Stoner

Intervista Fu Manchu (Scott Hill)

Di Davide Sciaky - 14 Marzo 2018 - 12:38
Intervista Fu Manchu (Scott Hill)

Ciao Scott, come va?

Va bene, va bene.

 

Come sta andando il tour?

Sta andando bene, è iniziato da una settimana e mezzo.

 

Cominciamo parlando del vostro nuovo album: un mese fa avete pubblicato “Clone of the Universe” e avete iniziato a suonare le nuove canzoni fin da subito, anzi, ho visto che qualcosa lo suonavate già da alcuni mesi; com’è la risposta del pubblico alla nuova musica?

Buona, buona, finora tutto bene.
C’è una canzone di 18 minuti che occupa tutto il secondo lato del disco che tutti vogliono sentire, una cosa che non ci aspettavamo, quando l’abbiamo scritta il nostro atteggiamento era, “Eccoci qui, prima di tutto vogliamo soddisfare noi stessi, ma chissà se il pubblico la vorrà ascoltare”…il pubblico impazzisce per quel pezzo, quindi direi che va bene.

Da quello che ho visto i testi sono tutti di fantascienza, è un concept album?

No, non è un concept album.
Non mi piace…non ho mai voluto cantare o scrivere testi, abbiamo fondato la band nel ’90 e io suonavo solo la chitarra, un mio amico cantava ma poi s’è stufato e abbiamo cominciato a cercare un nuovo cantante; non abbiamo trovato nessuno che funzionasse e ad un certo punto gli altri fanno, “Ok, canti tu”…cosa?! No, no, voglio suonare la chitarra!
Abbiamo continuato a provare con altri cantanti, non ha funzionato e ho cominciato a cantare e a scrivere testi.
Non mi è mai piaciuto scrivere cose personali o di politica o di religione, la maggior parte dei nostri testi hanno senso per me, ma è…in questo disco è fantascienza, è vero, ma in altri dischi parlano di macchine, band, moto…comunque sì, non è un concept ma in questo disco c’è molta fantascienza strana.

 

Hai menzionato la canzone da 18 minuti, ‘Il Mostro Atomico’, innanzitutto come mai il nome italiano?

L’ho visto nel poster di un film!
Vuol dire “The Atomic Monster”, giusto?

Sì.

Ecco, l’ho visto in un poster e ho pensato, “Ehi, questo suona figo”, il poster era figo, mi piaceva il nome…come dicevo prima, non c’è un vero significato.
Questa canzone avrebbe dovuto essere una canzone strumentale fino in fondo, effetti di chitarra, suoni strani, ma il nostro batterista, Reeder, dopo che l’abbiamo registrata mi ha detto, “Ehi amico, puoi buttare giù quattro righe? Funzionerebbero benissimo qui, a metà della canzone” quindi l’ho fatto e ha funzionato bene.
Quindi, semplicemente ho visto quel poster figo, il titolo era figo, suonava bene…questo è il genere di cose che ispirano i nostri testi, vecchi poster di film, qualsiasi cosa, se vedo qualcosa che mi suona bene me lo segno e lo tengo da parte.

 

La canzone è la più lunga che avete mai scritto, sembra una sorta di jam psichedelica, qual è stato il processo di scrittura del pezzo? L’avete scritta o vi siete effettivamente registrati mentre jammavate?

Abbiamo scritto quindici canzoni per il nuovo album, quindici canzoni corte, normali, che abbiamo ridotto a dieci.
Il fatto è che continuavamo ad uscircene con nuovi riff ed invece di usarli per scrivere delle canzoni ci siamo detti, “Perché non prendiamo tutti riff migliori e li uniamo in un’unica grande canzone che occupi tutto il lato B [del vinile]? Non l’abbiamo mai fatto…”.
Non siamo proprio una band da jam session, ci piace fare la nostra cosa e finire lì, quindi abbiamo preso tutti i riff migliori e li abbiamo combinati, li abbiamo arrangiati, registrati sul nostro registratore a quattro tracce, ri-arrangiati e siamo arrivati a qualcosa che ci piaceva.
Sai, è una cosa nuova per noi fare qualcosa del genere.

 

Nella canzone avete come ospite Alex Lifeson dei Rush: i Rush sono una delle ultime band che assocerei mai ai Fu Manchu…

 [Ride]

…come siete finiti ad averlo sul disco?

Ti dirò, nella band tutti adorano i Rush.
Il nostro manager è amico del suo manager, stavano chiacchierando e il nostro chiede:

– “Ehi, cosa sta facendo Alex ultimamente?”
– “Niente di che, passa un po’ di tempo in studio, suona la chitarra…cosa stanno facendo i Fu Manchu?”
– “Stanno registrando un nuovo album…ehi, pensi che Alex voglia fare qualcosa con loro?”
– “Non lo so fammi chiedere” e poco dopo “Mandami la canzone”

Noi eravamo senza parole, “Cazzo, davvero? No, stai scherzando!”, quindi avevamo la demo, una versione grezza della canzone che gli abbiamo mandato e lui ci fa, “Okay, cosa volete che faccia?” e noi “Cazzo, ci sta davvero chiedendo cosa vogliamo che faccia!”.
Quindi gli abbiamo detto, “Quella è la canzone, fai quello che vuoi, come vuoi, quanto lungo vuoi, fai assolutamente quello che vuoi”, è stato così semplice, gli è piaciuta la canzone e ha detto che l’avrebbe fatto.

 

Pensi che la suonerete mai dal vivo con lui?

Ci piacerebbe molto.
In qualunque luogo e momento, se lui volesse per noi sarebbe…se arrivasse a metà del concerto a dirci “Suoniamo la canz…”, “Vieni sul palco, facciamolo!”.
Dipende da lui, noi lo faremmo immediatamente; faremo un tour in Canada in settembre, vedremo…

Il nuovo album è uscito quattro anni dopo “Gigantoid”, quanto vi ci vuole per creare un album, dalla scrittura delle canzoni alla registrazione?

Normalmente è piuttosto veloce, anni fa facevamo un album all’anno.
Questa volta abbiamo suonato un anno in supporto a “Gigantoid”, siamo tornati a casa e poi quando abbiamo pubblicato una reissue di “King of the Road” il nostro manager ci ha proposto di suonarlo per intero dal vivo; abbiamo fatto anche quello, c’è voluto più o meno un anno, e poi abbiamo cominciato a pensare al nuovo album.
E’ stato piuttosto veloce, abbiamo iniziato in gennaio, mi pare, dell’anno scorso e abbiamo scritto, scritto, scritto fino a ad aprile, poi a maggio siamo entrati in studio.
Maggio, giugno e l’abbiamo finito, ci piace fare le cose rapidamente.

 

Parliamo della copertina: è un pezzo molto interessante secondo me, mi ha ricordato un po’ Kandinskij…

Oh, sì, sì!

Ah, è quello che avevate in mente?

L’artwork l’ha fatto la stessa persona che ha fatto [l’artwork di] “Gigantoid”, gli ho detto, “Amico, vogliamo che tu ci faccia anche il nuovo album”.
Mi piacciono i suoi lavori, ci sono molti collage, grafiche strane, ci ha chiesto il titolo dell’album, glie l’ho detto, ci ha chiesto, “Avete qualche idea specifica?”, “No amico, fai quello che ti senti”.
Mi ha fatto vedere la bozza e…c’è una vecchia rivista di fantascienza che si chiama Omni degli anni ’70 o ’80, i miei genitori ne avevano sempre qualche copia a casa, e su una copia c’era questa faccia strana, inquietante, e quando ci ha fatto vedere il suo lavoro ho pensato che era perfetto.
L’ha un pochino modificato rispetto alla rivista, ma sostanzialmente è quasi uguale e gli ho detto subito, “Questo è perfetto!”.

 

Questo è il secondo album che pubblicate indipendentemente, come mai questa decisione e come sta andando?

Abbiamo pensato che fosse giunta l’ora, siamo stati su etichetta dal 1990 e la nostra ultima etichetta, la Century Media, dopo il nostro secondo album con loro voleva che ne facessimo un altro ma abbiamo detto, “Nah, questa volta facciamo da soli, proviamo a fare per conto nostro”.
Tutti hanno unito le forze per fare questa cosa e…vorrei l’avessimo fatto prima, è difficile ma non così difficile; si tratta solo di trovare i soldi per fare tutto, facciamo i concerti e mettiamo da parte i soldi per registrare, stampare gli album, pagare gli artwork.

 

Quindi siete soddisfatti di questa scelta.

Sì, sì, è figo cominciare dal nulla e fare un album intero tutto da te.

 

Questa è una cosa che ho chiesto qualche mese fa anche ai Red Fang dato che, credo, la scena in Europa ed in America sono abbastanza diverse: quanto è diverso il pubblico che trovate qui rispetto a quello che trovate a casa?

Sono abbastanza simili, una volta pensavo che qui in Europa ci fosse più gente appassionata di Rock, ma penso che alla fine negli Stati Uniti ci siano più o meno altrettanti fan, sai, vecchi e giovani, uomini e donne.
Penso che sia piuttosto equilibrato, penso che si trovi dappertutto un bel pubblico amante del Rock.

 

Negli ultimi anni è tornato di grande successo lo Stoner Rock, ci sono tante nuove band al punto che alcuni grandi festival, come l’Hellfest dove avete suonato un paio di anni fa, hanno un palco dedicato a queste sonorità.
Cosa pensi di questo fenomeno? C’è qualche nuova band che ti piace particolarmente?

Sai, non mi tengo molto aggiornato con la nuova musica, se qualcuno mi dice “Ehi, ascolta questo” lo faccio, ma comunque ci sta, è sempre bello quando il Rock si fa sentire.
Quando abbiamo cominciato noi c’erano i Melvins, The Obsessed, i Kyuss, Monster Magnet, Clutch mentre ora ci sono un’infinità di band che è figo, mi piace.

 

Pensi che questo fenomeno abbia influenzato anche i vostri show, avete pubblici più grossi?

Sì, decisamente!
Penso che la cosa più grossa sia che vedo molte più ragazze, sembra strano ma è così [ride].
Quindi quello è sicuramente un plus.

 

Sei nell’industria musicale da più di 25 anni e in questo tempo molto è cambiato, soprattutto grazie a internet: secondo te quali sono i lati migliori e peggiori dei cambiamenti che ci sono stati nel mondo della musica?

Ovviamente la cosa peggiore è la pirateria musicale, la gente che carica su internet le tue cose.
Ma senza internet non avremmo mai potuto far avere la nostra canzone ad Alex Lifeson, no? Non ci saremmo mai potuti permette di farlo viaggiare fino al nostro studio e ritorno.
È bello, gente che sta in Australia e non avrebbe mai pensato di ascoltarci può farlo, magari dicono “Ehi, vediamo com’è questa canzone…mi piace, voglio comprarla!”.
Penso che questo sia il grande vantaggio di internet, dare visibilità e farci arrivare a gente che altrimenti non ci conoscerebbe.

 

Davide Sciaky