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Norway (Jim Santos)

Di Fabio Vellata - 20 Gennaio 2007 - 0:32
Norway (Jim Santos)



Il ritorno sulle scene dei Norway, autentica cult band dell’underground AOR americano, è stata una ghiotta occasione per scambiare quattro chiacchiere con il simpatico e disponibilissimo leader storico del gruppo, il chitarrista Jim Santos, intercettato telefonicamente in un tranquillo pomeriggio di fine anno.

Per iniziare, una domanda doverosa: ‘Rising Up From The Ashes’ giunge nei negozi a ben sette anni di distanza dal precedente ‘Arrival’. Cosa è successo durante tutto questo tempo e come mai una attesa così lunga?

Beh vedi, in realtà ci eravamo messi al lavoro per la realizzazione di un nuovo album che prevedevamo di pubblicare circa un anno dopo ‘Arrival’.
All’epoca avevamo un contratto con la Now and Then, che, per fartela breve, ritardava continuamente i pagamenti facendo di continuo slittare i lavori, salvo poi, alla fine, garantirci una somma di budget assolutamente ridicola. Dopo un lungo tira e molla, ci accordammo, nel 2003, per sciogliere il contratto e passare alla MTM.
In quel periodo alcune canzoni erano quasi pronte, avevamo inciso le parti di batteria e di chitarra e molte cose sembravano finalmente andare per il verso giusto; a quel punto però ci trovammo ad affrontare una serie di grossi problemi interni sfociati con l’abbandono del nostro singer dell’epoca, Glenn Pierson; Glenn è tutt’ora un ottimo amico ma in quel momento fummo consapevoli del fatto che per lui era divenuto impossibile continuare con il gruppo a causa di questioni familiari di un certo peso.
Va da sé che, nonostante il resto della band continuasse a procedere affiatata, anche la ricerca di un nuovo singer fu motivo di ritardi e lungaggini che ci costrinsero a rimandare di continuo la realizzazione del nostro nuovo album.
Ed è così che siamo arrivati all’inizio del 2007.



Vuoi presentare questa vostra nuova fatica, dandone una tua personalissima recensione?

Facile! E’ un album fantastico che chiunque dovrebbe possedere! Ahahahaha!
A parte gli scherzi, siamo davvero convinti di aver fatto un ottimo lavoro; il feedback che stiamo ricevendo è infatti piuttosto buono in tal senso.
Devi sapere che questo disco è nato in modo piuttosto spontaneo: non ci siamo preoccupati di pensare quante canzoni lente ci sarebbero state o cose simili.
Abbiamo iniziato da una base di alcune tracce che avevo cominciato a scrivere già parecchio tempo addietro; in seconda battuta Dave Baldwin (il nuovo singer nda) ci ha portato in dote un altro paio di buoni brani come “Since you’ve been gone” e “Save Me”, collaborando quindi anche al completamento dei restanti: il risultato credo sia un cd decisamente carino ed interessante.
Siamo orgogliosi e soddisfatti di tutte le canzoni che consideriamo essere, oltretutto, una buonissima base per il futuro, una sorta di rinascita che ci consente di dire, “eccoci qua, siamo tornati e speriamo di rimanere!”

Chi è il responsabile di missaggio e produzione?

Lo ammetto, è colpa mia!

Te lo chiedo perché credo che la produzione ed il suono di ‘Rising Up From The Ashes’ siano molto eighty-style. Ne convieni?

Assolutamente sì! E’ proprio cio a cui miravamo! E’ una cosa che abbiamo ricercato sin dalla registrazione della prima drum session: nulla di elettronico o digitale ma qualcosa di molto affine alle vecchie produzioni. Il tutto è da ricollegare comunque anche alla prima cosa che ti ho riferito in questa intervista.
All’epoca dell’inizio delle registrazioni non avevamo grossi capitali a disposizione e quindi ci trovavamo talvolta costretti ad incidere a casa nostra con mezzi di fortuna: come puoi capire in questo caso anche la produzione e la qualità del suono che ne derivavano erano piuttosto essenziali.

Parlando sempre di eighties, tu hai iniziato la tua carriera proprio in quel periodo fortunato: come ti sembra la scena AOR ed Hard Rock di oggi, rapportata ai mitici e gloriosi anni ottanta?

Qui negli Stati Uniti direi assolutamente non un granché: le cose migliori stanno uscendo ormai da tempo in Europa.
Tutto quanto riguarda l’AOR di buona caratura sta succedendo ed uscendo nel vecchio continente, si salvano rarissimi casi, e ti nomino gli Harem Scarem per farti un esempio.
Qui negli States, a dirla tutta, non esiste nemmeno più una scena AOR o Hard Rock che dir si voglia…vanno molto di moda bands come i Nickelback o gli Offspring, molto bravi senza dubbio, ma con un grosso difetto di fondo, a mio modo di vedere, al riguardo della qualità delle loro canzoni che alla fine tendono un po’ tutte ad assomigliarsi.
Non c’è più grossa professionalità: anche mio figlio che ha quindici anni e mezzo potrebbe suonare la chitarra al loro livello…



Passiamo ora al setaccio le tue nuove canzoni. A ruota libera, dimmi quale preferisci e perché.

Rischierò di apparirti banale, ma è come se un padre dovesse scegliere tra uno dei suoi figli, difficile, praticamente impossibile.
Se proprio devo forzarmi però, allora ti dico che tra le mie preferite c’è senza dubbio ‘Anything At All” che ho scritto in collaborazione con Joe e Dave. Probabilmente la amo più delle altre proprio per questo, perché è stata la prima canzone che ho steso con il loro aiuto.
E’ un brano che abbiamo creato molto velocemente: Joe aveva una base ritmica molto buona su cui immediatamente ho trovato gli arrangiamenti giusti e dove Dave sin da subito si è sentito a proprio agio. E’ stata una creazione talmente naturale e semplice che non posso non ricordarla con simpatia; il testo poi è incentrato sul non aver paura di nulla, andando avanti nella propria vita senza rimorsi.
Beh, dovendo scegliere, questa sarebbe sicuramente la mia favorita!

Ora ti farò una domanda particolare: come ti senti nel rappresentare un genere come l’AOR che tratta principalmente di sentimenti e situazioni positive, contrapposto ad un universo musicale in cui molti preferiscono fare la parte dei cattivi, duri ed incazzati?

Ti dirò la verità, non ci ho mai pensato! Voglio dire, non ho mai visto la cosa da questo punto di vista!
Quando ci concentriamo nello scrivere canzoni ci sembra del tutto naturale che il risultato sia di questo tipo…con molta melodia e situazioni ricche di feeling…prendi una canzone come “The Power Of Gold” ad esempio, ha addirittura dei richiami spagnoleggianti che ne rafforzano la solarità, ma è una cosa che viene del tutto spontanea!

So che i Journey sono uno dei tuoi punti di riferimento principali: quale è la tua opinione, da fan di vecchia data, al riguardo di Jeff Scott Soto quale loro nuovo frontman?

Beh, è una cosa assolutamente fantastica! E tu invece come la valuti?

Per quanto mi riguarda è, insieme a Hughes, Turner e Coverdale, il meglio esistente sulla piazza…

Non posso darti torto…chissà cosa verrebbe fuori se questi quattro facessero un disco insieme, probabilmente la miglior band AOR della storia!

Mi piacerebbe a questo punto avere un tuo parere su alcune bands leggendarie dell’universo AOR e Hard Rock, sei pronto?

Spara…

Cominciamo con i Journey giust’appunto.

Li ho sempre apprezzati profondamente, soprattutto nella loro formazione originale, quella con Steve Perry al microfono per capirci. Amo tutto di loro, anche le cose prodotte da Rolie e Schon – che per inciso, è un grandissimo chitarrista – ma le cose vecchie sono di un gradino superiori a tutte le altre.

Boston?

Mi piacciono molto senza dubbio! L’unica cosa che mi spiace è che insieme ai Norway sono gli unici ad impiegare così tanto tempo ad incidere un disco!
Effettivamente sono una delle nostre maggiori influenze, soprattutto in riferimento ai nostri primi albums.

Survivor?

Wow, che botto quando sono usciti con i primi dischi! Beh, lo devo ammettere, nel primo periodo della mia carriera sono stati una delle mie influenze principali. Jim Peterik ha scritto valanghe di splendide canzoni, per i Survivor ma anche per altri gruppi, come per i 38 Special ad esempio.
E’ veramente una icona dell’AOR!

Def Leppard?

Una delle mie bands preferite di sempre. Impazzivo per loro, soprattutto nel primo periodo: “You Bring It On The Heartbreak” è una canzone indimenticabile…

E del loro album ‘Hysteria’ cosa ne pensi? A mio parere una pietra miliare…

Altroché, è un disco che tutt’ora ascolto con regolarità. Sono pienamente concorde nell’affermare che si tratta di uno dei più grandi dischi della storia del rock! Perfetto dalla prima all’ultima canzone!

Cosa mi dici invece dei Whitesnake?

Non li ho mai presi troppo in considerazione sino a quando non pubblicarono quel capolavoro nel 1987. Un disco spaventoso!
Lo stile di John Sykes è stato oltretutto una grande influenza per il mio modo di suonare la chitarra!

Dokken?

Ho sempre apprezzato molto la loro musica, tuttavia penso che accanto a grandissime canzoni abbiano anche prodotto brani molto scadenti, riservando ai loro fans una qualità a volte altalenante. Anche loro comunque una nostra chiara influenza.

Chiudiamo con Bon Jovi.

Oh beh, è un ragazzo del New Jersey, non so cosa poterti dire d’altro! Ahahahaha!
A parte la battuta, personalmente lo paragono molto a Bruce Springsteen per popolarità e grandezza, anche se naturalmente fanno generi di musica molto diversi; sono grandi professionisti, in grado di scrivere senza dubbio buone canzoni capaci poi di divenire autentici classici, vedi ‘Living On A Prayer’ per citarne una…



Cambiando argomento, so che recentemente sei stato coinvolto in un progetto benefico chiamato “Bridge Of Faith”. Di cosa si tratta?

Si tratta essenzialmente di un brano che avevo scritto ed inciso con la collaborazione di una serie di amici e musicisti un paio di anni fa, realizzando il tutto a nostre spese, per essere poi inserito in una compilation edita a scopo benefico.
Ci mettemmo tutti l’anima in quel progetto, salvo poi restare fortemente delusi nell’apprendere che la cosa non sarebbe stata pubblicata regolarmente come ci era stato garantito.
Sinceramente ne fui molto dispiaciuto e per questa ragione abbiamo deciso di inserire questa traccia almeno come bonus track aggiuntiva per l’edizione giapponese di ‘Rising Up From The Ashes’, garantendo il 50% delle royalties derivanti dalla stessa, al fondo MUSICIRISING, una associazione benefica che si occupa di rimborsare i musicisti che hanno perso i propri strumenti a seguito dei gravi uragani avvenuti negli Stati Uniti durante gli anni scorsi.

Che traguardo vi augurate di raggiungere con ‘Rising Up From The Ashes’?

Beh, a tutt’oggi le reazioni sono state molto positive. Il nostro nuovo album ha ricevuto, in Giappone dove è già fuori da qualche tempo, delle recensioni piuttosto buone confortate da dati di vendita di assoluto rispetto.
Ci auguriamo principalmente di ricevere buoni commenti da tutti coloro che ascolteranno ‘Rising Up From The Ashes’ e soprattutto speriamo di raggiungere delle vendite tali da convincere la MTM di aver compiuto una buona scelta mettendoci sotto contratto e di poter quindi incidere altri albums per loro.



Pensate di supportare il vostro nuovo cd con delle date europee, magari anche in Italia?

Sarebbe interessante poter essere il gruppo di supporto per qualche grossa band, in modo da ottenere delle possibilità finanziare che attualmente non possediamo e di affrontare un tour di una certa grandezza.
Dipende tutto da come andrà il nostro nuovo album: se dovesse vendere discretamente sarebbe possibile senza ombra di dubbio anche se, a dirtela tutta, allo stato attuale delle cose sono più concentrato nel raccogliere nuove idee per il prossimo cd.
Ho già buttato giù qualcosa e sembra stiano nascendo brani decisamente veloci e con un riffing molto più heavy.

Hai mai pensato di occuparti della ristampa del vostro primo cd ‘Night Dreams’?

Beh, è una possibilità in effetti. E’ comunque una cosa che abbiamo realizzato in modo indipendente riuscendo a conservarne un notevole quantitativo di copie; infatti chiunque fosse interessato può procurarsene una senza grossi problemi connettendosi direttamente ad un qualunque sito web specializzato del settore.

Siamo alla fine dell’intervista Jim. Ti lascio tutto lo spazio che vuoi per aggiungere un tuo pensiero.

Apprezzo molto il lavoro svolto con passione e dedizione dalle webzines come la vostra, cosa tipicamente europea che qui negli states non esiste proprio.
E’ una cosa che permette alle bands di mantenersi in stretto contatto con i fans, garantendo un canale di comunicazione privilegiato ed efficace in grado di mantenere vivo e vitale il rapporto tra chi ascolta e chi fa musica.
Questa è la grandissima differenza che sussiste tra l’Europa e gli Stati Uniti, una differenza abissale nel modo di rapportarsi all’ambiente musicale.
Per la passione che sia voi che il pubblico mettete in tutto ciò, io ed il resto della band vi ringraziamo davvero di cuore.
Un saluto a tutti!