasciato, quindi ci siamo detti: “dai, registriamola subito!”, anche se l’album non era stato ancora scritto quasi per nulla! 
 

Si, sono passati ben cinque anni dal vostro precedente disco metal “Origins” (2014), come mai avete atteso tutto questo tempo per comporre e rilasciare un nuovo disco di musica pesante?

Beh, non è passato così tanto tempo, abbiamo rilasciato un album nel frattempo, anche se non metal! (ride) Sai, era chiaro dall’inizio quando abbiamo costruito il concept di “Evocation” (2009) che si sarebbe trattato di un ciclo di due album. Ma non ci siamo dati una tempistica per quanto riguarda il quando avremmo realizzato la seconda parte. Quando abbiamo iniziato a lavorare ad “Origins”, non so come esattamente, ma ha iniziato ad essere sempre più chiaro il fatto che fosse giunta l’ora di realizzare “Evocation II” (2017), finalmente, dopo tutti questi anni. Così è andata, poi siamo andati subito in tour immediatamente per promuovere il disco, mentre al contempo abbiamo iniziato a lavorare ad Ategnatos. Il tutto in poco più di un anno. Direi invece che siamo stati molto celeri.

Puoi descrivere brevemente il concept di Ategnatos?

Si, nei nostri brani la musica è espressione dei testi, questo collegamento è importantissimo. Il concetto alla base del disco è la rinascita ed il rinnovamento. Si tratta di un album sulla mitologia celtica, come al nostro solito, in questo caso il lavoro contempla delle immagini archetipiche, come parabole ed allegorie dal punto di vista di ciò che possono dire alle nostre vite ed alle nostre esperienze. In tutte queste immagini puoi trovare delle verità nascoste sul tema della rinascita, non nel senso induistico di una reincarnazione, ma nella metafora della continua trasformazione delle nostre esperienze. “Ategnatos” significa proprio “rinascita” in gallico antico.
 

Eluveitie   Ategnatos

 

Sempre sul tema degli archetipi, nella cover del disco possiamo vedere un corvo e una cascata… qual è la simbologia di queste immagini?

Esatto, mi riferisco proprio a ciò quando alludo agli archetipi. Quando abbiamo iniziato a lavorare sul disco abbiamo capito subito cosa volevamo comunicare con questi bellissimi paesaggi naturali, disegni… come abbiamo fatto anche in passato. Abbiamo cercato qualcosa che potesse rappresentare il contenuto dell’album ed abbiamo trovato quel luogo. Si tratta di un posto magnifico nel centro della Svizzera. Puoi trovare diverse caverne da quelle parti. Anche dietro la cascata che vedi c’è una caverna. Le caverne di quel tipo le chiamano caverne-vulva perché… hai capito insomma, la forma dell’ingresso ricorda una vulva. Nei tempi antichi questi luoghi erano utilizzati per riti sacri legati alla fertilità ed alla vita in generale, anche le giovani coppie andavano lì per ricevere benedizioni e cose del genere. Ci sembrava un bel simbolo per rappresentare l’album, la ri-nascita, il dare la vita e far nascere qualcosa di nuovo. Allo stesso tempo anche il corvo ha un significato così come la cascata. Il corvo ha un ruolo molto importante nella cultura celtica ma ha anche tantissimi significati e porta con sé molte simbologie. Una di queste è connessa alla morte. Nel mondo celtico ci sono molti riferimenti mitologici alla morte ed al morire, uno di questi descrive la morte come un viaggio attraverso il mare. In quell’immagine è solitamente un corvo a guidarti. Il corvo attende la tua anima sulla riva e ti accompagna all’altra sponda: per questo vedi il corvo in quest’immagine, come simbolo di qualcosa che deve morire per tornare nuovo e rinato.

Qual è il significato di “Ambiramus”, altro brano molto significativo del vostro ultimo album?

Di nuovo un’antica parola gallica e significa, appunto, viaggio!

Molto bene, come avrai notato non sono molto esperto di lingue antiche.

Non c’è problema, sono qui apposta! (ride)
 

C’è una connessione tra i brani del disco, come nei concept album “in senso forte” dove abbiamo un protagonista o una storia di qualche tipo narrata traccia dopo traccia?

No, c’è solo l’argomento principale, ogni canzone rappresenta un’immagine differente dello stesso pensiero da una diversa prospettiva, quindi possiamo considerate ogni pezzo come indipendente.

Alla seconda posizione del disco troviamo un brano recitato, “Ancus”, lungo solo undici secondi. Come mai questa scelta come intro per “Deathwalker”?

L’idea di inserire quell’intermezzo è nata molto spontaneamente all’inizio dello sviluppo del concept. L’importanza di quelle parole è per me assolutamente cruciale, come una poesia.

Hai scritto tu tutte le liriche come nei dischi precedenti?

Hmm… si!

…e invece per quanto riguarda la musica?

In questo caso invece si è trattato di un lavoro corale, anche più di quanto lo sia mai stato in passato!

Siete in nove, del resto. C’è anche un italiano dal 2015: Matteo Sisti.

Si, è bello averlo nella band, è un musicista molto talentuoso!

Hai ascoltato il nuovo disco dei Cellar Darling? [la band nata dopo lo split e composta dagli ex Anna Murphy, Ivo Henzi e Merlin Sutter. n.d.M.]

Certo che sì e lo trovo fantastico! Ci sentiamo anche ogni tanto, anche se siamo tutti molto impegnati con le nostre relative band nella promozione in questo periodo, ma talvolta usciamo anche insieme. Abbiamo registrato nello stesso studio, anche sovrapposti… mentre Fabi registrava le sue parti vocali per il nostro disco, Anna stava ancora registrando le sue parti per il disco in un’altra stanza!

Per certi versi lo split è stata una cosa buona, come pensano molti fan ed inizio a convincermene anch’io… abbiamo due ottimi gruppi che fanno musica molto differente l’uno dall’altro!

Ma sì, penso anch’io. Certo ci sono stati momenti difficili anche a livello emotivo e con tutto ciò che comporta, ma oggi guardando indietro a tre anni fa forse è stata la cosa migliore che potessimo fare.

In latino diciamo “per aspera ad astra”, insomma!

Esatto, è così.

Cosa ne pensi dei tempi moderni in generale e come pensi che la cultura celtica possa dire qualcosa ad un giovane d’oggi ossessionato dai social network?

Ehm, tantissimo! (ride) Sui tempi moderni ci sono un sacco di cose che mi piacciono ma anche un sacco che non mi piacciono, ma alla fine sono nato in quest’epoca e non posso cambiarla. Non penso onestamente che i tempi siano mai cambiati in senso assoluto: in ogni epoca ci sono state cose buone e cattive. Penso che la cultura celtica oggi possa insegnarci molto. Ti faccio questo esempio. C’è un ciclo di due canzoni in quest’album, composto da “The Slumber” e “Worship” che sono correlate alla stessa leggenda celtica. Racconta di questo meccanismo psicosociale che spesso si verifica quando un gruppo di persone, una tribù o una nazione sono sotto una forte leadership o più semplicemente sotto un dittatore. Ciò che fanno spesso le persone è chinare il capo e seguire. Anche se ciò rende le loro vite miserabili. Il motivo, molto spesso, è la paura. Il punto interessante della leggenda è che ci mostra come uscire da questa situazione, e la soluzione viene nella forma del dio celtico Ogmios, che è l’opposto della figura che uno si immaginerebbe in grado di liberare delle persone. Non è un supereroe muscoloso, è un vecchio fragile. Ma Ogmios rappresenta la mente acuta, l’intelletto. Il messaggio della storia è che le persone devo usare la loro cazzo di testa, e non seguire senza fare domande ed obiettare. Questa cosa mi ha colpito molto. Questa versione è stata tramandata oralmente più di duemilacinquecento anni fa, oggi non abbiamo che leggende, non possiamo sapere cosa sia successo allora, ma qualcosa sicuramente è successo perché altrimenti non sarebbe arrivata a noi. Se guardi al mondo contemporaneo il messaggio è ancora importate, se pensi alla Germania di qualche decennio fa [lo vediamo nel recente lyric-video di “The Slumber” n.d.M.], o se guardi a quello che sta facendo oggi l’America. Hai anche menzionato i social media. Per me sta accadendo qualcosa di davvero spaventoso. Ti racconto questo: siamo appena rientrati dal tour mondiale. Una parte del tour è stata fatta in Sud America.

Immagino un successo; il Sud America di questi tempi risponde molto bene…

Si, tutto fantastico, pubblico incredibile. Ma… l’ultimo paese del tour è stato il Brasile. Abbiamo avuto il contatto di un promoter che avrebbe dovuto prenotare i nostri show. Era invece un fottuto criminale. Ovviamente non potevamo saperlo. Questo tizio ha fatto un disastro, tradendo ogni nostro accordo. Abbiamo perso un sacco di soldi, ma ci può stare, possiamo gestirla. Il lato spaventoso è che gli show sono stati cancellati da lui, che ha fatto partire immediatamente un’enorme shitstorm sui social media inventandosi che era colpa nostra. Ha scritto alla gente che noi siamo le rockstar arroganti e teste di cazzo che hanno preso i suoi soldi. La verità era l’esatto opposto, ma non l’ha scritto. Per un mese circa abbiamo avuto un’enorme shitstorm sui nostri profili social. Centinaia di persone che ci hanno scritto che il loro amore è diventato odio e che non sarebbero più venuti ai nostri show e “bla bla bla”… incredibile. Il comunicato ha avuto oltre seicento commenti su Facebook in un giorno. Questo mi ricorda la storia di cui ti parlavo prima. Questa è la follia. Tutto prodotto da un solo uomo, e tutti gli hanno creduto.

Ma gli hanno creduto davvero in tanti?

Certo, non tutti, ma quello che colpisce è come sia bastato per lui scrivere qualcosa e tutti gli hanno creduto acriticamente, scrivendo quei commenti di odio. Con i social media stiamo addestrando a questo tipo di comportamento. Alla fine non è molto diverso da qualche decennio fa in Germania quando c’era uno che diceva “le cose non vanno bene, facciamo così ed odiamo tutti”, e la cazzo di seconda guerra mondiale è stato il risultato. Questo mi spaventa dei social media. Tornando quindi al tuo quesito, la mitologia celtica ha molto da insegnare anche oggi.

Lo scrittore italiano Umberto Eco diceva appunto che “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar”… per molti versi è così, e lo vediamo nell’odio di oggi. Torniamo però alla musica: a novembre sarete in Italia per quattro date con i Lacuna Coil. Come vedi da musicista il rapporto tra Italia e musica pesante?

Non saprei, vista da fuori e da non-italiano peso che l’Italia stia sviluppando tantissimo nell’ambito metal. Certo, principalmente il nord Italia ma posso sbagliarmi. Negli ultimi dieci anni sono nate tantissime band fortissime nel vostro paese.

Questo è vero, spesso abbiamo poco pubblico ai concerti ma tante band validissime. Chi ti ha colpito principalmente negli ultimi anni?

Sicuramente i Fleshgod Apocalypse. Sono fantastici. Certo lo sono anche i Laucuna Coil, ma non sono una band recente… anche se musicalmente li ho scoperti da poco… li conoscevo di nome, si, ma non gli avevo dedicato la giusta attenzione… ed ora saremo insieme in tour, scambiandoci il ruolo da headliner in base al paese. Sono davvero un’ottima band.
 

chrigel

 

Cosa ascolti metal nel tempo libero?

Il mio disco preferito è il CD-rom vuoto. (ride) Non ascolto molta musica in genere, non ho molto tempo per sedermi ed ascoltare con calma, ma in genere ascolto musica folk tradizionale, solitamente irlandese, ma anche tanto buon vecchio death metal svedese degli anni ’90 e tanto black metal!

Ultima domanda di rito: il tuo messaggio ai lettori di Truemetal!

Per prima cosa ci tengo sempre a ringraziare te per l’intervista e per il tempo che ci dedicate, è stato un piacere risentirti dopo un anno. Ovviamente grazie a tutti i lettori, è bello sapere che c’è interesse per la band, speriamo di vedervi tutti on the road a novembre!

Intervista a cura di Luca “Montsteen” Montini