Heavy

Live Report: Black Sabbath @Genting Arena, Birmingham (UK) 04/02/2017

Di Davide Sciaky - 6 Febbraio 2017 - 11:00
Live Report: Black Sabbath @Genting Arena, Birmingham (UK) 04/02/2017

BLACK SABBATH + RIVAL SONS

04/02/2017 @Genting Arena, Birmingham (UK)

Il 4 febbraio 2017 è arrivata la fine.
È in questo giorno che i Black Sabbath, i padri del Metal, suonano l’ultimo concerto del tour “The End”, la fine, l’addio alle scene.

Chi vuole pensare male sta già preparando il conto alla rovescia per la prossima reunion, “aspettiamo che abbiano di nuovo bisogno di soldi” dice qualcuno, ma noi non ci crediamo; Tony Iommi è stato colpito qualche anno fa da una terribile malattia e ha dichiarato che andare in tour è uno sforzo troppo grande per lui ora.
E ciò nonostante è riuscito a suonare un ultimo grandioso tour mondiale per salutare un’ultima volta i suoi fan.

Ma torniamo al 4 febbraio, siamo a Birmingham, città dove nel 1968 nascevano gli Earth, poi diventati Black Sabbath.
La scelta di dare l’addio laddove tutto ha avuto inizio è naturale e in diverse interviste degli ultimi giorni i membri della band avevano espresso una grande emozione per questo momento.
Fuori dalla Genting Arena comincia a radunarsi una piccola folla verso le 3 di pomeriggio, ma la divisione in tante categorie di biglietti (in piedi, seduti, Golden Circle, Meet & Greet e via dicendo) smista il pubblico che arriva con calma nelle ore successive.
Fuori ci sono varie troupe con videocamere, chi per dei telegiornali chi, forse, per una futura release dell’evento, che intervistano chi aspetta di entrare; alle 5 le porte aprono ad una zona intermedia con cibo e merchandising e alle 6 finalmente i fan possono entrare.
L’arena può ospitare 16.000 persone e continua a riempirsi fino ad essere strapiena pochi minuti prima dell’ingresso dei Sabbath sul palco.
L’età media?
Indefinibile, si vedono da bambini nel passeggino ad anziani ultrasettantenni che camminano a fatica col bastone.
Anche le nazionalità sono le più varie, ci sono persone venute da tutto il mondo per assistere a questo evento, da greci ad argentini, da italiani a giapponesi, nessuna distanza è eccessiva per vedere questo concerto.

Alle 19.40 si spengono le luci, inizia la nota musica di Ennio Morricone de “Il Buono, il Brutto e il Cattivo” e salgono sul palco i Rival Sons.
La band ha accompagnato i Black Sabbath per tutto il tour e si appresta quindi a fare l’ultimo concerto insieme; le nove canzoni scorrono velocemente ed il pubblico viene riscaldato a dovere.
I californiani convincono, ma fino ad un certo punto: se la musica è certamente buona ed efficace, il cantante è più cantante che frontman e l’esibizione ne risente.
Quando non canta, infatti, Jay Buchanan sparisce a bordo palco o passeggia sullo stage invece che tentare di coinvolgere gli spettatori; anche nelle pause tra le canzoni è quasi muto, eccezion fatta per quando presenta “Fade Out”, spiegando come sia stata scritta per una amico che è morto, e quando prima dell’ultima canzone ringrazia i Sabbath, il management e la crew.

L’esibizione finisce, passa qualche minuto mentre lo stage viene allestito e finalmente arriva il momento che tutti aspettavano.
Un telone bianco copre tutto il palco, il logo “Black Sabbath” viola proiettato sopra, si spengono le luci; il logo viene sostituito da un video che introduce lo show.
Un diavolo si muove sul telone portando distruzione, poi una fiammata si trasforma nuovamente nel logo dei Sabbath, questa volta non più viola ma in fiamme.

Il suono della pioggia.

Una nota, tutti i fan sanno quale, l’unica che può seguire quel suono di pioggia, mentre il telone viene risucchiato verso l’alto sul palco compaiono i Black Sabbath e la canzone omonima dà il via allo storico evento.
Il pubblico esplode in un boato, sul palco da sopra gli amplificatori salgono le fiamme, poi cala il silenzio.
Il tritono del diavolo.
E poi, come se fossero un’unica persone, tutte le 16.000 persone si uniscono al Principe dell’Oscurità Ozzy Osbourne nel cantare “What is this that stands before me?”.
L’ultimo Sabba Nero è iniziato.

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Finisce la prima canzone e, senza quasi interruzione, parte “Fairies Wear Boots”; Ozzy va avanti e indietro da un’estremità all’altra del palco, non si ferma un secondo, torna al microfono e salta sul posto finché non inizia la sua parte e si mette a cantare.
E canta bene: negli anni la voce di Ozzy ha avuto prestazioni altalenanti, ma si vede che questa sera è speciale per lui e la prestazione vocale è ottima, così com’è notevole la sua energia dato che non si ferma mai.
Segue “Under the Sun” e poi arriva il momento del discorso: Osbourne aveva detto in un’intervista alla BBC qualche giorno fa che avrebbe voluto fare un discorso di commiato, anche se queste cose non sono il suo forte.
Dice poche parole ma si vede quanto siano sentite,

So it’s the final show and I’ve got to tell you something, what a journey we’ve all had. It’s fucking amazing. We started this in 1968 and now it’s 2017 – I don’t fucking believe that shit, man. But you know what? We would not survive if it wasn’t for the fan base. So if you’re a veteran fan, great. If you’re new, welcome. But I can’t tell you enough how grateful we are for your support.

Siamo arrivati allo show finale e devo dirvi qualcosa, che viaggio che è stato. È fottutamente incredibile.
Abbiamo iniziato nel 1968 e siamo nel 2017, non riesco a crederci, cazzo! Ma sapete cosa? Non saremmo sopravvissuti se non fosse per i nostri fan.
Quindi se sei un vecchio fan, grande. Se sei un fan nuovo, benvenuto.
Non posso dirvi abbastanza quanto siamo grati per il vostro supporto.

Lo show procede con “After Forever” e “Into The Void” mentre sullo schermo alle spalle della band gli effetti speciali distorcono le riprese live del palco.
Arriva il turno di “Snowblind” sulle note della quale quello che nella versione in studio era un sussurro diventa un grido “COCAINE!”; chi ha letto le autobiografie di Osbourne e Iommi saprà quanto questa droga è stata centrale nel periodo in cui registrarono l’album.
Anche senza droghe questa sera Ozzy è inarrestabile e continua ad incitare il pubblico a urlare, ad applaudire a tempo, a ballare.
Quando Ozzy grida “Go fucking crazy!” non non si può rimanere indifferenti, ed infatti il pubblico esegue entusiasta.

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Alla fine della canzone arriva il momento di presentare la band, uno dopo l’altro vengono nominati Adam Wakeman (tastierista che suona nascosto dalla vista), Tommy Clufetos (il batterista che sostituisce Bill Ward), Geezer Butler e Tony Iommi.

È quest’ultimo quello che il pubblico acclama di più, come c’era da aspettarsi; sul suono ben noto di un allarme anti-bomba inizia quindi a suonare “War Pigs”.
Una delle canzoni più note ed amate dal pubblico, come con “Black Sabbath” anche questa viene interamente cantata a gran voce dal pubblico.
La canzone finisce, il pubblico applaude con entusiasmo e Ozzy torna con un sorrisone “Stavo per dire “Dovremmo tornare e farlo di nuovo?” [pausa] Non lo faremo”.

Ecco, rimarcata la natura del concerto di questa sera, l’addio della band.
Tocca a “Behind The Wall of Sleep” che si trasforma in “Bassically”, l’assolo di basso che precede “N.I.B.” quando Ozzy urla “MR. GEEZER BUTLER”.
Tutti i riflettori si puntano su di lui e il bassista, piede sul “wah-wah”, suona la sua parte allungando la versione originale improvvisando.

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Si aggiunge poi la batteria e inizia “N.I.B.”; i musicisti sorridono, si scambiano sguardi di intesa e dimostrano un grande entusiasmo.
Quando la canzone finisce il cantante annuncia subito “This is a song named “Hand of Doom”” e, evidentemente pieno di adrenalina ed incapace di fermarsi, comincia ad agitarsi per cinque secondi buoni prima che gli altri musicisti prendano a suonare.

L’effetto è comico, ma dimostra anche quando Ozzy sia probabilmente la persona più esaltata di tutta l’arena, anche più dei fan che sono accorsi a vederlo.
Su “Hand of Doom” la voce gli si incrina un paio di volte: in qualsiasi altra sera si penserebbe che stia semplicemente perdendo la voce.
Questa sera è chiaro come la voce sia rotta dall’emozione; quando sul megaschermo viene inquadrato in faccia gli si intravedono delle lacrime negli occhi.

Alla fine della canzone dice “I’ll take a break”, si prende una pausa e si allontana dal palco.
A questo punto gli altri musicisti incominciano un midley strumentale in cui suonano “Supernaut”, da Vol. 4, “Sabbath Bloody Sabbath”, dal disco omonimo, e “Megalomania” da Sabotage; mentre la band suona, sullo schermo alle loro spalle vengono proiettati video d’annata dove dei giovani Black Sabbath suonano negli anni ’70.
Questi pezzi non venivano suonati da molti anni e sono una chicca introdotta solo da poche date, evidentemente una sorpresa per i fan che accompagnano la band nelle sue ultime date.

Dopo il midley è il turno della strumentale “Rat Salad” che viene seguita da un lungo assolo di batteria di Clufetos; ovviamente la presenza di Bill Ward sarebbe stata gradita da tutti, ma in sua mancanza Tommy Clufetos si rivela un’ottima scelta e lo dimostra nell’assolo con il quale coinvolge il pubblico per vari minuti.

L’assolo finisce con un familiare “TUM-TUM-TUM” che introduce uno dei grandi classici, “Iron Man”.
Nuovamente il pubblico esplode, “Has he lost his mind?” cantano tutti insieme mentre Ozzy incita ad applaudire.

Quando la canzone finisce il cantante ringrazia nuovamente il pubblico “Grazie per essere venuti a vederci in questo tour di addio”.
Poi introduce “Dirty Woman” e si ricomincia; nuovamente Ozzy colpisce per la buona prova vocale e sul finale della canzone Iommi si lancia in un’improvvisazione dal sapore psichedelico allungando l’assolo finale per alcuni minuti.

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Quando finisce il pubblico comincia a cantare “TONY! TONY!”.
Ozzy prende il microfono e dice quello che nessuno vorrebbe sentire “Siamo arrivati all’ultima canzone del concerto”, ma ne approfitta per ringraziare ancora “Non saremmo qui se non fosse per voi, grazie mille”.
Tony suona la strumentale “Embryo” e poi comincia “Children of the Grave” mentre Ozzy incita nuovamente la folla (“Let’s go crazy!”).
Da sopra gli amplificatori nuovamente salgono fiamme e dal soffitto viene giù una pioggia di palloni gonfiabili neri e viola.
I palloni sono tanti e lanciati in giro dal pubblico finiscono anche sul palco dove i musicisti divertiti li calciano indietro.
Poi finisce ed i musicisti se ne vanno.

Qualche momento di silenzio e poi si sente la voce di Ozzy “Se torniamo vogliamo vedervi impazzire”.
La band torna, Tony Iommi suona alcuni accordi che si trasformano in “Paranoid” e, come chiedeva Ozzy, il pubblico impazzisce.
Dal soffitto questa volta vengono giù coriandoli neri e viola che volano per l’arena mentre gli spettatori intonano per l’ultima volta la canzone più famosa dei Black Sabbath.

Quando la canzone finisce Ozzy ripete tante volte “Thank you, thank you”, la commozione nella voce.
Tutti i musicisti si avvicinano e si inchinano mentre sul maxischermo compare la scritta “The End”; contemporaneamente partono dei fuochi d’artificio.

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Infine si girano dando le spalle al pubblico, fanno una foto, salutano gli spettatori un’ultima volta e escono di scena per un’ultima volta.
Nel sottofondo inizia “Zeitgeist”, colonna sonora perfetta per questo momento,

We’ll pray and kiss
And say goodnight
Goodnight

Il pubblico è frastornato, sconvolto, molti piangono, altri si abbracciano, per molti questa sera se ne va un amico, un compagno con i quali sono cresciuti.
In giro ci sono molte videocamere, lo show è stato registrato e sicuramente verrà pubblicato prima o poi, ma le emozioni provate questa sera dai presenti difficilmente saranno riproducibili da una registrazione.
Cos’è stata questa notte?
Un addio, un saluto a dei vecchi amici, una celebrazione di quello che hanno regalato negli anni ma anche una festa, contemporaneamente triste e gioiosa.

Uno dei gruppi più grandi della Musica tutta ci ha salutato questa sera, un’era è finita, ma la loro musica resterà per sempre.
E noi ne saremo eternamente grati.

Davide Sciaky