Thrash

Intervista Gama Bomb (Philly Byrne)

Di Nicola Furlan - 3 Agosto 2016 - 10:16
Intervista Gama Bomb (Philly Byrne)

Poi siamo rimasti folgorati da band come Rage Against the Machine, Megadeth, Nuclear Assault e Overkill e, in generale, a tutto quello che usciva dalla scena newyorkese a livello di hardcore.
(PhillyByrne)

Thrashcore dall’Irlanda del Nord e tanta tanta voglia di divertire, ma non solo, in quanto la band è dotata di un tasso tecnico-esecutivo di tutto rispetto che, di fatto, la innalza ad una delle più importanti thrash metal band contemporanee. Di chi stiamo parlando? Dei Gama Bomb, quintetto proveniente da Newry e che assieme ai vari Warbringer, Municipal Waste, Ultra-Violence, Bondeb By Blood, Violator, rappresenta un punto fermo nel corso dell’evoluzione che questo genere propone, con alti e bassi, da oltre trenta anni. A scambiare quattro chiacchere con noi è il cantante del gruppo, Philly Byrne

 

Abbiamo iniziato a suonare assieme da giovanissimi. All’inizio eravamo solo in due, io e Joe (Joe McGuigan), a suonare in un garage su brani di band quali Thin Lizzy e Black Sabbath. Si tornava a casa e ci si metteva all’ascolto di più metal possibile… e poi si ritornava a suonare per prepararci ai concerti che, all’inizio venivano svolti ai party con gli amici.

Quindi eravate molto focalizzati su uno stile che poi non è stato quello che attualmente suonate…

Sì, all’inizio eravamo più morbidi. Poi siamo rimasti folgorati da band come Rage Against the Machine, Megadeth, Nuclear Assault e Overkill e, in generale, da tutto quello che usciva dalla scena newyorkese a livello di hardcore. Pensa che la band, una volta al lavoro su i primi pezzi thrash metal, originariamente si chiamava Rattlehead in onore al teschio leggendario delle copertine dei Megadeth.

Quando avete avuto il primo contatto con una label?

Avevamo per le mani un ottimo disco di esordio autoprodotto “Survival of the Fastest”. Dai nostri concerti percepivamo entusiasmo e presenze sempre crescenti. Abbiamo quindi mandato in giro il disco e, tra le varie, la più interessata si è dimostrata la leggendaria Earache Records. Esordire con un nome così alle spalle è stato molto importante per gli aspetti promozionali, senza contare l’orgoglio di finire sotto una label così leggendaria.

Come ritieni sia cambiato il vostro modo di lavorare, di comporre e di intendere la musica dalla release di “Survival of the Fastest” all’ultimo “Untouchable Glory”?

Dal primo disco ad oggi non abbiamo cambiato il nostro stile; pensiamo di aver conservato la nostra energia e la nostra personalità pur avendo evoluto la nostra abilità tecnica. Ci impegniamo molto e cerchiamo di arricchire il songwriting di elementi compositivi sempre più raffianti. Cerchiamo cioè di stare attenti ai dettagli, curando ogni aspetto in maniera più fine. Diciamo che sebbene adoriamo spaccare e pestare duro, ci sentiamo un po’ più maturi.

Questo aspetto da te citato di percepisce molto bene e, sebbene il mio disco preferito continui a restare “The Terror Tapes”, si nota anche dall’ultimo che, sopratutto a livello solistico, avete davvero fatto dei passi in avanti…

Davvero il tuo preferito è “The Terror Tapes”? In pochi lo apprezzano rispetto agli altri album… suona strano, ma fa piacere sentirtelo dire! Il nostro preferito è l’ultimo invece dove, tanto per aggiungere qualcosa a quanto hai detto, John (John Roche) ha fatto un lavoro straordinario alla chitarra.

Ritenete importante, data la corrente artistica da voi intrapresa da sempre attenta ai problemi sociali, porre particolare attenzione ai testi delle canzoni?

Assolutamente. Noi parliamo di tante cose, da quelle divertenti a quelle più serie, alla fantascienza…, ma tra le righe ci sta molto di più di quello che un nostro testo appare in prima battuta. Da sempre la musica di impatto, quella coinvolgente, ha il dovere di trasmettere un messaggio. È il potere della musica… e da questo punto di vista uno dei nostri maggiori ispiratori è il messaggio dei Rage Against the Machine.

Come sta proseguendo il tour? Vedo che non avete piazzato tante date… state anche approfittando di eventuali day-off non presenti e quindi non indicati sul vostro sito?

Sì, piazziamo qualche day-off qua e là, ma in verità il tour è volutamente corto in quanto stiamo vivendo un periodo di intensi problemi famigliari che ci impediscono di pianificare a lungo termine. Uno dei nostri a breve andrà all’estero per un periodo abbastanza lungo per cui ci giochiamo le nostre carte in queste occasioni. La fortuna è che tra queste c’è anche la partecipazione ad eventi importanti come il Metaldays.

Avete un nuovo album in lavorazione?

Al momento non abbiamo pianificato l’entrata in studio più per problemi di tempo che per poca ispirazione. Ti posso però dire che Joe di recente mi ha chiamato, ci siamo visti e mi ha detto che ha qualche idea che, vi garantisco, non deluderà. Al momento abbiamo un contratto con AFM Records quindi, se tutto va bene, non passerà molto tempo prima di ributtarci in sala prove.

Bene, grazie per questa intervista… non vedo l’ora di vedervi dopo là sopra, a scatenare il pogo che tutti si aspettano…

Grazie a Truemetal.it per l’opportunità. Sicuramente non spaccheremo come gli Exodus, ma ti garantisco che ci sarà da divertirsi, parecchio anche. È una promessa! Ciao a tutti ‘italian metal Rattlehead’!